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[Al Molto Rev.do Signore

Sig. Don Giuseppe Adaglio

Piccolo Cottolengo

dell'ex Conservatorio S. Gerolamo

a Quarto dei Mille (Genova)]


Riservata


 +        Anime e Anime!

         Tortona, il  4  Genn. 1926


 Caro Don Adaglio,


 La grazia e la pace del Signore siano con noi!

 Ti ho appena spedito la lettera sulla Comunione frequente

e, possibilmente, quotidiana pel Piccolo Cottolengo di Genova, - che ricevo la sorpresa

di questa lettera di Aglietti; che te la la accludo, e che me la vorrai poi rimandare.

 Io gli scrivo oggi stesso confortandolo, ma ti prego di avvicinarlo e di ascoltarlo,

confortandolo a servire con fedeltà e perseveranza il Signore.

 Può darsi che qualcuno lo tratti un po' dall'alto in basso; non è ancora un'anima

da potersi trattare così, - potrebbe avvilirsi e fargli male.

Già ne dissi anzi qualche parola alla Superiora, e vorrei essere compreso.

Ho desiderato dargli una camera a sé, perché ho visto il bisogno che ne ha, ho anche detto che gli usassero un riguardo nel vitto. So che non gli davano che un bicchiere di vino,

alla sera e una zuppetta.

Ho scritto che gli ne dessero uno un bicchiere di vino anche a pranzo.

È giovane: avrà forse bisogno di maggior quantità di vitto? senti un poco,

e vedi direttamente anche un po' cosa gli danno.

 Ho notato un modo di trattarlo che non mi parrebbe il migliore.

Quello che vedi che ha bisogno, dateglielo.

 La famiglia sua è ricca, e non lascierà di passare all'Istituto quanto esso spenderà.

 Codesto giovane ha mancato molto in passato nella sua condotta,

ma ora s'è messo bene e sinceramente, mi pare. Però ha bisogno di essere ajutato, animato, confortato nella via buona.

 Ora questa missione di spirituale conforto è propria di noi Sacerdoti.

Egli rifugge dalle donne, pel male che glie ne venne. Può essere che trovi pericoli

nella Suora che gli porta il cibo. Senti un poco, e vedi di togliere anche quest'altra difficoltà, se ci fosse. Ora ho mandato quell'uomo da Tortona; egli, come sarà bene

che serva gli uomini, potrà servire occorrendo, anche l'Aglietti, portandogli il vitto.

Però amerei proprio, come già ho scritto alla Superiora, che l'Aglietti restasse portinajo.

Ho le mie ragioni. Ho ben visto che cerano difficoltà, ma amerei, se egli persevera,

che reti lui alla porta, e non una Suora né altri, - almeno per un po' di tempo.


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Che se, malgrado quanto io scriverò oggi ad Aglietti, egli non mi ascoltasse

e decidesse absolute di andarsene, - vada con la benedizione di Dio.

Non porto alcun rimorso di non averlo trattato paternamente

e con ogni carità in Gesù Cristo.

 Come già ti ho scritto, il 6 corr. Sarò a Venezia. Aspetto notizie.

 Favorisci far conoscere alla Superiora che ho scritto oggi a Suor Maria Gaetana

che venga a Quarto, e sarà costà solo a giorni, poiché ora è a Tonno, in montibus.

 Sento che i P. Gesuiti sono disposti ad accettare il Sacerdote per gli Esercizî.

- Deo gratias! Sarà costà domani.

 Dal momento che ora al presente siete già in due, è ben non occorre che egli chieda di venire a celebrare in S. Gerolamo, ma dica pure la messa dai Gesuiti,

così sarà più raccolto e conforme allo spirito di ritiratezza.

 La cassetta di Gerusalemme viene con me a Venezia.

 Mandami colà l'indirizzo di quel Canonico, così gli scriveremo,

e mandami anche qualche notizia, -su quanto ti ho fatto conoscere.

 Salute, conforto e benedico te e tutti in G. Cr. e Maria SS.

 Aff.mo


       Sac Orione   d. D. Provv.


P. S., - Ad Aglietti scrivi che ho scritto anche a te di lui. Per tua norma.