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[in Palestina
Al Molto Rev.do Sig.
Sig. Don Giuseppe Adaglio
Ospizio Associazione Missionarî Italiani
Tiberiade per a Cafarnao]
[Roma, Ognissanti, li] 19 Agosto [192]9
+ Anime e Anime!
Caro Don Adaglio,
La grazia di N. Signore sia sempre con noi!
Ho ricevuto la tua lettera, indirizzatami qui, che ripete quanto già mi avevi scritto a Tortona, a cui avevo già risposto e subito.
I tuoi confratelli hanno letto la lettera indirizzata a Don Sterpi e a quelli del Consiglio;
e la prima cosa che nelle riunioni si trattò, il 14 Agosto, pomeriggio, dopo l'Udienza
che tutti avemmo dal S. Padre, fu la tua proposta.
Essa ci occupò sino a sera; e il dì dopo, fu letta a tutti la risposta che per tutti ti fece Don Pensa; - e che ti spedisco solo oggi, perché non ebbi tempo io a scriverti prima
per formare una lettera sola.
È un dolore per tutti, ma non abbiamo personale!
I Chierici poi di circa 20 anni, se anche ci fossero, non so se te li potrei mandare.
Quelli della Consolata si trovano, da alcuni mesi, sotto inchiesta,
ed hanno per Visitatore Apostolico Mg.r Pardini (se non sbaglio nome)
che è un Vescovo Cappuccino.
E a dirigere le Suore della Consolata ci hanno messo
le Suore Salesiane di Maria Ausiliatrice.
Ora il Visitatore ha richiamato dalla Somalia tutti i Chierici,
ordinando che prima facciamo completamente i loro studî e poi andranno Missionarî.
E dalla copia di una lettera, che ti accludo, vedrai che cosa mi si dice della Congregazione degli Orientali, dei nostri Chierici di Rodi.
Capirai quindi perché sopra ti ho scritto che, se anche avessi Chierici di 20 anni,
non so se sarebbe conveniente mandarli.
Ho detto che accludo copia di una lettera che parla della Casa di Rodi.
Tu ci sei stato da poco, e con l'incarico di visitarla e di riferire. Leggi e poi sappimi dire
il tuo parere sui varî punti: tu sei stato relativamente di recente colà,
e nessuno può riferirmi meglio di te.
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Chi può avere scritto? Certo qui è un Sacerdote o un Padre,
poiché parlano anche dell'insegnamento dato ai Chierici;
- un secolare a questo non bada, o non arriva.
Il Conte Venerosi è ora a Roma, e desidera parlare con Fra Giuseppe.
- Mi è parso di capire che la tua presenza a Cafarnao non è più gradita come prima,
- e forse neanche più quella di altro nostro Sacerdote,
- poiché del Sacerdote l'Ospizio non ne ha più bisogno.
Ma esso occorrerà per i nostri, - i quali in caso, si ridurrebbero però a due:
Fra Giuseppe e Renato.
Tu e Pio potreste assumervi la conduttura dei terreni offerti dal Patriarca?
Io non avrei altri da darvi! È doloroso, ma è questa la mia situazione: non ho braccia!
Di più non potrei permettere che il Patriarca vincoli la tua persona,
il che è contro il più elementare ordinamento della vita religiosa.
E in quei preliminari c'era questo, che non mi è sfuggito.
Don Sterpi non poté venire a Roma, - egli fu già agli Esercizî Sp.li a Bra,
dove erano più di 20 Sacerdoti; qui poi, cioè a S. Oreste, erano 27,
- e all'Udienza del Papa si era in 34 Sacerdoti col Predicatore, un Padre Gesuita.
Le adunanze si protrassero sino a tutto il 16; il 17 fui fuori Roma;
gli ultimi partirono oggi (quando scrivevo qui eravamo ancora al 19/VIII).
Io ritorno domani sera a Tortona (invece parto stasera 22 corr.)
dove da domani comincia la Novena della Guardia (c'è andato Don Fiori a Cominciarla).
Da S. Anna siamo venuti via da otto giorni; Don Opessi ora è alla Colonia,
- poi andrà un po' a casa, dove non fu da due anni. Renato è partito jeri l'altro per Tortona:
- non mi parlò della sua situazione, - né io ebbi tempo di parlare a lui.
Ho dovuto sentirli tutti, e Deo gratias!
Don Gemelli fece gli Esercizî Sp.li a S. Oreste, e poi andò a Messina;
lo aspetto a Tortona e, dopo la Guardia, (qui ho ripreso a scrivere il giorno 20)
tornerà a Rodi. La lettera della Congr. degli Orientali pare tenda a farlo eliminare da Rodi; mi parrebbe una vera iniquità, - e non mi presterò mai.
Ma tu che fosti colà, come hai trovato l'Istituto?
Tieni a mente ciò che ora ti scrivo: comincia il Calvario della Piccola Opera.
- e Deo gratias!
Io penserei di affidarti l'incarico di Economo Gen.le della Congregazione
(e quindi richiamarti in Italia) questo scrivo il 22/VIII e non ho nessun dubbio
che questo Iddio voglia da te; ma non sono così sicuro che tu ti rassegni a prenderti
e portare questa croce, ed è il motivo per cui non ti farai santo,
malgrado tanto spirito di carità, e di sofferenze.
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Ora ogni volta che ti penso e prego per te, sempre più mi convinco
che Iddio voglia da te questo sacrificio della tua volontà.
Prega, e poi rispondimi in Domino.
Riprendo che è la mattina del 22 Agosto. Non sto bene.
Devo ogni giorno stare coricato due o tre ore per un fianco che si stanca presto
e non mi regge più. Sento che vado declinando: ho bisogno di ajuto.
Devo nascondere la mia stanchezza per non addolorare quelli che mi stanno attorno.
Ci metto tanto tempo a fare ancora qualche cosa.
Appena il Card Boggiano avrà ultimate le nostre Costituzioni secondo la forma voluta dal nuovo Codice di D.C. (Le ho affidate a lui, che accettò. Ho scelto un Cardinale, un Religioso e buon canonista e di manica stretta. È già da mesi che ci lavora.
In
questi giorni ebbi fui
parecchie ore e più volte da lui per dargli quei suggerimenti
che potevano occorrergli) farò le elezioni delle cariche, e sento di dovermi ritirare
per non guastare di più l'opera che ritengo da Dio.
Io ti proporrò per Economo Generale, e tu, per l'amore di Dio, accetterai,
e ti metterai a posto come se dovessi morire, da buon religioso. Ti raccomando la santa
povertà e carità, e la più grande divozione al SS. Sacramento a Gesù Crocifisso,
alla SS. Vergine Madre di Dio e al Papa.
Vado a Tortona a vedere la festa della Guardia, forse sarà l'ultima volta;
di tutto sia benedetto il Signore.
Potrò fare poco o nulla quest'anno ma potrà giovare il sapere che ci sono.
Sono contento che si sia fatta la Cripta, così c'è il posto dove seppellirmi:
desidero essere sepolto a S. Bernardino, e ai piedi della Madonna, se si può.
Lo dico a te, perché toccherà a te, penso.
Ne abbiamo 22, e fra Giuseppe non è giunto ancora.
Aspetto anche Don De Paoli, e manderò a chiamare anche Don Zanocchi;
e, se potrò sentirmi un po' meglio, appena sia libero, chiederò di lasciarmi fare un giro
nelle Case che non ho veduto per rivedere tutti.
Mi hanno dato un Segretario, e fu una vera carità poiché non ce la faccio più.
Vedi, questa mia fu cominciata tre giorni fa. Volevano che me lo scegliessi io,
ma ho detto che per me erano tutti egualmente cari come le dita della stessa mano:
mi dissero uno di loro fiducia, e avrebbe avuto tutta la mia fiducia.
E mi diedero Don Gigi Piccardo, quello che è all'Emiliana.
Ma, siccome egli non può lasciare quell'Azienda che ha il giro di più che 3 milioni all'anno, così, intanto che sta a poter venire, mi diedero quel Rag.r Adriano Callegari che è a Novi, Chierico ancora, ma di buono spirito e intelligente.
Non avrà nome di segretario, ma mi sarà di ajuto.
Io sono contento; le lettere dei Sacerdoti cercherò di leggerle io o Don Sterpi,
e vi risponderemo noi, così potete essere tranquilli.
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Finisco, perché altrimenti, non partirei.
È morto il padre di Don Pensa: prega. È gravissimo il padre di Don Bruno: prega. Provo vivissimo dispiacere di non poter soddisfare a quello che vedo essere tuo desiderio, di accettare cioè la proposta del Patriarca.
In questa mia troverai una specie quasi di contraddizione, - io dico se puoi accettare tu e Pio, poi dico che non deve il Patriarca vincolare te, poi dico che ti vorrei all'Amministrazione della Congregazione.
Nella apparente contraddizione (nella sua prima parte) vedi il desiderio
che pure avrei di accontentare il Patriarca e te. E dunque, quando ci vedremo?
Prega la Madonna per noi tutti e per me in particolare, e dammi notizie.
Ti conforto e benedico di cuore larghissimamente, te e Pio.
Tuo
D. Orione
Roma il 22 Agosto 1929 - Ottava dell'Assunta.
P.S. Quando tu o altri sarete alla Casetta del Mulino,
mi preoccupo chi vi farà da mangiare e vi terrà la pulizia.
Ora io avrei qui una buona donna di circa 50 anni, robusta,
che è stata due anni a Costantinopoli con un suo fratello, sa un po' di turco,
si chiama Carmela, è italiana di provata moralità e vita pia,
robusta, desiderosa della Terra Santa. - Potrei mandarla?
È con noi da circa 2 anni, - ora sta alla Colonia, è sarta
e fa le vesti ai preti e Chierici.