V004T194 V004P285
+ Anime e Anime !
Tortona, il 7 febbraio 1924
Caro Don Adaglio,
Grazia e pace e conforto da Gesù Cristo Signore Nostro.
Don Sterpi mi manda la tua lettera del 24 Genn. -
Io ho ricevuto le tue lettere e quelle dei due nostri che sono con te.
Avevo gravi motivi per non rispondere, motivi che non dipendevano affatto da me,
così almeno a me pare davanti a Dio.
Le condizioni che il Patriarcato ci fa, furono accettate fin dal mese di luglio,
e si è disposti ad entrare anche in trattative per l'acquisto di quella Casa del Patriarcato
che è sita nella piccola città ove non vi sono Sacerdoti o Chiesa Cattolica, se ho ben capito.
Noi non si vuole nessun danaro dalla Terra Santa,
ove N. Signore ha patito ed è morto per noi;
ma quello che prenderete dal vostro lavoro al Rafat, resti in Palestina
e vada per l'acquisto della Casa di cui mi hai scritto.
L'unica controproposta alle condizioni che ci vennero fatte da Sua Eccell. Rev.ma
il Patriarca è che il Superiore del Rafat possa ritornare in Italia almeno ogni cinque anni
(a spese del Patriarcato), e non dieci come gli altri;
e che se qualcuno non si valesse del suo diritto di un viaggio pagato di andata e ritorno
entro i dieci anni, possa, su designazione del Superiore nostro locale,
valersi di quel biglietto qualcun altro dei nostri che risieda in Palestina.
Quanto al tuo ritorno io e tutti ti rivedremmo con molta gioia dell'anima,
però, al momento, sono contrario che tu lascia la situazione.
Se intendi mantenere la disciplina, come non ne dubito,
resta da buona sentinella di Dio al tuo posto -
almeno sino a che la situazione non sia chiarita
e abbia la sua consistenza con l'ajuto del Signore.
Quanto alla tua rottura con i due che sono con te, -
va davanti al tabernacolo, e vedi nella carità di Gesù Cristo
che la carità di Nostro Signore unisca ciò che il temperamento o il difetto nostro divide.
Vita boni religiosi crux est, dice l'Imitazione di Gesù Cristo.
V004P286
Se hai una, due o più croci non le buttare da te, ma stringile al tuo petto,
dacché la mano della Provvidenza t'ha portato sulla stessa terra dove Gesù ha patito tanto
e portato la sua croce prima di noi e per noi.
Ovunque andrai, troverai che la terra è coperta di croci,
e ne avrai di quelle ben più gravi e dolorose che le presenti tue.
Fa che il tuo occhio sia come il tuo cuore, pieno di carità verso di tutti e di compatimento. -
Figlio mio, non vedere sempre fosco e nero da per tutto; -
che l'amore di Dio e del prossimo renda il tuo occhio semplice
e il tuo spirito non chiuso mai alla tolleranza e al compatimento verso tutti,
ma specialmente verso quelli che Dio ti ha dato a fratelli e posti vicino.
Le croci, vedi, sono prove infallibili dell'amore che Dio ha per noi.
Che cosa si poteva giovare l'essere in Terra Santa, se poi non porti la croce?
Vedi, per altro, che siamo sovente noi, con certe nostre fissità
o con un pensar troppo piccolo
che ci fabbrichiamo o ci facciamo diventare più pesanti le croci che Dio ci manda o permette
(sempre a maggior bene nostro ) che abbiamo.
Negli uomini e dagli uomini (anche religiosi) accontentiamoci del bene,
o anche del meno male, e non pretendiamo mai l'ottimo.
Quando si trova l'ottimo benediciamone più volte il dì, il Signore.
Cerchiamo noi di amare il Signore e di dare, quanto più si può, buon esempio
di pietà, di carità, di lavoro, di umiltà, di sacrificio, e andiamo avanti, e tiriamo avanti,
caro Don Adaglio, cercando di salvare anime, di salvare anime:
di fare del bene e di non perderci in ciò che può fossilizzarci nelle vie del Signore,
e che ci fa piccoli e freddi nel cuore.
Tu mi darai ascolto, e continuerai a portare la tua croce, con l'aiuto di Dio benedetto,
e guardando con l'occhio del tuo cuore alla SS. Vergine Addolorata.
Su certo terreno io non ti posso e non ti devo seguire:
voglio andare più alla buona in Domino, e prego te di fare lo stesso in Domino.
Va ai tuoi fratelli cordialmente, e non ti chiudere, o caro mio figliuolo, in te:
in questo non ci sarebbe Gesù Cristo.
Noi Sacerdoti non dobbiamo essere che carità.
Tutto il resto conta poco o nulla, davanti al Signore.
V004P287
Tu ora, o figliuolo mio, non mi capisci ancora del tutto su questo
e per ciò ti lascî trascorrere ad espressioni e sentimenti che domani cadranno,
e sarai tu il primo a deplorare e a trovare non giuste;
ma più andrai avanti e più intravederai nel Signore
e vedrai che solo dalla carità viene il rinnovamento di tutto nel bene,
e che noi Sacerdoti siamo chiamati solo o sopra tutto a questo:
a rigenerare noi e a salvare gli altri con la carità.
Ora io ti prego nella Carità di Gesù Cristo e di fare della tua vita un olocausto
al Signore sulla croce della carità e dello spirito religioso.
Ringraziami fra Giuseppe e il Ch.co Gismondi degli Augurî del Santo Natale
e di' loro che sempre li ricordo all'altare, come particolarmente ricordo te.
Capisco benissimo che devi avere sofferto da questo silenzio,
ma era meglio così, se così Dio ha permesso o disposto.
Amiamo di patire, amiamo di patire, caro D. Adaglio.
Mi pare avertelo già scritto: «Gesù si ama davvero e davvero si serve d'in croce».
L'esempio di Cristo ci deve animare e confortare a patire non solo con rassegnazione,
ma con slancio e ardore di amore di Dio e delle anime -
Prega per noi.
Sono tornato jeri da Venezia, ma la tua lettera la ho avuta oggi qui.
Tutti ti salutano fraternamente,
ed io ti benedico con molto e grande carità in Gesù Cristo e in Maria SS. =
Tuo Aff.mo
Sac. Luigi Orione dei Figli della Div. Provv.za