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[Per la Palestina

Al Reverendo Signore Don Giuseppe Adaglio

Stazione di Artuf per Rafat

Giaffa di Palestina]


       Anime e Anime!

       [Tortona], Lunedì,  23  Marzo 1925


 Caro Don Adaglio,


 La grazia di N. Signore sia con te e con tutti voi!

 Don Gatti mi ha telegrafato da Rodi che partiva per la Palestina,

e sarà quindi arrivato, spero, in buona salute .

 Io ho ricevuto la tua lettera dove mi chiedevi se le L.260 annue in oro erano per tutti

i viaggi, o per quali. Ecco: erano per i viaggi di quelli che, dopo avere lavorato già,

hanno bisogno di venire in Italia.

 Non sono quindi compresi i viaggi di quelli che sarebbero i nuovi che devono venere. Non si parlò del tempo dacché il Patriarca è tenuto a dare le L. 260 annue, perché già

implicitamente ed esplicitamente era stato ammesso, e accettato da Lui,

che la Convenzione doveva avere vigore, in ogni sua parte, dal vostro arrivo.

Il Patriarca non mi diede nulla però per pagare il viaggio di questi tre che mando.

E quindi io mi sono rivolto alla Italica Gens per ottenere il viaggio gratuito, come, del resto, anche il  Patriarca mi aveva detto di fare. Il Senatore Schiaparelli se ne sta occupando; ma certo che, se il Patriarca mi avesse dato il denaro pel viaggio,

a quest'ora egli li avrebbe già in Palestina .

 Io non posso togliere il pane a questi orfani per pagare i viaggi a chi deve venire

in Palestina al Rafat .

 Questo è tanto evidente .

 Ed ora mando in Palestina, per il Rafat, uno che vi faccia da mangiare

un po' più discretamente che non può Gismondi. Egli che è con noi da più di 20 anni,

ed è Pasqualone, che pure tu conosci. E poi due altri che sono braccia da lavoro,

uno ha 29 anni e l'altro ne ha 19: tutti e due per la campagna, sani e di buona volontà

e di sicura condotta. Specialmente quello di 19 anni è esperto bene nella lavorazione

dei campi e potatura delle piante .

 È certo Renato, educato da noi alla Colonia Agricola di Cuneo,

conosciuto da fra Giuseppe .

 Sono pronti anche tre altri per Rodi, dove va Don Camillo Bruno,

il quale è da due anni alla Colonia Agricola di Monte Mario.

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Ma, come ho scritto jeri al Senatore Schiaparelli, oltre il Sacerdote e due soggetti di lavoro, non ho la possibilità di dare per Rodi uno che faccia anche da mangiare;

quindi occorre che egli pensi subito ad avere per Rodi le Suore, anche per riguardo

alla guardaroba. Poi a Rodi ci saranno 50 ragazzi,

e quindi importa di più che ci siano Suore.

 Sono pronti anche due (e diventeranno tre e forse quattro) per Cafarnao,

se deciderete che si prenda. A Cafarnao manderei, come Sacerdote, o te o Don Gemelli,

il quale è pronto a partire, e già mi sono rivolto alla Italica Gens pel suo passaporto.

 Con lui verrebbe un nostro confratello laico di circa 60 anni, certo Luigi Facchi,

ma robusto e atto sia a fare un po' da mangiare che lavori di campagna.

 Il terzo che vi unirei sarebbe un giovane valido, buono, molto abile per la campagna e di volontà di lavoro .

 Viene questo giovane da nostra Colonia Agr.

 Don Gemelli poi fu sempre cresciuto nei campi,

ed è molto portato per questo genere di lavori .

 Dirai a Don Gatti che Don Bruno non farà far brutta figura a Rodi,

perché sa il fatto suo, e la Colonia di Monte Mario è lui che la maneggia da due anni,

e mi ha pagato L. 17.000 di debiti che c'erano su quando ci entrò lui, - e me l'ha sistemata

che fa piacere vederla, sia la Casa che la campagna.

 Si intende di ortaglia; con lui vanno a Rodi due buoni giovani molto portati a lavoro di campagna e di vita sicura.

 A sostituire Don Bruno già si trova a Roma Don Pelizza di Volpeglino,

passato alla Congregazione da due anni circa . Fin qui era a San Remo .

 Ora è bene sappiate che con lo Schiaparelli io non feci ancora condizioni:

aspetto che mi diciate voi altri se si deve definitivamente accettare Cafarnao

e a quali condizioni. Vedete che avrei anche un bravo giovane che s'intende di meccanica

da mandare per Cafarnao, come mi disse Schiaparelli; ma bisognerà pagarli

alcuni di questi nostri giovani, e spero che Schiaparelli capirà e sarà disposto a farlo.

 Sono però elemento nostro, educati da noi, generalmente orfani

È bene che noi li teniamo e cresciamo con noi, e non buttarli fuori nella età più critica,

e quando sono atti ad ajutarci.

 Questo giovane meccanico verrebbe dalle nostre officine di Venezia.

Mandarne uno apposta pel Rafat, non mi pare valga la pena;

- e poi m'è parso che il Patriarca sia tanto tirato che temo che poi non gli corrisponda neanche il minimum che è pure necessario.

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 Forse, anzi penso che Egli faccia così perché non se ne intende.

Io avevo trovato fin dei bravi Muratori pel Rafat, quando tu me lo hai scritto

ma, chi si prende la responsabilità di avventurar gente, quando non si sa mai

come poi si va a finire? Ora lavorano nella nostra Casa di Modena;

anch'essi hanno la famiglia da mantenere, ma è gente che fa ed è onesta nel guadagno .

 Tu, caro Don Adaglio, mi dici di mandare gente che parli il francese .

Vedi che D. Gemelli sa il francese.

E il fratello laico, Luigi Facchi, che verrebbe con lui, sa pure parlare non solo il francese,

ma il tedesco, lo spagnuolo e l'inglese. Per questo lo manderei per Cafarnao,

dove penso che, sapendo più lingue, potrà giovare, essendo luogo di forestieri,

certo più che non il Rafat .

 Adesso aspetto notizie da Don Gatti e da te. Esprimerai al Patriarca il mio dispiacere che entro questo mese non abbia potuto mandargli il personale, ma io ho fatto tutto quello che ho potuto. Vedi che, solamente per provvederli di un po' di biancheria, di abiti

e di scarpe mi ci vogliono almeno L.2000; qui un abito costa sempre circa 300 lire .

 Questa povera casa ha L. 25.000 solo col panettiere, e le offerte si può dire

che sono ridotte a nulla, date le condizioni in cui si trova il paese dopo la guerra.

 Desidero che mi diciate chiaro a che condizioni (secondo voi) si può accettare Cafarnao. Andiamo con molta onestà e lealtà nei patti. Vedete che ho trovato però

molta lealtà e onestà nel Senatore Schiaparelli, e anche buon senso, coscienza e religione.

Sarei contento di poterci impiantare a Cafarnao, tanto più che al Rafat vedo una situazione che non è mai definita e molto precaria, mi pare. E poi non è un Luogo Santo

com'è quel monte della moltiplicazione dei pani e delle Beatitudini sopra Cafarnao .

 Dimmi come stai di salute e come sta fra Giuseppe. Potrà ancora fare qualche cosa? Me lo conforti nel Signore, lui e Gismondi. A Don Gatti dirai che mi scusi se non scrivo direttamente e subito anche a Lui: non lo posso, al momento. C'è qui D. Sterpi

che va a Gavazzana, dove già fui anch'io e D. Perduca: c'è suo papà gravissimo. Pregate. Forse oggi o domani morirà. A Don Gatti dirai pure che ho ricevuto la sua lettera

del 10 Marzo; veda che ne ho scritto altra a lui, a Rodi, che, onde che

certo, egli non aveva ancora avuta il 10 Marzo .

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 Non ho altro. Prego per voi tutti: vi animo e conforto tutti:

pazienza, cari miei, pregare e patire. Vediamo di piantarci bene in Terra Santa

in questo anno del Giubileo. Qui vi pensiamo sempre e preghiamo per voi tutti.

 La SS. Vergine Addolorata vi conforti.

 Vostro aff.mo


      D. Orione d. D. P.

 P. S. Don Perduca che ora è qui giunto, ha ricevuto la lettera di Don Gatti.

 Manda saluti a tutti.

 Non posso provvedere per Rodi anche un Direttore spirituale, per ora.