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+ Buenos Aires, 26 Luglio 1935
Calle Carlos Pellegrini, 1441
Pequeno Cottolengo Argentino
Alla grande mia Benefattrice,
Il Signore sia sempre con noi con la Sua santa grazia e con ogni celeste conforto!
È almeno un secolo che non Le ho scritto, benché La abbia sempre davanti agli occhi
e nel cuore; tolto a Don Sterpi e qualche rara lettera a Sciaccaluga,
non mi è stato possibile scrivere più a nessuno. È stato per me come è per l'agricoltore
il tempo affocato della mietitura.
Lettere e telegrammi giunti qui per San Luigi tutto fu rubato o perduto
da chi mi portava la grossa busta della corrispondenza, giunta in quei giorni.
In questo frattempo ho aperto tre Case e ho dato principio al vero Cottolengo
Argentino: ho provveduto letti, biancheria, ho accettato poveri, molto più poveri e infelici
di quelli che abbiamo in Italia: ho avuto gioie, ho avuto dispiaceri, ma sempre Deo gratias!
Mi sono trovato con il diabete addosso ho fatto la cura per liberarmene
e grazie a Dio sto bene. Presto, per ogni buon conto, mi faranno altre analisi
anche del sangue. Però assicuro, e voglia Ella assicurarne anche quell'incredulo
di Don Sterpi, che mi sento proprio bene: posso pregare, lavoro, mangio, dormo,
e sono fin ingrassato. Che vuole di più? L'altro jeri abbiamo avuto qui l'Arcivescovo
di Buenos Aires: era San Giacomo, il suo giorno onomastico, e venne a dire la S. Messa
qui da noi, proprio nel dì del suo Santo ci furono moltissime S. Comunioni,
fece un gran bel discorso, e poi benedisse i campioni delle varie famiglie già cominciate
al Piccolo Cottolengo Argentino: c'erano ciechi, storpi, paralitici, deficienti,
(ne abbiamo di quelli che non parlano, non mangiano (bisogna dar loro da mangiare
come a bambini, non si vestono e bisogna anche cambiarli due o tre volte tra notte e giorno. Deo gratias!
Abbiamo vecchierelle, vecchi, qualcuno uscito dalla galera che ha ammazzato:
una madre paralizzata dal tempo del parto con un suo bambino di 4 mesi
che si nutre artificialmente.
L'arcivescovo rimase tanto contento che jeri è ritornato a portarci un gran pacco
di confetti e panettoni. E jeri venne anche Sua Eccell. Mgr. Devoto, il Vescovo Ausiliare
e Vicario Generale. Deo gratias!
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Stanotte si è dovuto star su buona parte della notte attorno ad un deficiente,
un povero giovane di 15 anni, figlio di un italiano.
Ora, per scrivere un poco, bisogna che mi serva della notte, perché,
fin dopo le 10 di sera c'è da fare, e devo moltiplicarmi.
Sento molto l'aiuto del Signore.
Spero d'ora innanzi, - anzi voglio assolutamente scriverLe più di frequente,
ma se, qualche volta, la forza delle cose me lo impedisse, Ella, buona Sig.ra Queirolo,
mi scriva sempre, che per me le sue lettere sono come se mi giungessero
notizie di mia madre. Sono contento e direi felice di saperLa in campagna,
e che abbia vicino e di frequente con Lei i nipoti e anche quella testa fasciata
di Suor Maria Eustella, - chissà se poi si farà Santa sul serio! - me lo dica un po' Lei,
che alle Monache non credo tanto, ma a Lei si, ci credo. E stia anche attenta,
Sig.ra Queirolo, da quell'altra birba di Suor M. Stanislaa, che dice sempre che si converte,
ma poi chi lo sa? Speriamo che, al mio ritorno, le trovi tutte ben avanti nella perfezione
e amor di Dio, che, invece di far io la predica a loro,
- loro la faranno a me coi loro esempi edificanti.
E i suoi cari nipoti, e al mio carissimo Sig.r Pio dica che non solo non li dimentico,
ma li ho sempre qui davanti, e non manca giorno che non preghi per essi. Oh quante
e quante sante cose vorrei dir Loro! quanti conforti vorrei dare a Lei, mia indimenticabile
benefattrice e madre dei nostri cari poveri! E Dio sa come vorrei poterLe dire fin da ora
quando ritorno: spero tra non molto: pregate tutti, e farò un'improvvisata!
Invoco dal Cuore SS. di Gesù su di Lei, su tutti i suoi cari, su Suor Eustella,
Suor Stanislaa, su tutti i nostri cari poveri la più grande consolante benedizione!
Suo dev.mo e obbl.mo in G Cr. e Maria SS.
Don Orione d. D. Provv.
P. S. Spedisco senza rileggere: non c'è tempo, pazienza!