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+ Anime e Anime!
[Roma, Ognissanti] Sabato XVIII Aprile [192]5
Caro Don Adaglio,
La grazia e pace di Gesù Risorto siano sempre con te e con voi tutti!
Ho ricevuto a Tortona il tuo telegramma di non mandare Pasquale, e tutto si è fatto per sostituirlo con un altro, più giovane e lavoratore.
Finalmente si è oggi ottenuto il passaporto, e, mentre scrivo, è interessato
il Principe Boncompagni e la stessa Ambasciatrice Inglese per ottenere il visto inglese,
- oggi che è sabato, dopo pranzo, mentre gli ufficî inglesi sono chiusi pel sabato inglese,
e già avevano detto di no.
Quindi tutto mi fa sperare che Don Gemelli, Cenci, Renato e Pio possano, lunedì,
imbarcarsi a Brindisi, - e pregheremo che Iddio conceda loro un buon viaggio,
sì che giungano sani e salvi .
Mando un buon personale, sotto ogni riguardo .
Avverto che non è tutto pel Rafat, come già ho scritto. Col Patriarca avevo detto due, poi egli insistette perché ne mandassi uno di più, e avevo designato Pasquale,
perché facesse cucina e avesse avuto la custodia della Casa.
Ora vengono in quattro: è evidente che non posso lasciarli tutti al Rafat,
perché anche a Cafarnao occorrerà provvedere braccia di lavoro.
Ne ho ancora qualcuno disponibile pel Rafat ma, comprenderai
che non devo dare tutto da una parte e poco o niente dall'altra.
Ma queste sono cose che si aggiusteranno in Domino.
Ho ricevuto da Don Gatti la lettera che egli mi scrisse il 2 corr. da Cafarnao.
Egli mi ha dato notizie tue e di Fra Giuseppe.
Quanto ti ho scritto nell'ultima mia, sia per la cura della tua salute
che per ogni altra cosa te lo confermo con la presente.
Quanto a Cafarnao, ripeto che non ho fatto ancora condizioni col Senatore Schiaparelli, perché su questo attendo di regolarmi sulle basi che mi darete voi altri,
Don Gatti e te.
Egli ora a fatto ogni agevolezza possibile pel viaggio, e si mostra molto ben disposto ad ajutarci: l'ho trovato un vero buon Cristiano
Ieri egli è partito per Rodi, dove aspetta d'urgenza Don Gatti.
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Credeva di trovarlo già a Rodi di ritorno dalla Palestina,
e per questo non gli ha scritto in Palestina,
ma già gli aveva mandata innanzi una lettera a Rodi stesso.
Non so se, al giungere dei nostri, D. Gatti sarà ancora costà, e scrivo queste cose a te, perché possono forse riuscirti conveniente a sapersi.
Sto quindi ora attendendo qualche notizia da voi, e come regolarmi per Cafarnao .
Ripeto che, se non subito subito, potremo facilmente mandare presto colà
anche un nostro giovane elettromeccanico, per rimettere in funzione il motoscafo
e la moto aratrice, se occorrerà.
Questi giovani che mando sono bravi figliuoli, educati da piccoli da noi,
ma bisogna saperli prendere con un po' di cuore, e ajutarli, avvertendoli con affetto,
proprio come se fossero nostri fratelli, figli cioè dello stesso nostro padre e di nostra madre.
Spero che l'arrivo di questo ajuto ti darà conforto,
e sarà di incoraggiamento anche agli altri.
Nella lettera che Don Gatti mi ha scritto vi sono queste precise parole.
«Ho interrogato fra Giuseppe (a Cafarnao) sulle faccende di Rafat,
che non ho ancora potuto vedere; e, mentre mi disse di essere meravigliato
che costì si pensi, come seppe da Don Pensa, che egli sia in cattivi rapporti con D. Adaglio
col quale si protesta di essere sempre stato in perfetta armonia,
mi fece poco buona presentazione di Gismondi che chiamò testardo, irriverente
e ingiurioso verso D. Adaglio. In una parola lo definì essere intrattabile.
Aggiunse ancora d'avergli sentito dire che, non essendo legato da voti religiosi,
non è tenuto in coscienza ad ubbidire.
Questo giudizio collima con quello espressomi da D. Adaglio stesso».
Il Gismondi mi era sempre parso un buon figliuolo, e tu stesso lo conoscevi.
Con me mai si è lamentato e neanche fra Giuseppe. Solo Gismondi scrisse una volta
a D. Curetti che in tre anni non ebbe mai un'ora di scuola. Penso che possa essersi
un po' irritato di animo e scoraggiato per questo. Vedi, ti parlo col cuore in mano .
Pensa come posso esser rimasto a sentire che fra Giuseppe
dice «d'essere sempre stato in perfetta armonia con te».
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Ma tu, quando ti lamentavi con me di lui, e così fortemente, non l'hai mai richiamato
a vita religiosa, o non l'hai mai corretto in quei suoi difetti che tanto deploravi,
perché mostravano che non aveva spirito? O egli finge con Don Gatti?
- Ricorderai che io gli scrissi anche qualche lettera forte, forse tanto forte
che una mi hai scritto di non averla consegnata, ma (se ben ricordo)
solo ne hai loro letto qualche parte, attenuando.
Bisognerà avvertirli, sai, codesti figliuoli, perché molte volte è ignoranza la loro,
e hanno bisogno di essere richiamati, sia pure con carità, ma con franchezza,
con sincero animo, sì che vedono di essere amati nel Signore, e con forza.
Ora io penso: Mandando qui Gismondi, chi vi farà da mangiare?
Chi avrà l'occhio aperto e di continuo sulla vostra Casa?
Avete trovato qualcuno costà? E vi potete fidare?
Mi pareva che Pasqualone fosse l'uomo indicato: egli è fedele e ha l'occhio a tutto,
è uno che osserva. E quanto a far cucina, l'ha fatto tanti anni e per centinaia di persone,
- non avrebbe ora potuto farla un po' meglio di Gismondi
e per un piccolo gruppo di persone ?
Intanto tu avresti avuto in Casa una persona avveduta più che non sembri,
e di piena fiducia.
Vorrete togliere braccia al lavoro per far bollire la pentola?
Basta, io prego che Dio vi ajuti, e che possiate guarire e raddrizzare le cose.
Però vedi che io scrivo così, come posso vedere le cose di qui, cioè da lontano:
voi siete sul posto, e solo voi altri avete in mano gli elementi per giudicare .
Ripeto ancora che, se tu continui a non star bene, e vedi che qui saresti meglio curato: ricordati quanto nell'ultima mia ti ho scritto, cioè di venire qui in Italia, come desidero.
Saluto, conforto nel Signore e benedico te e tutti, con gran cuore.
È giunto D. Montagna dall'America, poiché c'è suo papà gravissimo,
e metà accidentato. Parla però ancora ed è in sé.
D. Montagna sta bene e vi saluta tutti, - anche da parte di quelli dell'America.
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Pure il papà di D. Sterpi è agli ultimi; pareva riprendersi, ma ora va liquefacendo.
Vogliate pregare.
Mando una lettera anche agli altri. Fai miei ossequî al Patriarca.
Saluto fraternamente di nuovo anche da parte di questi;
stiamo aspettando per posdomattina il Pellegrinaggio Cortonese con Mg.r Vescovo.
Il Signore e la SS. Vergine ti diano con la salute ogni grazia e consolazione.
Tuo aff.mo in G. Cr.
Sac. Orione d. D. Pr.