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[minuta della lettera di p. 491-'92]
[31 Ott. 1936]
Caro Don Cremaschi,
La grazia di N. Signore e la Sua pace siano sempre con noi!
Don Sterpi mi ha scritto che domani, festa di Ognissanti,
entrerà in Noviziato un gruppo di buoni figliuoli,
i
quali si riuniranno così alla schiera più numerosa dei
già di quelli già entrati.
Sono
Ancora debitore d'una risposta al gradito telegramma inviatomi
dalla Moffa
quando emisero i santi voti gli ultimi Novizî ed entrarono la maggior parte degli attuali,
- mi
valgo di questa circostanza per dirti
la dire a te, e
ai Sacerdoti che ti coadiuvano
nonché a codesti cari Novizî la consolazione che sento quando penso a codesto semenzaio
di Figli dalla Div. Provv. e la gioia che mi arreca l'accrescersi dei Novizî.
Ne
ringrazio il Sig. e la SS. Vergine e su di te e sul tutt
Noviziato di Villa Moffa
invoco le più elette benedizioni del Signore affinché costì possano prepararsi
alla
umile nostra Congregazione zelanti e veramente santi Confr
Religiosi.
Come
in passato così il Signore e la Santa
Madonna Beata Vergine ti assistano, e dirigano,
caro
D. Cremaschi, ad attendere diligen
sempre diligentemente alla riforma dei Novizî.
Questi, quando entrano, portano con sé della scoria,
- e quindi hanno bisogno di esserne purificati e di venir rimpastati allo spirito
di
rinnegamento di sé -
all'abneget - di obbedienza, di umiltà, di semplicità
e delle altre virtù necessarie alla vita religiosa.
Ecco
perché la S. Sede
Chiesa vuole che lo studio principale del Noviziato,
anzi
unico debba essere di attendere alla propria
formazione religiosa,
alla propria perfezione. E quando qualcuno non riesce a correggersi,
non si deve aver timore di allontanarlo; meglio qualche membro di meno,
che avere individui che non abbiano lo spirito e le virtù religiose.
Non
tenere in Noviziato, caro Don Cremaschi se non color
quelli che danno
speranza soda di buona riuscita: sul serio, vedi, che ti manderò mille lire ogni qual volta
mi notificherai da aver dovuto dimettere qualcuno che non dava vera speranza
di riuscir bene.
Non
lascierò per altro, dal pregare ogni
giorno perché tutto i nuovi
cari Novizî
abbiano a superare bene la prova che devono premettere alla professione religiosa.
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Il Noviziato è una scuola apertaci dalla S. Chiesa,
il noviziato è una scuola e una fucina dove il novizio deve forgiarsi.
I
Novizî devono, in
un p nel primo tempo, consolidare la vocazione,
escludendo, nel modo più assoluto, qualsiasi dubbio volontario,
come ben scrisse Don Terrone dei Salesiani.
Poi studieranno la natura della prova che devono fare, il metodo che devono seguire
cioè i mezzi da proporsi che tu indicherai loro, i difetti di cui spogliarsi
e le virtù che devono acquistare per raggiungere il fine.
Nel Noviziato non si cercano uomini perfetti, ma solo studiosi
di purgarsi dei proprî difetti e solo desiderosi di ottenere la perfez.
A questo desideratissimo fine non si arriva se non passando
pel
fuoco della tentazione ma con l'orazione, con fervore più ardente,
nella sem umiltà,
nella
semplicità, nella osservanza esattissima delle regole e nella pace
prop fidati in Dio
e nella Santa Madonna, preparatevi miei cari Novizî alla santa battaglia e alla vittoria