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[Al Molto Rev.do

Don Giuseppe Adaglio

Ospizio associazione Missionarî Italiani

al Monte delle Beatitudini

a Tiberiade per Cafarnao (Palestina)]


      [Roma, Sette Sale,] 27 Ott [192]9

 +     Anime e Anime!


 Caro Don Adaglio,

 La grazia di N. Signore sia sempre con noi!

 Sono a Roma e parto domani, per incontrarmi a Torino col Conte Venerosi

entro questa settimana, - anche perché, se Renato, entro questo mese,

non sistema la sua posizione, gli tocca andare sotto le armi,

poiché non avrebbe più diritto alla dispensa.

 Io, certo, avrei preferito avere avuto tempo da mandarti questa stessa del Conte,

e da averne da te la risposta, per regolarmi, ma non tempo non c'è. Tuttavia cercherò

di prendere più tempo che potrò, prima «di definire ogni cosa immediatamente»,

come egli dice.

 Tu scrivimi subito a Tortona, perché possa sapere cosa rispondere

alle osservazioni che ti fanno.

 Come già ti avevo raccomandato, vedi di non usare forme da alienarti gli animi:

e che, pei lavori da farsi alla Casetta sul Lago, che si eviti ogni spesa

che non sia di assoluta ed evidente necessità.

 Sono condizioni per restare ancora con un piede in Terra Santa, sino a che piacerà

a N. Signore che possiamo trovare da sistemare diversamente,

- e confido che la Divina Provv.za lo farà.

 Tu stesso mi hai scritto che il venire via ora dalla Terra Santa sarebbe da deprecarsi perché poi si finirebbe di passare per gente che non va d'accordo con nessuno,

e chissà poi quando ci si potrà tornare.

 Scrivimi subito, caro Don Adaglio.

 Prevedo che mi si chiederà il tuo ritiro, - ciò a cui non intendo affatto prestarmi;

ma, d'altronde, neanche si può continuare in uno stato di corda tesa così, -tu lo comprendi.

 Fra Giuseppe e Renato non videro ancora il Conte; desidero esserci anch'io,

e già ho fatto sapere al Conte che entro una settimana sarò da lui, - non potevo a meno.

 Nella tua lunga lettera del 7/9, tu mi hai scritto che il Conte voleva parlare

con Fra Giuseppe e non chiedeva di parlare con me né con qualcuno mandato da me.

Io dunque non ho mandato Fra Giuseppe per questo stesso che mi hai scritto.

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 Sta pure tranquillo che al Conte si chiederà una Casa per abitare

e, chiaro, quali sono le nostre mansioni.

 Quanto alla Casa tu stesso hai scritto «noi per la Casa non abbiamo pretese,

ci diano quella del Lago, con poco lavoro di adattamento e ristabilimento».

 Dirò pure chiaro che non posso lasciare là un laico solo.

 Penso che la lettera del Conte, dove si dice che «tu esigi la costruzione di nuovi corpi di fabbrica che l'Associazione non ha assolutamente i mezzi di fabbricare,

almeno per il momento» - si riferisca a quanto mi scrivevi nella tua del 7/9, dove dici:

«si dovrebbe ristabilire la chiesuola e farvi sopra 4 Cerette».

 Ora, siccome già dice che l'Associazione «assolutamente non ha i mezzi»

per non romperla, caro Don Adaglio, bisogna vedere come si può accomodarci,

evitando ogni spesa che non sia di assoluta necessità, per poter ragionevolmente

opporre al loro assoluto diniego una necessità ugualmente

ed e della massima evidenza assoluta.

 II Mi sono fermato lungamente a Roma per le nostre Costituzioni.

Riceverai di esse le bozze, e ti prego di fare tutte quelle osservazioni

che crederai in Domino.

 Pregaci su, - questo sopra tutto.

 III Quanto alla tua situazione in Congregazione, tu dovresti fare i voti

e metterti a posto, come certo faresti in punto di morte; io ho certe facoltà,

e potrai farli perpetui.

 Temo però che le mie facoltà (almeno alcune) finiscano quando le Costituzioni

siano approvate, anche dovessi restare Superiore, - il che è da escludersi.

 IV A me sembra in Domino che tu sia il più indicato o, certo, tra i più indicati

per l'Amministrazione della Congregazione. - Ora, siccome si deve in coscienza

designare chi meglio si ritiene adatto, - io designerò te e Sterpi,

come fossi in punto di morte, - e ciò sempreché tu sia con i voti,

perché diversamente non si può poiché lo vieta il D. C. come vedrai dal Codice.

 V Tu poi farai quello che potrai, ma ti assisterà la grazia del Signore,

e avrai l'anima più tranquilla.

 VI Non vorrei toglierti di lì, se non per darti qui in Italia un posto conveniente,

e sarebbe questo.

 Sento con cuore di padre e per coscienza di religioso di dovere agire così.

 VII Prima di presentare alla S. Sede le Costituzioni vorrei mettere a posto

il Consiglio. Bisogna però che tu ti inzuppi di molta carità anche esterna:

dico paternamente in Domino.

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 VIII Non è vero che tu abbia fatto fiasco nel passato, come mi hai scritto

nella suddetta tua del 7/9.

 Hai fatto sempre bene; e se ci furono sbagli, tutti sbagliamo, e chi fa, falla

 Pretendere di non avere mai sbagliato, è non conoscerci, e sarebbe tra i massimi

errori, e tra i più funesti.

 IX A me sembra dunque che la volontà di Dio, a tuo riguardo, sia di fare quanto

già prima e ora ti ripeto: lasciati condurre: agisco come farei in punto di morte,

e dopo avere pregato a lungo

 X Può darsi che poi, quando si faranno le elezioni veramente canoniche, tu non sia

più approvato, perché si va per votazione, ma io spero di sì, e ne prego la Madonna.

 XI Vuol dire che se ti metteranno in un cantuccio, tu pregherai e sarai lieto

di fare, anche così, la volontà del Signore.

 XII Per le Suore vorrei lasciare Don Perduca: fa bene e mi pare adatto;

ma poi se altri lo toglierà, pazienza!

 XIII Rispondo davanti a Dio di ciò che faccio, - quanto agli uomini non ci penso,-

penso a ciò che vale davanti a Dio. Egli poi fa Lui: dove finisce la mano dell'uomo,

là comincia la mano di Dio.

 XIV Come ti senti di salute? Spero sempre bene Penso anch'io che si tratti

di qualche altro calcolo renale, e speriamo se ne vada anch'esso

 XV Io sto bene, grazie a Dio.

 XVI Quanto alla mia sepoltura, sempre desidererei essere posto ai piedi

della Madonna SS., non proprio entro il Santuario, ma sulla soglia del Santuario

della Guardia, sì che tutti , per entrare, mi passassero passino sopra e mi calpestassero,

calpestino, e ti rinnovo questo incarico.

 Però non vorrei dar fastidio a nessuno, né che si facessero spese da togliere

un solo pane ai nostri orfani o Chierici o poveri ricoverati; e prego anche Iddio

di morire tanto lontano da restare ignorato a tutti, e sperduto solo nel suo santo amore

 Sia fatta la volontà di Dio!

 XVII Ti do la buona notizia che questa Casa sta mettendosi a posto: ne abbiamo

6 che fanno la Gregoriana, 4 la Iª filosofia e 2 la Iª teologia;

6 altri fanno teologia e filosofia al Seminario Lateranense I all'Istituto Biblico altri fanno

il Ginnasio e di pietà bene.

 XVIII A Voghera abbiamo la 4ª e 5ª Ginn.le, a Tortona la 2da e 2 prime

Ginn.li. Pare che le speranze siano buone: certo la spesa è grande,

ma la Div. Provvidenza ci ajuterà

 XIX C'è qui Don De Paoli venuto per la morte di sua Madre, - ora è in casa,

è alle Catacombe: sta bene.

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Ha predicato gli Esercizî a questi Chierici, a Villa Soranzo e a Venezia.

 XX Fra Giuseppe si è, finalmente, indotto a rimettere l'abito da Eremita,

ma per farlo andare agli Esercizî si è dovuto quasi tirarlo. Come mai? Così mi hanno detto. E lì, come era in fatto di pietà?

 E quel Renato, come è?

 XXI Capisco che, ritornando lui, il Conte licenzierà Pio, - poiché pare deciso

di tenere il migliore per attitudini, e licenziare l'altro-

 XXII Mi pare non avere altro d'importante. - Vado a Tortona, dove so che è giunto, improvviso un Vescovo quale Visitatore Apostolico: andò subito in Collegio

e a S. Bernardino e fu già anche una giornata e mezza al Collegio a Novi,

- però visita anche la Diocesi; disse che ha bisogno di parlarmi e sentirò.

 Lavoriamo pel Signore e poi sia come Dio vuole!

  Prega per noi tutti.

 Tuo aff.mo in G. Cr. e Maria SS.



      Sac. Luigi Orione  della Div. Provv.za


 XXIII Tutti ti salutano, D. Risi, D. Opessi (che oggi va Parroco a Squarciarelli),

  Don Candido, Don Ferretti e tutti.

  Saluti tanti da D. De Paoli. Pregate il Signore per me.