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 +        Messina, il 29 / VI - [1]911


 Caro D. Adaglio,


 La vostra lettera ha un senso di irritazione o di sconforto

che non mi pare secondo lo spirito di Dio.

Già in qualche altra vostra lettera, e specialmente in una inviata ad un altro (D. Sterpi)

c'era un inciso che non andava, e che egli sottosegnò e mandò qui, parlo di alcuni mesi fa.

 Facciamo, caro Don Adaglio, più che possiamo per salvar anime

e fare così la volontà del Signore. Noi lavoriamo pel Signore.

Non vi avvilite mai alla vista dei vostri difetti o del bene che non si può fare,

ma la vostra confidenza sia sempre nuova e grandissima nel Signore.

 Tutto riuscirà bene se sarete dolce ed umile, e se non farete novità

o passi senza dirmelo innanzi, e non vorrete far troppo.

 Parecchie cose a quella Suora non avrei amato che le aveste dette

e così alcune altre a Mg.r P.xxxxxx vi avrei detto di soprassedere a dirle,

e di tacere e soffrire, e così a Mg.r F. -

 Capisco che forse con me vi siete espresso in un modo un po' vivace,

e con loro forse e certamente non avrete fatto così, ma...

 Vedete però che questa mia è una lettera non di rimprovero, no,

ma di metodo più che altro.

 Io sono lietissimo e ammirato di quanto con l'aiuto di Dio avete fatto.

 Vi benedico e conforto nel Signore, e vi prego di scrivermi, se già avete parlato,

dicendomene l'esito -

 Pregate per me, e se andate in famiglia, salutatemi tutti i vostri

e condurrete poi con voi vostro fratello il piccolo -

 Aff.mo in G. C. e Maria SS


         Sac. Luigi Orione  d D. P.