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[Al M. Rev.do Signore

Il Sig.r D. Giuseppe Adaglio

Ospizio Missioni Italiane

Tiberiade per Cafarnao

Palestina]


       Roma, il 16 Sett. 1929


 Caro Don Adaglio,


 La grazia di N. Signore sia sempre con noi!

 Dovrò essere breve pel molto lavoro.

 I È giunto fra Gius., bene, e mi consegnò la gradita tua del 29 / 8.

 II Chiedo anzi tutto notizie vostre,- spero che nulla di male vi sia capitato,

ma dopo i conflitti, stiamo in timore e desidero che mi assicuri.

 III Mi pare che ti perda troppo dietro le Suore e il trattamento avuto dal Conte etc,

- passa sopra, e guardiamo avanti!

 IV Appena vi sarà possibile, ritiratevi nella vostra Casetta senza rimpianti.

 V Le suore hanno il loro Cappellano; tu non prenderai più alcun impegno

né per provvederle della Messa, né per la loro Cappella, dacché questa non si vuole

che dipenda da te. E questo dal giorno che lascierete l'Ospizio.

 VI Anche volessero affidare a te la Cappella, una volta che ti sarai trasferito al lago, - dirai che non la puoi assumere senza sentire il Patriarca e me.

Scrivo così perché io so assai più di quello che tu sai, in proposito.

 VII Né ad altri Sacerdoti nostri, che venissero dopo di te, permetterò mai

che prendano la cura spirituale dell'Ospizio, se la Cappella, com'è tanto naturale,

non dipenderà dal Sacerdote che vi ha residenza, e che deve essere il custode

e responsabile del Tabernacolo.

 VIII A te raccomando spirito e modi altamente pieni di carità con tutti,

ma specialmente con le Suore: non saltarle nel fare la Comunione:

possa la tua grande carità fare loro del bene!

 Prima ancora che tu partissi, e già da più tempo,(dopo la tua malattia),

ho rilevato in te una sensibilità singolare tendente a inasprirti l'animo,

- onde nessuna meraviglia in me che sia capitato con le suore tale rottura,

non solo per lo spirito di voler comandare che, in genere, è proprio delle Suore

e forse, più specialmente, di certe o di certa Suora, - ma anche perché tu stesso,

caro Don Adaglio, eri già assai mal disposto verso le Suore; e sei venuto in Palestina

già col mal disposto animo verso di esse. Non ti pare?

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 IX Finita la bega con le Suore, vigila ora su te stesso per non cominciarne

un'altra col Conte, con scritti e forme troppo forti e non convenienti.

 Le stesse cose, e ciò che è necessario dire, si dica in modo da evitare

qualunque punta: le punte pungono e alienano gli animi sempre.

 X Quanto ai lavori per la nuova Casa, limitati al puro e strettamente necessario;

sia un'abitazione sana sì, ma da umili e poveri Religiosi.

 Ben poco vi gioverebbe trovarvi in Terra Santa, se poi non vi farete Santi.

Se, per farvi la Cappella, occorrono spese di qualche conto, non chiedetele,

e accontentatevi d'una Cappelletta alla San Francesco. Mi raccomando.

 Noi dobbiamo non solo non essere, ma neanche esporci ad apparire

degli incontentabili, - il che pensano di te, mi pare quelli dell'Associazione.

 XI Non so se e fino a quando noi continueremo con l'Associazione:

usiamo in modo che non abbiano a rimproverarci di aver fatto spendere:

fa che possiamo sempre, come pel passato, portare la nostra testa alta in Domino,

e venircene via senza avere quasi delle obbligazioni.

 XII A noi non affitteranno mai, data poi la presente situazione;

- e quindi è vano pensare che noi staremo a lungo a Cafarnao;

- mentre la tendenza è di affittare ad altri, e di ridurre il nostro personale a Fra Giuseppe

e al solo Renato, dimettendo anche il Sacerdote che non sarebbe (secondo essi)

più necessario né accetto.

 XIII Accontentiamoci di tenere, per ora, un piede in Palestina, pel morale

della Congregazione: la Divina Provvidenza penserà poi diversamente anche per noi.

 XIV Renato vuole tornare, tuttavia prima Fra Giuseppe è bene senta il Conte.

Renato poi è disposto a tornare anche mettendosi col Patriarca, o insieme con altri;

ma, in questo caso, dovrebbe prima prestare il suo servizio militare.

 XV Fra Giuseppe, giunto mercoledì 11 corr., è ancora a Roma: ha visto il S. Padre già due volte: è trattato come un Sacerdote, ed ha la camera del Vescovo ad Ognissanti;

gli useremo ogni riguardo.

 Gli ho detto di farsi una tonaca da Eremita, perché così vestito da Sacerdote

qui né nelle altre Case non va bene , e sarà dovere che, ritornando, vesta da Eremita,

- sia pure un abito leggero. Egli trova difficoltà, - non capisco perché.

 Io non gli diedi mai il permesso di vestire da Sacerdote.

 Da quello poi che mi dicono, sarà bene che faccia un po' di Santi Sp.li Esercizî.

Mi ha detto che ha un po' di denaro che tu gli hai dato da consegnarmi:

te ne ringrazio, e Dio ti ricompensi.

 XVI A giorni sapremo che cosa il Conte pensa di fare. Ma ciò che più preme

è di coltivare in noi Gesù Cristo, e di non perderci che in Gesù Cristo.

Ti conforto e benedico, - e prega per noi ora e sempre. Tuo aff.mo in Gesù e Maria SS.


         Sac. Orione  d. D. Pr.

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P. S. Non hai ricevuta una mia lettera che riguardava Rodi?

 Rispondimi, ché c'era del grave, e già dovevi averla ricevuta,

 quando partì Fra Giuseppe.