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[Espresso

Al M. Rev.do Don Giuseppe Adaglio

al Piccolo Cottolengo ex Conserv. S. Gerolamo a

Genova - Quarto dei Mille]


      [Roma, Ognissanti, li] 10 Febbr. [192]6

 +     Anime e Anime!


 Caro Don Adaglio,


 La grazia del N. Signore si sempre con noi e ci conforti nelle prove e ci dia pace!

 Ricevo tuo espresso del 9 corr.

 I In questo frattempo, dopo la mia ultima a te, dove ti parlavo delle Case

nelle quali potresti fare la cura che ti è stata ordinata, - visto che non mi hai hai risposto,

ne ho scritto, a D. Sterpi, chiedendogli se potevi agli Artigianelli

trovare la comodità del bagno caldo. Colà ti troveresti di più tra fratelli.

Egli mi rispose che non c'era in casa, ma che lo avrebbe ordinato.

Gli ho mandato lettera sollecitandolo a farlo subito, = però contemporaneamente

ho saputo che Don Luigi Piccardo, che tanto lo ajuta, s'è messo a letto,

(e non per influenza) che vi era in Casa l'influenza con circa 60 ragazzi malati,

e che D. Sterpi stesso s'era dovuto mettere a letto per influenza.

Allora non ho scritto a te di andare, anche per non mandarti là

e non trovare ancora il bagno pronto, e con una Casa piena di malati.

 Al Manin poi mi scrisse D. Pensa che ha il morbillo,

come c'è nelle Scuole di Venezia. Ora sto da tre giorni aspettando notizie di D. Sterpi;

e sono un po' tanto sopra pensiero. Forse, da un momento all'altro, andrò a Venezia.

Intanto voi pregate il Signore e la Madonna che anche questa prova possa servirci a bene,

come certo N. Signore desidera.

 Ti prego di farmi sapere se Aglietti è ancora a Quarto, e che cosa ha deciso,

dopo la lettera mia. E se è ancora costà, dimmi che intenzioni ha, e se si è messo meglio,

se ajuta ove può. Non lasciate di animarlo ad amare e servire N. Signore nei poveri,

per quanto può, e Dio ve ne dia larga ricompensa.

Per l'altro che mi ha scritto, dicendosi disposto ad andare a San Remo,

purché gli diano qualche cosa al mese, me ne sto occupando.

Favorisci dirgli che abbia pazienza, perché anch'io non posso far tutto

con quella fretta che pure vorrei, ed ho molto lavoro.

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 Ti sarò tenuto se vorrai dirmi se sei andato in Curia per Don Germano,

e se ha o no le facoltà; vedi di farmi sapere, - anche in breve, qualche cosa.

 Qui abbiamo tre malati: Don Risi che non sta bene, ma dice Messa;

Don Pelizza alla Colonia, che tiene il letto, ma oggi fui su, e grazie a Dio, va meglio, benché abbia ancora febbre. E quel Don Pietro Parodi di Livellato,

il quale non era ancora a Roma, - venne in questi giorni; ma, forse a casa non mangiava

per scrupoli, e qui non vuol mangiare, ed è tanto tanto tanto indebolito,

che temo molto per lui. Prega un po'.

 Ti ringrazio delle notizie che mi dai di codesta Casa, per quanto spiacevoli.

 Manderò chi attenderà all'assistenza di codesti buoni figliuoli,

e piano piano le cose andranno a posto anche a Quarto.

 Intanto non potresti pregare quell'uomo che sta aspettando la risposta

per andare a Sanremo di occuparsene lui? Sai che era stato messo a Quarto a tale fine;

si potrebbe trattarlo un po' meglio nel vitto e passargli le 35 lire che chiede al mese,

che sono poi una sciocchezza oggi, e vedere di confortare anche lui.

Molto dipende dal sapere prendere il personale un po’ con modi

caritatevoli e con dolcezza .

 Pensiamo un po' come ha fatto tante volte con noi Nostro Signore,

e come faceva Lui, vivente e visibile, per tirare le anime, anche le più restie.

- Non è Gesù che ci ha detto: discite a me, quia mitis sum et humilis corde?

 La perfezione nella virtù sta nella carità e nella pazienza, - non sta mica in altro, no.

Dunque tu parlane a Suor Maria Vittoria, e vedete insieme di confortare codesto Baldassarre a fare qualche cosa. E se vi risponde no, - non vi perdete di animo;

ma poi parlategli ancora in un momento più buono.

 La pazienza alla lunga vince ogni cosa, e forma noi allo spirito di Dio,

e dà edificazione alla Casa e ai ricoverati.

 Coraggio, caro Don Adaglio: lo sa il Signore se non vorrei essere sempre lì da voi,

e capisco anch'io bene che faccio poco o nulla e male; ma vedrete che ora mi convertirò,

e potrò darvi ajuto ed essere di più a vostra disposizione o, meglio, dei nostri poveri.

 Non mi dici nulla di te e di Don Montagna; prego per voi, e molte volte vi penso

nel Signore, e Lo prego di fare Lui per me e darvi conforto e salute.

E così penso e prego per Don Germano e per tutti.

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 Mando una benedizione speciale alle Suore, e le metto nelle mani della Madonna Immacolata, - Se non vado a Venezia, (secondo che oggi e domani riceverò notizie)

allora vengo su, passando da S. Severino, dove pure c'è molti malati d'influenza

e qualche interesse urgente da sistemare.

 Tu mi puoi scrivere qui, - vuol dire che la manderanno dove sarò.

 Ieri sera ci fu qui quel P. Salesiano di Betgemal, che io vidi due anni fa in Italia.

Venne su a Torino, e va in America a tenere Conferenze per la loro Opera di S. Stefano.

Mi lasciò tanti saluti per te. Al Patriarca non ho ancora risposto, ma ho preso consiglio qui da chi poteva darmelo. A Tortona ci deve essere una lettera dello Schiaparelli,

che vide in questa settimana il Patriarca a Torino, e mi dà consigli in merito al Rafat. Vedrò Coraggio, caro Don Adaglio, tutti i conforti di Dio siano con te.

 Saluto tutti in Gesù e Maria SS. Aff.mo


         Sac. Orione  d. D. P.