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[M. Rev.do Don Silvio Parodi

Superiore Istituto Divin Salvatore

Via Sette Sale, 22  Roma]


        Anime! Anime !

        Tortona, sera di venerdì, 22 Ottobre 1937


 Caro mio Don Parodi, [Silvio]


 La grazia del Signore e la Sua pace siano sempre con noi!

 Ho ricevuto la gradita tua del 20 corr., e rispondo, breve, ma chiaro e deciso

in Domino.

 Come sai, sempre ho detto, - ed è era tanto naturale, - che, a studiare a Roma,

alla Gregoriana, si dovessero mandare i nostri Chierici migliori, sotto ogni riguardo.

Che i Chierici non fossero esclusivamente italiani, ma anche di nazionalità diverse,

purché tali da meritarlo, sempre sotto ogni riguardo.

 Il mio pensiero non è affatto cambiato in questi anni,

ed h anche dalla lontana America, quando volevo confortarmi,

pensavo al caro gruppo di Chierici delle Sette Sale,

siccome a quelli che avrebbero preparato alla nostra piccola Congregazione

un avvenire grande nel Signore molte consolazioni alla Chiesa e al Cuore di Dio

Per codesti figli ho sempre pregato in modo particolare:

molto ho aspettato e molto, moltissimo aspetto da te e da essi,

a gloria di Dio e a servizio della Santa Chiesa Romana e del Papato-

 I Chierici, che si mandano alle Sette Sale perché frequentino la Gregoriana,

devono avere buona salute, particolare attitudine agli studî

ed essere di ottimo spirito religioso.

Possibilmente devono dovranno non solo avere i voti,

ma avere aver anche fatto il tirocinio pratico, con piena soddisfazione dei Superiori

delle Case dove furono, ed avere un buon carattere: questo è da tenersi sempre presente;

e più forte volontà, sia nella pratica della virtù e vita religiosa

che nella applicazione allo studio.

 Quanto ad intelligenza, non devono essere dei semplici mediocri o sufficienti. -

Mi spiego: abbiano il positivo, il comparativo e il superlativo.

Possibilmente devono essere di intelligenza superlativa:

non devono mandarsi alla Gregoriana dei semplici positivi, -

devono essere per doti di intelligenza, per memoria e per attitudine allo studio,

almeno di grado comparativo.

Qui P parlo sempre e solo per il del lato intelligenza e volontà di studiare.

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 E ritengo così perché E penso che con lo spirito di quella soda pietà,

che «è utile ad ogni cosa», come dice San Paolo, - (e quindi anche alla riuscita degli studî),

con la buona volontà e col far tesoro del tempo, ma, sopra tutto, con l'aiuto di Dio,

che, certo, non mancherà a chi si dà tutto a Lui e, a chi studia non per sé,

ma per il Signore e per servire la Chiesa, - penso, dunque, che anche i comparativi

non faranno mala figura, ma, pure alla Gregoriana,

potranno dare risultati più che soddisfacenti,

e, magari, da comparativi diventare dei superlativi. Ciò per la intelligenza e gli studî.

 Quello, invece, in cui codesti Chierici si richiede che siano superlativi,

è in ciò in cui dove la eccellenza e la superlatività dipende da essi

 Non devono essere inviati alla Gregoriana né a studiare a Roma,

- né si devono affatto ritenere in Roma, -

quei Chierici che i quali non avessero uno spirito di pietà, di umiltà, di fede,

di docilità dolcezza di cuore, di dipendenza e obbedienza, di purezza, di povertà,

di fervore e orazione, di sacrificio, di carità superlativa.

 Quelli di vocazione non ben provata, non distaccati dal mondo

e dalle abitudine secolaresche, non alieni affatto dal modo di pensare, di parlare, di vivere

mondano e secolaresco, - non distaccati dalle famiglie e da amicizie,

da letture e da musiche che sapessero di profano o di non conveniente,

(e non dico disdicevole), ma non anche solo poco conveniente ad un pio e santo Religioso, - codesta specie di gente non vera religiosa,

non dovrà mai mandarsi né mai tollerarsi alle Sette Sale, né ora né mai più.

 E di queste disposizioni ringraziatene Iddio, e si stia strettamente ad esse,

per l'amore del Signore, della S. Chiesa e della nostra cara Congregazione.

 E si dica il Te Deum non perché Don Orione è tornato dall'America,

ma perché, per la divina grazia, Don Orione è tornato dall'America non americanizzato,

non lasso, non ondeggiante, ma fermo, ma deciso, ma risoluto in Dio

di mettere a posto sé stesso, sì e come richiede la celeste vocazione religiosa

che il Signore misericordiosamente gli ha data: - et verbo et exemplo animare tutti

a darsi a Dio sul serio, a mettersi a posto se non ci si è, o a maggiormente infervorarsi

nel divino servizio in questa umile Congregazione,

piantata dalla destra della Divina Provvidenza,

e maternamente assistita da Maria SS. e così assistita

da potersi ben chiamare la Beatissima Madre di Dio

la vera e unica Madre e fondatrice di questa della Piccola Opera. -

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 Bisognerà, dunque, mio caro Don Parodi,

= a cui la Congregazione ha affidati i suoi figli, direi, più cari, più prediletti,

dai quali più si aspetta = bisognerà, dico, che, sopra tutto sul nostro esempio,

essi siano cresciuti ed educati a seria e santa disciplina e, a profonda formazione religiosa,

senza tollerare ciò che non va affatto tollerato. -

Essi I Chierici devono già venire costì già senza le deficenze che ho detto,

e dirò ma religiosamente formati ma tu .

 Tu poi ne perfezionerai la formazione in Gesù Cristo,

approfondirai la loro vita interiore e spirituale, - sì che essi

abbiano una più compìta formazione individuale del loro spirito secondo Gesù Cristo,

e siano come trasformati in Gesù Cristo, tanto e sì alta devono viverne la vita! -

 Deh! non tollerare delle formazioni religiose a vernice:

non tollerare Chierici che sonnecchino tranquilli: non di quelli un po' alti e un po' bassi:

non quelli né caldi né freddi: non i golosi, non gli avidi di letture, di letteratura, di musica,

di fotografia fotografie: non i leggeri, non i vanitosi, non gli avvocati.

Non E non ti accontentare, per carità, di certo formalismo né delle pratiche esterne

di pietà. Anche le pratiche esterne di pietà ci vogliono e fanno del bene,

ma esse si dissolvono in nulla, se pur non fanno dei farisei e degli ipocriti,

quando la pietà non fosse ignita, quando non fosse una vera vita religiosa interiore,

una religiosità profonda, una vera coscienza religiosa individuale cristiana e retta,

formata bene, quando non formassimo Gesù Cristo in noi,

quando, realmente, non ci conformassimo in tutto a Gesù Cristo

 Rinnoveremo noi e tutto il mondo in Cristo, quando vivremo Cristo, e

quando ci saremo realmente trasformati in Gesù Cristo -


Non riletta


 E non ti pare fosse proprio inutile, caro mio Don Parodi,

che si venisse formando una nuova Congregazione nella Chiesa di Dio,

se non era per dare a Dio una maggior gloria? se non era per la nostra santificazione?

se non era per portare nel mondo un soffio, direi, nuovo, e più potente

di amore di Dio e degli uomini?

 Ma questo calore, il vigore di una più alta e copiosa vita spirituale,

come potremo noi darlo, come trasfonderlo negli altri, se non lo vivremo prima noi?

E come potremo viverlo, se non attingendolo a quella sorgente divina, che è Cristo?

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 Egli, ed Egli solo è la fonte viva di fede e di carità

che può ristorare e rinnovare l'uomo e la società:

Cristo solo potrà formare di tutti i popoli un cuor solo ed un'anima sola,

unirli tutti in un solo Ovile sotto la guida di un solo Pastore.

 Or dunque, mio caro, sia questo il primo e massimo nostro impegno:

annichilire noi stessi, rinnegare noi stessi, e formarci su Gesù Cristo, e su Cristo Crocifisso

per misterium Crucis. E a questa scuola formare e plasmare i nostri Chierici:

 non vi è altra scuola per noi, né altro Maestro, né altra cattedra che la Croce.

 Vivere la povertà di Cristo, il silenzio e la mortificazione di Cristo,

la obbedienza umiltà e obbedienza di Cristo nella illibatezza e santità della vita: umili

pazienti e mansueti, perseveranti nella orazione tutti uniti di mente e di cuore in Cristo, -

in una parola, vivere Cristo.

 E sempre lieti in Domino, con gioia grande, diffondendo bontà e serenità

su tutti i nostri passi e nel cuore di tutte le persone che incontriamo:

sempre contenti, sempre alacri, tesoreggiando il tempo, ma senza troppa umana fretta:

in ogni giorno, in ogni cosa, in ogni tribolazione, in ogni dolore letizia grande,

carità sempre e carità grande sino al sacrificio, in ogni cosa, solo e sempre, Cristo,

Gesù Cristo e la Sua Chiesa, in olocausto di amore e, in odore dolcissimo di soavità

 Attuare in noi il Santo Evangelo, applicare a noi Gesù Cristo,

invocando ad ogni ora la sua grazia, e la grazia di vivere sempre piccoli e umili

ai piedi della Sua Santa Chiesa Romana e del Papa.

 A Gesù Cristo e alla Sua Chiesa formare, plasmare, educare con le opere,

col buon esempio che trae ed edifica, più che con le parole, i nostri cari Chierici.

 Così Iddio ci aiuti e la celeste nostra Madre Maria SS.!

 Ed ora vengo ai Chierici.

de Possono restare in codesto Istituto solo quelli che, secondo tua scienza e coscienza,

rispondono alle norme date in questa mia, - non altri.

 I quattro o cinque dei quali pervennero informazioni poco soddisfacenti

conviene provarli altrove, non in Roma, tanto più che essi provenivano dal Noviziato, -

e avrebbero dovuto essere infervorati - Faranno il loro tirocinio.

Sono poi anche giovani, e non era bene che quest'anno avessero fatto De Matrimonio.

 Allontanerai poi tutti quelli che, messoti davanti al tabernacolo,

senti che, in punto di morte non saresti tranquillo a ritenerli ancora in codesta Casa.

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 Io ora non so quanti posti ti resterebbero liberi, -

ma tanto perché ti sappia regolare, - ti si manderebbe lì, oltre i già designati,

(sparsi ancora nelle varie Case e che tu sai che già erano lì l'anno scorso o negli anni scorsi

e che dovevano ora tornare), anche i seguenti:

i due Malfatti [-] Carradori - Perlo - Campos, Falappi, Bussolini, - Bressan - Cardona -

Cabri - Ponzano [-] Mis - Balestrero (credo che alcuni siano già lì)

Sfoggia anche, che è già lì.

 Don Sterpi non giungerà fino a stassera, e non ti posso dire altro,

perché ho ancora poca conoscenza dei Chierici -

 Mia intenzione è sempre che costà siano almeno 31 o 32

perché poi qualcuno si perde, non foss'altro per malattia.

Ci sarebbero anche Serri, ma non so ora come sta di salute -

Non so se Kisilac [Kisilak] Don Sterpi pensi di farlo o no venire quest'anno.

 È giunto Don Sterpi e dice che si può trattenere anche Grossi, Giovannini, Pirani -

(e se con questi non si raggiungesse il numero di 30 o 31) ci sono ancora

Cruciani, Lanza, Marangon, Zebri, Brinchi - (questi è giovane per fare de Matrim.

 Ora attendo di sapere da te che numero ne hai, e quanti te ne mancano.

 E quelli che non si diportarono bene

o che anche sarebbero troppo giovani per fare de Matrimonio,

essi vadano a fare il loro tirocinio

al posto di quelli che sarebbero stati mandati già a fare il tirocinio ad Anzio e a S. Oreste. -

 Saluto, conforto e benedico te e tutti -

 Ho ricevuto lettera per cui so che il P. Abate pare vada a stare a Subiaco:

bisogna pregare che non ce lo tolgano.

 Attendo tua lettera d'urgenza -

 Aff.mo


          Sac. Orione  d. D. Pr.


 Si provvederà anche per Anzio e poi per qualche altra Casa presso Roma


 Il resto lo scriverò domani o dopo, con tutto quello che dovrai rispondere

alla lettera del Rettore della Gregoriana -

 Ora è notte inoltrata e tutto domani dovrò esser a Genova -

 Saluto, conforto e avanti in Domino!

 Ti benedico in G. Cr. e M. SS.


          Don Orione  D P


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(Annullata parte di minuta del V008T186 - P210b)






































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(Annullata parte di minuta del V008T186 - P210b)