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          [estate 1905-1906?]


 Caro Don Sterpi,


 Ricevo la vostra lettera da Sanremo: Deo gratias di tutto.

Cominciate pure i lavori, io sono contentissimo che si faccia subito,

però prima voglio vedere i patti segreti, si capisce.

 In questa circostanza debbo avvertirvi che non ci è più permesso fare debiti,

più di L. 1000 per Casa, senza il permesso della S. Sede.

 Ora fate bene i conti per la fabbrica che si deve fare a Sanremo,

che all'aggiustamento dei conti non risulti più di L. 1000 del danaro che ora avete

per quel fine disponibile; quindi occorre regolarvi bene nel preventivo

che non non venga più della metà del danaro disponibile.

 A questo si aggiunge che, finché almeno non ho visto i patti

non credo prudente e conveniente che si spenda altro danaro raccolto dalla Congregazione

in uno stabile che, per patti segreti, da un momento all'altro potesse esserci tolto,

o creare alla Congregazione dei litigi.

 Non capisco perché noi dobbiamo dare conto a Mg.r Daffra di lire 85.000

Noi lo paghiamo per le L. 65.000 di cui abbiamo pattuito il convitto,

del resto del danaro in coscienza siamo liberi di fare ciò che crediamo

siamo tenuti ad altre imposizioni posteriori, avendo fatto prima un compromesso

in iscritto, e data una somma quale caparra. Non vi pare?

 Quindi mi pare che possiamo servirci anche di quel danaro per altro