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 +      Anime e Anime!

       Tortona, 25 Gennajo 1923

        mattina


 Caro Don Cremaschi,


 Favorisci avvertire il padre di Fabi che jeri sera verso le ore 5 pom., giunse a Tortona il suo figlio il primo, quello che sta a Roma, il quale si fece condurre in probandato

dal portinaio, fece chiamare il fratello, e senza avvertire nessuno né Don Curetti né me,

se ne andarono tutti e due, e ritengo che siano partiti per Roma.

 Il Fabi scrisse da Alessandria a suo fratello, non si sa che cosa, perché io non c'era,

né Di Renzo lo volle dire.

 Sappiamo però questo da Di Renzo, il quale pure jeri, insieme con Iacoacci,

cugino del Fabi, vede il fratello grande di Fabi, e quando Fabi lo salutò dicendo:

parto con mio fratello, racconta (se poi sarà vero ne dubito) di avergli detto:

ma non hai vocazione? e che l'altro gli rispose: No, che non l'ho:

volevo prendere la licenza. Arrivederci a Roma. E se ne andò, senza dire nulla a nessuno, vestito così da Chierico e lasciò pure qui il pacco portatosi da Bra.

Non entrarono neanche in Collegio, ma furono visti andare giù per la via lunga

verso l'Ospedale, forse per non incontrarsi col Ch.co Ghiglione e con altri

che venivano dal Dante dalla parte verso San Simone.

 Penso che anche il Iacoacci, il cugino, sia qua venuto per sfruttarci;

perché divozione ne vedo poca o nulla.

 Però intendo andare adagio per non gravare affatto su questi la colpa dell'altro.

 Il De Renzi, per ora, è ancora qui.

 Bada che ne dissero contro di te e contro Pagella quante non ne ho sentite mai, specialmente contro Pagella "che è quello che comanda alla Moffa",

e che "è mal visto da tutti" etc.

 Tanto che venne qui a perorare per essi, che si fecero passare per due poveri perseguitati, il Don Curetti, e poi jeri, un'ora prima che il Fabi se ne andasse

così villanamente, venne lui e De Renzi per implorare di essere tenuti, in prova,

almeno sino a Pasqua, insistendo che la loro era una vocazione etc.

 E un po' dopo il Fabi diceva al compagno, che egli stava da noi

per potere prendere le licenze governative.

 Sarà bene aprire, caro Don Cremaschi, molto, ma molto gli occhi.

La grotta è una gran bella cosa, ma vedi che il primo monumento alla Madonna

sarà sempre la formazione di un buono e veramente pio e religioso personale.

 Ora senti cosa decide il padre di Fabi: se resta o se va a Roma anche lui,

e che cosa pensa me lo farai sapere quanto prima, scrivendomi a Roma,

Via Appia Nuova, 126 - Chiesa di Tutti i Santi.

 Ed ora ti vorrei dire di far rompere quella sdrucciola che sta davanti alla Casa,

e che chiama lì i ragazzi più o meno birichini dei dintorni.

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 Vedi, caro D. Cremaschi, è cosa che al forestiero che viene

non fa buona impressione. Io ricordo ancora quanto ci ho sofferto la prima volta

che la vidi parecchi anni fa. E non dissi una parola che significasse approvazione.

E tacqui sempre, ma poi un'altra volta dissi che non stava bene.

Quest'estate poi, dopo il ritorno dall'America, nel parlare con D. Sterpi

sul modo di educare un po' di più i nostri Chierici e dare loro un contegno

un po' più da religiosi - come si vede che hanno anche certi semplici seminaristi

di certi seminarî - sentii Don Sterpi dire: "Anche quella sdrucciola là per cui i Chierici

si buttano giù a quel modo e pure quel modo di giocare anche in altri giochi, e quel modo

e pure di buttare là la roba, di aprire e chiudere le porte, di non avere interesse per nulla etc, non va bene". Il discorso di Don Sterpi era, in sostanza, questo.

 Figliuol mio, anche il Can.co Don Ratti mi ha detto: " i son irti come guason!"

Non si riesce ad ottenere che prendano un po' di civiltà e fa una gran pena.

 Ritengo che se si formeranno di più interiormente religiosi, il resto presto verrà.

 Coraggio, caro Don Cremaschi, e abbi pazienza di Don Orione,

 questo Catone borbottone.

 Ed ora che la mia tiritera è finita, prega per me, e nella

 tua carità pagami a questo modo.

 Tuo aff.mo in G. Cr. e Maria SS.


      Sac. Luigi Orione   della Div. Provv.za


 P. S. Oggi aspetto Don Sterpi, e poi parto per Roma, domani.

  A meno morisse la Mamma di D. Perduca,

  la quale sta al Dante ed è grave assai per bronchite ed altro.

  Pregate!