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Anime e Anime !
Tortona, il 22 Ottobre 1930
Caro Don Zanocchi,
Grazia e pace da N. Signore Gesù Cristo!
I Ricevetti jeri la gradita vostra del 2 Ottobre.
II Ai primi di Settembre ho firmato sull'altare della madonna dei fiori
al Santuario di Bra la Convenzione col Dott.r Perea e ve ne ho mandato copia.
Ora bisognerà fare subito l'atto legale di acquisto, prima di mettere colà del personale.
Nella Convenzione è detto che essi faranno a noi un atto reale di vendita,
e le spese dell'atto e tasse di trapasso della proprietà sono a carico del Sindacato
delle Iniziative; bisogna fare questo trapasso subito.
Facilmente Don Dondero partirà il 4 Novembre sul
insieme col Dott.r Perea
sul «Conte Rosso».
Il Dott.r Perea desidera sia destinato a la Floresta, ed è pronto a pagargli il viaggio;
io non ho difficoltà, tanto più che lui sa già bene la lingua e s'intende di campagna,
ma, prima, voglio essere assicurato che si è fatto il trapasso di proprietà.
Il Dott.r Perea vorrebbe a la Floresta
anche quel fratello Coadiutore di pelo rosso. Si può? è conveniente?
III Certo Ing.r Franco Migone, che io tenni alcuni mesi con me
col nome di Segretario, perché dimostrava di volersi fare dell'Opera,
e che per parecchio tempo si è diportato bene, doveva venire in America,
mandato da me per distaccarlo da una cattiva relazione con una donna avente già marito.
Davanti alla gente figurava che io lo mandassi per vedere di sistemare La Floresta
presso Montevideo, ma la verità era, - d'accordo con lui stesso -
perché rompesse la brutta catena che lo avvince al brutto peccato di adulterio.
Io gli avevo fatto parecchie lettere di presentazione per Don Montagna,
per voi, per Don De-Paoli, per Don Contardi.
Don Contardi lo conosce molto bene, e ne sa qualche cosa.
Avevo dato allo stesso Ing.r Migone una copia della Convenzione
firmata per La Floresta, una per voi e una per Don Montagna -
Egli poi non partì, perché si lasciò ancora dominare dalla passione
per
quella prostituta la pros
in guanti gialli,
e mi disse di avere spedite a voi e a D. Montagna e a D. Contardi
le lettere e la copia della Convenzione
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Però voi mi avete scritto il 2 ottobre, e anche Don Montagna pure il 2 ottobre,
e si vede che non avevate ricevuto ancora nulla; spero avrete ricevuto tutto ora
L'Ing.r Franco Migone pare che voglia venire in America, partendo col «Giulio Cesare»,
e dicono si porti con sé detta donna, viaggiando in Iª Classe.
Egli è ricco e assai sprecone, e, per far viaggiare essa in Iª Classe,
spende e spreca il suo capitale, - già essa gli ha mangiato molto danaro.
Poiché non intendo essere turlupinato,
né voglio tener mano a chi mena una così mala vita -
ritiro tutte le lettere e presentazioni che vi avessi prima fatte di lui,
e proibisco, nel modo più assoluto, che egli venga ricevuto in qualunque nostra Casa
né presso Don Contardi.
IV Di questo avvertirete subito subito Don Contardi.
V Io già ne ho scritto a Don Montagna, prevenendolo.
VI Quanto a mandare le Suore per Lanús, - vi ho pure scritto lungamente,
e da tempo; ora sono meravigliato che fino al 2 ottobre non aveste ricevuto
Io sono disposto a mandarle, ma a certe condizioni:
1/ Non ci obblighiamo oltre i tre anni.
2/ Don Contardi non dovrà entrarci in nulla, né avere rapporti con esse.
3/ L'Istituto non dovrà accogliere malati di petto, cioè tisici, etici né tubercolotici
4/ Sapere che cosa passano, oltre il viaggio
5/ Fare una vera e propria Convenzione.
Queste mi sembrano le principali condizioni, che ho poste
VII Di più facevo presente che io a Don Contardi non avevo dato nessun incarico
di promettere le Suore per Lanús.
VIII Sono contentissimo che abbiate accettata la Colonia di Minas nell'Uruguaj, -
e, se non lo aveste ancora fatto, - vi prego di farlo subito.
IX Quanto ad accettare una Parrocchia in Buenos - Aires,
io sto a quello che voi deciderete, ma escludo a priori che sia parroco Don Contardi.
Vedete
quanti Sacerdoti occorrono
occorreranno,
e se è in posizione di mal aria (allora no);
quanti abitanti avrebbe già la Parrocchia, e chi ci si potrebbe mandare come Parroco.
Come si vivrebbe? Ha la Parrocchia un avvenire? -
Datemi relazione sollecita, e, in caso urgente, vi autorizzo ad accettare
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X Voi mi chiedete «cosa ne dico della Casa che ci offrono a la Floresta,
sobborgo di Buenos Aires». Ma io rispondo che è la prima volta che sento parlare
di questa Casa di La Floresta in un sobborgo di B. Aires; -
e quindi, se non mi scrivete più distesamente, non posso dirvi nulla
Vi sarete forse sbagliato, intendendo parlare de la Floresta di Montevideo? -
scrivetemi in proposito.
XI Io farei una proposta: invece che a Mar Plata si tengano Maestri secolari
a pagamento, - non potrei mandarvi dei Chierici che facessero essi scuola
e ricevessero una mensilità, e Don Dutto fare loro scuola?
So che i Maestri sono 4 che sono estranei;
se io vi mandassi subito quattro dei nostri, essi pel I marzo potrebbero già insegnare, -
almeno cominciando dai piccoli, dalle Classi cioè inferiori. Rispondetemi -
XII Io però ordino che non si accettino più opere nuove dalle Vincenzine, -
e le condizioni che ho poste per dare le Suore a Lanús
vi dicono chiaro che desidero non avere a fare con le Vincenzine.
XIII Gli impegni che Don Contardi con somma leggerezza
e parlando sempre e lusingando le Vincenzine e specie la Sig.ra Anchorena,
si è preso, non sono stati mai presi da me; - e per questo sono adirato con lui
che volta e rivolta le cose e compromette la Congregazione, tergiversando e promettendo, facendo perdere a tutta la Congregazione il suo carattere di serietà e la stessa dignità.
XIV Con le Vincenzine saremo sempre della gente ipotecata
e non svilupperemo mai, e la nostra Congregazione non avrà mai vita propria,
ma saremo legati mani e piedi, e a questo ci condurrebbe P. Contardi.
Bisogna, in bel modo, non comprometterci.
XV.
Questo Codesto Don
Contardi, appena sul treno da Genova a Tortona,
(era sceso allora allora dal piroscafo) cominciò subito a farmi dei discorsi contro di voi
e sul sistema del lavoro vostro e degli altri suoi Confratelli di Argentina, -
e ciò mi ha svelato ancora una volta come egli solo creda di lavorare bene
e di
fare del bene, ma che
il suo non è affatto lo spirito di soda pietà
che deve avere un figlio della Divina Provvidenza
Se tutta la santità sta nel venire qui a screditare, di santità vera non ce n'ha.
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Anche qui ha fatto succedere parecchi incidenti disgustosi,
perché è un facilone, e giudica a proposito e a sproposito.
Il suo lavoro andrà a fracassare, perché è più rumore che realtà di bene, -
è più apparenza e vernice che sostanza.
Vedete che il personale in formazione non abbia a fare con lui.
E quanto a voi, vedete di consigliarlo ad avere più serietà, più sodezza,
più spirito religioso.
XVI Oggi è venuto Don Mietta, e mi ha recato tante buone notizie di voi.
Finisco per spedire, se no col «Giulio Cesare» non parte più.
XVII Cari figli miei, state uniti e lieti nel Signore:
mirate alla perfezione, fatevi animo, siate un cuor solo e un'anima sola,
e il Dio della carità e della pace sarà con voi. - Vi benedico tanto.
Pregate per noi: vi salutiamo tutti nel Signore:
qui si preparano cose belle e sante nella carità -
Vostro aff.mo in G. Cr e nella Vergine Mater Dei
Sac. Luigi Orione d D P.