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[Raccomandata

Al Molto Rev.do Don Giuseppe Adaglio

Ospizio Associazione Missionari Italiani

a Tiberiade per Cafarnao (Palestina)]


       Anime e Anime!

       Tortona, il di 11 / 2 [1]930


 Caro Don Adaglio, 


 Grazia e pace da Nostro Signore!

 Di ritorno da Venezia, trovo la tua lettera raccomandata da Cafarnao, che mi assicura che hai ricevuto due altre mie, una raccomandata e un'altra.

Altre ne avrai ricevuto in questo frattempo che spedii a Caifa e all'Ospedale Italiano

e all'Istituto Salesiano; questa è la prima che torno a mandare a Cafarnao.

 Sono, sopra ogni cosa, lieto che l'imputazione che si fa ad uno dei due giovani

non abbia fondamento.

Però, assicuratene bene; quanto ti ho scritto era in un Memoriale inviato dall'Onor.le Barbiellini Deputato al Parlamento che deve essere stato ad ispezionare tutti

o in gran parte gli Istituti della Palestina, e per più tempo.

Sarà stato anche da voi altri; come ti dissi, il Conte prese le difese nostre.

 Pio è stato qui, ma io ero andato a Magreta (Modena) per la riapertura

di quella Casa. Credo sia ora Cuneo; qui vennero, quasi subito dopo, a cercarlo

i Carabinieri; - Don Sterpi ritiene che abbia viaggiato su Piroscafo infetto; poiché chiesero se era malato, - forse lo vorranno sottoporre alla quarantena per precauzione.

 Io, oggi stesso, ho mandato le tue osservazioni e difese al Sig.r Conte.

Però mi pare che lo stato degli animi sia così turbato, che difficilmente la situazione

sarà sanabile.

 Ho quindi scritto al Conte che, persistendo le Suore nel loro ultimatum,

dato alla Associazione perché ritengono impossibile poter restare nello stato attuale

delle cose, egli mi avverta tempestivamente, che io vi possa mandare l'ordine di partire, prima che partano le Suore.

 Questo già lo ho detto e scritto: non intendo che si dica che delle Suore,

che erano costì prima di noi, siano partite dicendo che partono per noi.

 Tu stesso vorrai ammettere che non ci si farebbe la più bella figura, anzi...

 Quanto ad ordinare a te, in virtù di obbedienza, di esporti a pericoli per la tua salute, date le tue condizioni, non credo di poterlo fare: gli atti eroici si potranno consigliare,

ma non si impongono.

 Finisco perché devo ripartire, quello che raccomando a te e agli altri è che facciate

di tutto, nella carità di Gesù Cristo, per non acuire da parte vostra, - in nessun modo,

anche credendo di far valere vostri diritti, - la situazione già così estremamente tesa.

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 Pensate che siete in Terra Santa, e ringraziate il Signore che vi sia dato

di poter patire; e patite per amore suo e con Lui.

 Le tribolazioni, le mortificazioni, le croci, che ci manda il Signore o che il Signore permette sono prove infallibili del suo amore. Noi saremo come Gesù ci vuole,

e veri seguaci di Gesù Cristo solo se porteremo la croce come Lui e con Lui.

 Anche le mortificazioni che ti tocca sopportare, caro Don Adaglio,

da codesta Superiora, prendile dalle mani di Dio, pensa che sono vere grazie di Dio

e che possono e devono fare un grande bene alla tua anima.

 Bisogna avere sempre dinanzi agli occhi l'esempio dei Santi, ma specialmente

di Gesù Cristo; le mortificazioni che ci tocca di patire ce le manda Dio in bene

e a santificazione vera delle anime nostre; convieni quindi baciare la mano che ci percuote, e baciarla nell'atto che ci percuote e che sentiamo più vivo il dolore.

E la mortificazione nel nostro spirito è proprio la più importante, la più cara a Gesù.

 Fin che andremo a punta di diritti e di onore non ci faremo mai santi:

dobbiamo essere tranquilli, allegri e «in perfetta letizia» se possiamo essere umiliati

e patire qualche cosa ad imitazione di Gesù Cristo, Signor Nostro,

servire Deo per infamiam et per bonam famam.

 Coraggio, dunque, o Caro Don Adaglio; alza il tuo sguardo ed il tuo cuore a Gesù

in Croce, e raccomandati alla Madonna Addolorata; mi pare che tu il tuo primo discorso

lo abbia fatto alla Addolorata in una Cascina del Tortonese.

 La Madonna ti conforti e benedica amplissimamente.

 Tuo aff.mo


        Sac. Orione  d. D. P.


P.S. Vado in Calabria e sto via un po' - dato che non rispondessi ad altre tue lettere

 in corso.

 Qui Don Perduca un po' meglio, poco. Don Sterpi sempre preso da grave

 raffreddore. - Don Tricerri sempre lo stesso. grave di acciacchi; qui altri malati,

 alcuni da parecchio, ma non gravissimi.

 Di tua mamma, notizie sempre piuttosto buone e Deo gratias!