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[Raccomandata
Al Molto Rev.do Signore
Sig.r Don Giuseppe Adaglio
presso Sua Beatitudine il Patriarca Latino Monsignor Barlassina
a Gerusalemme (Palestina)]
Anime e Anime!
Tortona, il 7 Agosto 1930 (S. Gaetano)
Caro Don Adaglio,
Grazia e pace da Nostro Signore Gesù Cristo!
Ho ricevuto le tue tre lettere e copia dei tuoi tre ricorsi. Stavo per spedire la risposta alla tua prima, indirizzandotela a Cafarnao, dove mi avevi scritto che volevi ritornare,
e che colà avrei dovuto scriverti, quando ebbi la tua 2da con la copia dei due tuoi Ricorsi alla Congregazione dei Religiosi e al Presidente dell'Associazione Nazionale
pei Missionarî Italiani.
Con la tua terza lettera ho pure ricevuto il terzo Ricorso,
e questo contro le Suore di Caifa, diretto alla Congr. dei Religiosi.
La Congregazione, prima di rispondere, interpellerà certo, sia le Suore che l'Associazione, secondo il principio audiatur et altera pars.
Nella tua terza lettera mi dici che vai presso Sua Eccell. il Patriarca,
e così so dove scriverti.
Hai fatto bene, caro Don Adaglio, a non andare più a Cafarnao,
onde evitare il pericolo che avessero a ripetersi nuovi e forse più penosi incidenti
tra te e le Suore; le cose sono giunte a tal segno che, pel momento,
tutto mi faceva temere di peggio.
Per questo avevo telegrafato a Sua Beatitudine il Patriarca, fin dal 21 Giugno,
di dirti di non andare a Cafarnao, e, al tempo stesso, di confortarti.
A Fra Giuseppe mi limitai a dire che tenesse informata l'Associazione
sull'andamento agricolo. Egli avrà forse ancora la mia lettera, che potrai leggere.
Ciò che a Caifa, ultimamente, ti è capitato mi ha fatto grande pena,
e porterò la cosa alla Associazione.
Non so se siano quelle stesse Suore, ma so che da tempo, certe Suore,
(non quelle che sono a Cafarnao), avrebbero detto che, in occasione che tu fosti presso loro, credo per malattia, avresti usato modo altezzoso, non da accaparrarti gli animi.
Se fossero le stesse, - varrebbe forse ciò a spiegare, in qualche modo,
il contegno tenuto da loro con te, perché ti credono uno esigente e mai contento.
Così era l'impressione lasciata, - e perdonami se te lo dico.
Nel ricorso contro di esse, tu stesso confessi d'esserti poi lasciato andare
a dir loro delle insolenze. Caro Don Adaglio, vedi di non usare mai più né espressioni
né modi insolenti e urtanti: essi non vanno bene, e non fanno mai del bene,
- e un Sacerdote poi ci perde sempre.
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Non ti scrivo così pei modi che qualche volta usi con me, - quantunque non sia bene,- ma perché, vedi, tu finisci di urtare or con questo e or con quello,
come da qualche tempo succede, dopo la tua malattia.
Ricorda quello che altra volta già ho dovuto scriverti: vigila sopra di te, reprimiti,
- perché una volta non eri così; - avevi le tue fissità, ma non eri così; ed è certo,
un residuo della tua malattia che ti porta ad avere sempre da battagliare ora con questo
ed ora con quello.
Non ti offendere, caro Don Adaglio, tu forse non te ne accorgi e non te ne dai conto, ma è così, pur troppo.
Parecchie cose poi che dici nei tuoi scritti non sono esatte, perché sei alterato, - in altre poi ti sbagli addirittura, perché non sono vere. Sei tanto eccitato, povero figlio mio!
Non reputo sia il momento di entrare in merito: nè voglio né devo rispondere là dove addirittura trascendi in espressioni che tu stesso già in te sarai malcontento d'aver scritto, o, certo, ne resterai disgustato più in là, quando col divino ajuto, il tuo spirito sia più sereno.
Calmati, figlio mio nel Signore, e prega , prega!
Rileggi se ancora le hai, le mie lettere, e vedi, le tante e ripetute esortazioni
che paternamente sempre, ma pur chiaramente ti ho fatto.
Oh se mi avessi dato ascolto l'incidente ben penoso di una colluttazione
di un Sacerdote con una Suora, che poi finisce di andare a terra o di gettarsi a terra,
non sarebbe mai successo!
Vedi di amare e di servire il Signore in umiltà e carità grande, abbracciandoti
alla tua croce, poiché Gesù è stato Crocifisso, e si ama e si serve stando in Croce
e crocifissi con Lui, o non si ama e non si serve affatto; e raccomandati, senza fine,
alla SS. Vergine.
Qui stiamo ora facendo i Santi Sp.li, Esercizî - e già la terza muta che si fa;
alla prima venne un Padre Domenicano, alla seconda un Padre Gesuita, a questa
predicano due Padri Salesiani. E ne avremo delle altre.
Fa anche tu i Santi Esercizî, e vieni in Italia a farli con noi.
Andrò all'Associazione che penserà pel viaggio e spese.
Che, se non ti senti di fare il viaggio, parla con Sua Beatitudine il Patriarca,
e vedi dove ti consiglia di farli.
Quanto a mandarti danaro, dimmi che somma devo inviarti,
e Dio mi ajuterà a mandartela.
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Ricevi con i miei i saluti fraterni di tutti questi, e prega per noi.
Fa i miei ossequî a Sua Beatitudine e, scrivendo a Fra Giuseppe, raccomandagli
di pregare e di avere pazienza, ché l'ultimo a vincere sarà sempre il Signore.
Benedico di cuore a te e a lui.
Aff.mo in G. Cr. e nella Santa Madonna
Sac. Luigi Orione d. D. Pr.
P.S. Se in qualche punto di questa mia mi fosse sfuggita qualche espressione
non piena di carità, prego il Cuore di Gesù di abbruciarla, e te di non tenertene a male,
ma di guardare allo spirito che in Dio vivifica, e non alla lettera che potesse offendere.
Il 31 Luglio sono partiti pel Sud America Don Contardi, Don Pietro Migliore,
Don Sanpaoli e Don Cantoni Lino, quello che già era a Rodi.
Da Rodi sono tornati e fanno gli Esercizî Don Giacchetti e Don Gandini.
Col 25 Luglio ci fu affidata in perpetuo la chiesa di S. Giacomo a Piazza Scossacavalli
in Roma, che ho riaperta quel dì stesso; Deo Gratias! È al posto di Sant'Anna.