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 +        Anime e Anime !

         Tortona, il 4 Giugno 1923


 Caro Don Risi,


 Grazia e pace da N. Signore!

 Ho ricevuto la tua lettera del I° corr., mentre tu avrai avuta la mia,

con acclusavi la copia della lettera che Don Arrigazzi ha creduto dovermi scrivere,

per imporsi e forzarmi a che gli fosse data la Cappellania di Villa Lazzaroni.

Questa almeno è la impressione che io ne riportai e che ne riportarono altri,

ed è stata un'impressione sinistra.

 Comunque, contento te, io non ho, come non ebbi mai nulla in contrario

a che Don Arigazzi [Arrigazzi] vada a Villa Lazzaroni, - anzi dico che ne sono ben

contento, se egli ci va contento, come pare ora evidente.

 Io non vedo bene che egli vada via da noi, e lo avevo già scritto a Don Opezzi,

[Opessi] e l'ho sempre detto e fatto capire a lui, pure usandogli ogni libertà

e adoprando delicatezza di linguaggio.

 Io guardo alla sua anima, solo alla sua anima,

e penso che si farà più meriti restando con noi, che andando altrove.

Quindi se una parola ti posso dire, essa è questa:

che, dato che lui si sia deciso di restare con noi,

favoriscilo in ogni modo per Villa Lazzaroni: se c'è un po' di guadagno, amo che,

- per ogni riguardo - sia preferito lui ad ogni altro.

 Io non saprei come dire di più, e lo dico con l'anima.

Mi farai poi sapere qualche cosa.

 2/ Sono lietissimo, e prendo viva parte alla tua soddisfazione

pel risultato della Festa di Maria Ausiliatrice.

Bisogna unire le forze, e non dividersi: bisogna che tu compatisca di più le Suore

se anche vedi qualche cosa che non è sempre come tu puoi desiderare!

Sostienile e dille di loro parole di incoraggiamento paterno e di conforto.

 Tu su a questo riguardo sei un po' avaro, troppo asciutto, anche con tuoi Sacerdoti

che, poveretti! lavorano e facchinano da buoni servi di Cristo.

Perché non dici mai loro una buona parola?

Ma, vedi, che sono bravi figli, e sacrificati nel lavoro.

Ma non è meglio che gliela dici tu, invece di dovergliela dire io,

che poi sembra quasi che la mia parola sia in riparazione o in opposizione al tuo silenzio

o al tuo modo di fare con essi? Tu non lo fai apposta, lo so.

Ma vedi che essi lo dicono: «ci sgrida sempre, e non ci dice mai: bravi!

stavolta abbiamo fatto bene: Iddio vi ricompensi[»].

 Vedi che il loro p Padre sei tu: sei tu che li hai vicini, e che devi unirli a te,

formare di essi un cuore solo con te, mica per te, ma per fare del bene

e confortarvi a vicenda.


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Fa così, caro Don Risi: dammi ascolto, e vedrai quanto potrai fare di più in Parrocchia!

Oltreché in Casa e fuori avrai più unione, e ti sentirai più consolato,

più vicino ai tuoi preti, più vicino alla tua popolazione.

Ma sai che conforto sarà, specialmente per i tuoi Sacerdoti?

Adesso ad es. compra loro dal Descléé o da altri un qualche cosa, un oggettino qualunque,

come ricordo del mese di Maggio, e segno di tuo grato animo e di conforto,

e dillo loro nel darlo: sono piccole cose, ma necessarie.

Ma b Bisogna che tu sappia conquistarti sempre e sempre di più il cuore

della popolazione del Quartiere Appio. Cosa vuoi? Bisogna avere pazienza!

Pazienza con quei di Casa, pazienza con i giovani del Circolo,

pazienza con le Madri cristiane, pazienza con le s Suore:

pazienza, grande carità e pazienza con i poveri.

 Per un altr'anno ci sarà il tuo XXV.mo di Messa.

Non per te, ma per fare del bene alla tua Parrocchia,

vorrei darci una grande importanza e inaugurare le campane.

Ecco, adesso mi hai capito, perché parlo sempre delle campane.

 Sarebbe un bel ricordo, ed io ritornerò dall'America per trovarmici.

 Vorrei che tu fossi adorato dai poveri, come era Don Bacciarini.

E ci riuscirai! Coraggio in Domino!

 Caro Don Risi, io non ti sarò mai tanto grato di quanto hai fatto e fai

per la Congregazione; ma e ti chiedo scusa di scriverti così,

ma tu senti bene quanto affetto c'è dentro per te!

 Vedi che in Casa ci sia più unione di cuori, più unione con te,

e sii come geloso di avere in mano l'affetto, il cuore e la stima dei tuoi preti.

 Prendi di mira queste tre cose: sono tre p: i preti, i poveri, i piccoli (i fanciulli).

Sono le tre grandi forze: e farai miracoli di bene.

E, se un'altra cosa devo dirti, è sempre un altro p. Pazienza! Pazienza! Pazienza! specialmente con i Sacristani e le persone addette alla Casa e alla Chiesa.

 Non ti puoi immaginare che consolazione ho avuto dalla notizia che mi hai dato

e dall'Osservatore inviatomi, che cioè la festa andò benissimo

e in pieno accordo con le Suore.

 Ora verrà Don Arigazzi: [Arrigazzi] ajuta tanto anche lui!

È buono, e il suo cuore è con noi; io me lo volevo prendere fin per mio Segretario,

anche perché vedo che egli ama un po' girare, e per tenermelo vicino,

perché mi correggesse dei miei difetti. Non so se io l'abbia già detto a lui,

ma una volta glielo feci intendere, mi pare, e ultimamente.


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 Se egli va da sé, non concluderà: farà forse dei soldi,

ma non sono i soldi che saziano il cuore e soddisfino la vita d'un Sacerdote -

 Tu leggigli pure, se crederai, quella quelle parti di questa lettera che lo riguardano,

se vedi che ciò lo può animare.

Io gli voglio molto bene nel Signore più che se mi fosse fratello, e un giorno si saprà.

Hai fatto bene a scrivere a Don Salvini, ma, se non occorrerà a S. Giovanni

lo potremo mandare alla Colonia dove pare andasse volentieri al posto di Don Segalerba,

e dirà Messa in Casa. Che ne dici?

 Don Robert forse si fermerà a Venezia tutta questa settimana perché mi aspettano là,

essendoci agli ultimi il Congresso Eucaristico.

 Vai da Sua Eminenza il Card. Boggiani: lo Lo ossequi tanto ma tanto per me,

e Lo preghi di darmi - se può - qualche informazione sul D. Chinaglia.

 Ti unisco lettera di Mgr Vescovo di Adria - Rovigo, che gli farai leggere.

 Mi rincresce che si lascino le Cieche: vedi un po' e dammi qualche consiglio.

Ma, se non si potrà, pazienza!

 Non vorrei, caro Don Risi, avere scritto in questa mia

qualche cosa che ti avesse potuto recare dispiacere.

In caso la carità di Gesù Cristo abbruci tutto:

tu guarda in alto al Signore e alla S. Chiesa, e non a me peccatore!

 Sono contento che Garberoglio sia suddiacono, povero figlio. Confortamelo tanto!

 Vedi tu a Roma devi essere il Padre e il confortatore di tutti i nostri Sacerdoti

e Chierici. Se non fai tu questa parte materna in Domino, chi la farà?

Quindi in tante cose frenati; anche avendo ragione, -

un po' le dirai a tu a tu, con un po' di zucchero.

Ho bisogno che ci sia questo cento centro, e che tu ne sia l'anima

e il vincolo dolce nella fraterna carità. Iddio te ne ricompensi!

 A Roma tutti i nostri fratelli sentono questo bisogno, c'è questa necessità urgente.

È cosa che tu solo potrai fare ajutandoti Nostro Signore e la SS. Vergine.

 Finisco salutandoti caramente in Gesù Cristo e nella SS. Vergine,

e ti sono aff.mo


         Sac. Orione  della Div. Provv.


[a fondo pagina contrassegnata da numero cinque in lapis blu, a rovescio]


 +        Anime e anime !

         Tort.[ona], il I Giugno 1923


 Distinta Signora