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[Raccomandata

Al Molto Rev.do Signore

Sig.r Don Giuseppe Adaglio

a Tiberiade per Cafarnao (Palestina)]

Riservata alla persona


       Anime e Anime!

       Tortona, il 18 Genn. 1930


 Carissimo Don Adaglio,


 La grazia e la pace dei N. Signore siano sempre con noi!

 Avrai avuto la lettera che ti ho spedito quattro giorni fa;

da Torino poi ti ho jeri telegrafato quanto a Renato.

 Dopo aver conferito, anche a suo riguardo, col Conte,

jeri, ho telegrafato che possibilmente si fermasse sino a che venga altro elemento

a sostituirlo; questo, dato che egli intenda passare sotto il Patriarca.

 Si capisce che, per forza, non si può né si deve tenere nessuno.

 Renato voglia scrivere subito e chiaramente al Conte cosa decide,

così l'Associazione saprà regolarsi nel suo piano di orientamento di codesto Ospizio.

 Scriva egli direttamente al Conte, perché io non desidero entrarci.

Dall'Associazione come da noi sia Pio che Renato non hanno avuto che del bene,

e Deo Gratias!

 Nell'altra mia lettera ti dicevo che avevo telegraficamente richiesto a Don Gemelli

se la andata a Rodi di Pio fosse stata concordata col Venerosi, e che me lo telegrafasse,

così avrei potuto regolarmi, andando dal Conte.

 Viceversa la sua risposta telegrafica non venne a tempo; l'appuntamento col Conte era fissato per jeri, ed il telegramma Gemelli lo trovai stanotte al mio ritorno da Torino;

cosicché andai senza nulla sapere.

 Gemelli mi rispose : «Incaricato Adaglio espletazione pratiche presso Venerosi

ed eventuale esenzione militare. Gemelli».

 Infatti Venerosi da Gemelli non aveva avuto notizia del trasferimento di Pio;

però neanche tu gli hai scritto nulla né Fra Giuseppe; mi disse che da te non aveva lettere da tempo, - doveva deve essere stato informato da altri. E intanto Pio trovavasi già a Rodi.

 Mi comunicò che la Sup.ra Gen.le di Codeste Suore gli aveva messo

una specie di ultimatum per togliere le Suore, visto che costì si continua in una vita di bizze che turbano la serenità della vita religiosa. Mi riferì che la chiave della Cappella

ora l'hai tu, ma che gli avrebbero scritto, (mi pare anche Barluzzi) che non si può andare avanti così, sempre a punto, con tensione di animi, dicono ad es. che quando le Suore vanno in Cappella per le loro pratiche di pietà, e tu pure ci vai, e ti metti a dire l'Ufficio

forte, sì che esse non possono pregare; esse avrebbero allora cambiato orario per la loro visita od altro (non ricordo), e tu allora avresti pure cambiato ora, anche tu

e ci vai a quell'ora loro, e ti metti a pregare forte.

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 Io, in verità, non so credere che tu faccia così. Se mai così fosse,

certo non sarebbe bene, - e ci si perde, sotto un po’ tutti, sotto più d'un rispetto,

- ma, proprio, non so crederlo.

 Noi, per motivi di delicatezza, generalmente si usa,

quando le Suore sono in Cappella, ritirarci noi.

Riservato

 Per ragioni di molta gravità ho dovuto telegrafare jeri a Don Gemelli dicendogli

che non è possibile accogliere Pio nell'Istituto di Rodi, né dovrà avere contatto

coi nostri giovani; egli non potrà essere ricevuto in altre nostre Case.

Del resto si è fatto per lui quanto si è potuto, - lo si è fatto uomo!

Sai perché sarebbe andato all'Ospedale? Non ti ha mai detto che malattia avesse?

- Più di una persona ne ha scritto in Italia, e non a me, e male.

È giunto pure un Memoriale di un'alta personalità, dove si parla di altro un giovane nostro, pare si dica anche che passa o che è nostro Religioso Missionario, il quale dovette essere ricoverato all'Ospedale e curato per certa malattia di contagio venereo,

presa per rapporti con donne..... riservatissimo

 Certo tu devi ignorare, poiché non avresti mai inviato un giovane vizioso,

e malato di sifilide, in un istituto di giovani, - e poi a Rodi, in mezzo a quell'elemento greco e turco, e dove ancora pende quell'inchiesta su l'andamento disciplinare,

della quale ho dovuto informarti, a suo tempo, per conoscere le tue impressioni,

dacché tu ci eri passato, e ti ci eri trattenuto non molto prima.

 Ho appreso che i sifilitici possono infettare le posate, la biancheria etc. ed appestare, - onde ho ritenuto doveroso telegrafare proibendo ogni contatto e la sua permanenza,

a scanso di responsabilità e di altri dolori.

 Come vedi, la situazione di Cafarnao è grave, e può, domani, avere ripercussioni

più larghe che ora non si pensi. A voce dirò di più. Ti pregherei di venere tosto in Italia

per chiarire sulla situazione, poiché si tratta di cose che, per iscritto, non si può.

E potrei riferire anche al Conte; e poi vedrò in Domino il dafarsi.

 La tua venuta servirà anche a calmare le Suore. Come già altra volta ti ho scritto,

non voglio affatto che le Suore partano per noi, - se loro partono ad es. domani,

noi partiremo oggi: non intendo che passiamo come persecutori di donne, e, peggio,

di Suore; - la cosa non è, ma finirebbe di apparire tale.

 Non m'è possibile dilungarmi e non è conveniente. Scrivo a Don Gemelli che,

se Pio non trova lavoro fuori, a sé, - lo mandi in Italia; se verrà qui gli parlerò chiaro,

ma sempre da padre.

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 Dirò a Don Gemelli che lo tratti con ogni carità nel Signore, ma in Istituto, no.

 Nostro Signore ci conforti con la sua grazia, e ci usi ogni misericordia.

 Se anche Renato va via, amen, - resti per ora a Cafarnao Fra Giuseppe,

- poi sarà quello che Dio vorrà: ho messo tutto nelle mani di Gesù Crocifisso:

sia fatta la sua Santa Volontà!

 Prega per me sempre!

 Ti conforto e benedico con grande carità in Gesù Crocifisso e nella Santa Madonna

 Aff.mo tuo


      Sac. Luigi Orione  della Div. Provv.za


P.S. Sera di sabato 18/1

 Volendo spedirti la presente per raccomandata,

 né potendolo domani che è festa, - dovrò ritardarla a lunedì,

 - 20 corr.; intanto qui faccio pregare.