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Bs. Aires, 23 Ottobre 1935
Calle Carlos Pellegrini, 1441
Mio caro Don Parodi, [Silvio]
Il Signore sia sempre con noi !
Incarico la Madonna di ringraziarti della gradita tua del (non c'è data)
giunta il 21 per avion.
In questi giorni ho pensato e pregato tanto per codesta Casa, che mi sta veramente a cuore.
Ne ho anche scritto a Don Sterpi ripetutamente e forte.
Bisogna, caro mio, intenderci bene, e che tu e codesti miei e nostri carissimi Chierici
sappiano e riflettano quotidie ciò che Dio, la Chiesa e la Congregazione aspettano da loro.
Il nostro sommo studio deve essere meditare nella vita di Gesù Cristo.
La dottrina di Gesù Cristo vale più che tutte le dottrine
e l'orazione è di tutte le filosofie la più sublime e di tutte le scienze la più istruttiva,
è la scienza delle scienze, e la sola che fa l'uomo contento e beato.
Il sapere senza il timor di Dio che fa?,
nulla vale per l'eterna salvezza senza la virtù, senza l'umiltà; -
e l'uomo, per quante cognizioni abbia, è sempre un povero ignorante.
Questo solo riflesso dovrebbe bastare a non lasciarci esaltare la mente
e a non lasciarci invanire.
Ma lo studio e la scienza non rendono superbi
quando si acquistano con retta e pura intenzione di dar gloria a Dio,
da Cui vengono tutti i doni e tutti i lumi: «Deus scientiarum Dominus»
e allo scopo di fare un maggior bene ai nostri fratelli.
Gli studî devono terminarsi in Dio e nella carità del prossimo.
Da noi si deve unicamente studiare per conoscere meglio Iddio
e poterlo meglio amare: per poter avvicinare di più il prossimo per conoscerne i bisogni,
per elevarlo a Dio, per meglio assisterlo e salvarlo.
Gli studî in una parola, sono un mezzo per santificarci e per santificare,
per servire più efficacemente la causa della Chiesa e
servire al fine proprio della umile nostra Congregazione.
Così si santifica lo studio, e lo studio santifica noi, -
e basati su questi principî, animati da tale spirito, lo studio diventa uno dei cardini di vita
della Piccola Opera della Divina Provvidenza:
noi si santifica lo studio e lo studio santifica noi.
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Non dobbiamo quindi fermarci coll'istruzione né alla letteratura, né alle arti,
né alla filosofia, né allo studio delle scienze fisiche o metafisiche
o in altra scienza sacra o profana
- per quanto siano belle e profittevoli e fin divine, per quanto ci vadano a genio, -
ma dobbiamo dalle scienze salire al Dio e Signore delle Scienze:
dobbiamo pervenire al Vangelo.
E attendere di proposito allo studio più importante che è quello della virtù.
È troppo fredda e inefficace la cognizione della mente, senza lo studio della orazione,
senza la scienza dell'umiltà, dell'obbedienza, della povertà, della carità:
ogni scienza è insulsa e per la vita della perfezione e della salute diventa un pericolo,
quando l'amor di Dio e del prossimo non lo animi.
Oh beata la scienza esperimentale che fu quella dei Santi e di Gesù Cristo,
e che faceva esclamare a San Francesco d'Assisi: Tamtum scimus, quantum operamur.
Ubi non est scientia animae, non est bonum (Prov. XI).
Prima vivere bene e poi sapere. -
Sarebbe gran sciocco colui che più attendesse a quelle cose
che poco o punto giovano all'anima sua:
e non supremamente a quelle che servono alla sua salvezza. -