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+ Tortona, XV X 1918
Anime e Anime!
Caro Don Sterpi,
Oggi è dunque il XXV Anniversario della apertura della prima casetta
in San Bernardino.
Quante grazie dal Signore e dalla SS. Vergine e quanti debiti da rendere conto a Dio!
Ma mi getto nel Cuore di Gesù e tra le braccia materne della SS. Vergine,
e solo voglio amare il Signore e la Madonna e la S. Chiesa e le Anime. Un pensiero
mi conforta, e sia detto a sola gloria di Dio e ad esempio di chi verrà in Congregazione:
che in mezzo a tanti peccati e ingratitudini e freddezze e sbagli e mancamenti e deficenze,
però, con la divina grazie e per la divina grazia, questi 25 anni sono stati 25 anni di amore
e di fedeltà al Santo Padre e alla Santa Madre Chiesa; questo sì, per la divina grazia,
e si è fatto in tutto, nello spirituale, nel dottrinale, nella disciplina come nel temporale
e in tutto il temporale: nei comandi della Santa Sede come nei suoi desiderî,
in tutto quello che ha chiesto, che ha desiderato, - siamo stati umili e fedeli
e amatissimi figli ai Suoi piedi benedetti.
Questo è bene che ricordino sempre i figli della Divina Provvidenza.
Per compiere la volontà e i desideri del Papa molte contrarietà e ostilità e persecuzioni
si è sofferto: molti ci hanno visti male e abbandonati; ma quanto si è patito
per restare fedeli alla Chiesa, al Papa e ai Vescovi che sono in tutto col Papa,
ce lo troveremo in Paradiso, e ci sarà, spero, presso il Signore di grande merito
e di grande condono per i tanti nostri peccati.
E quel poco altro di bene che si è fatto, è la Madonna che ci ha ajutato a farlo,
facendoci proprio da Madre. Ora bisogna mantenere questo spirito di papalità,
e continuare a servire la Chiesa con tutti noi stessi, e ricominciare in tutto ad essere tutti
di Dio con tutto il fervore dell'anima e con tutta e per tutta la vita, con fede grande
con carità grande con abbandono grande nella Divina Provvidenza.
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Parte di questo spirito che dobbiamo coltivare sempre nella piccola
e cara nostra Congregazione è anche quel santo e vivissimo desiderio di libertà
nelle opere di Dio per cui non vogliamo che il secolo col suo soffio micidiale e laico
venga ad inaridire, ad intossicare ed a distruggere lo spirito della fondazione
della casa della Divina Provvidenza.
Le case della Divina Provvidenza non devono mai essere costituite in forma giuridica:
le opere di carità che la Divina Provvidenza fa misericordiosamente sorgere sui nostri passi
non devono essere governative, perché presto isterilizzerebbero,
e non avrebbero più quel profumo di religiosità e di carità, che deve essere proprio
dei nostri Istituti. Noi viviamo in tempi incerti, passionali e mutevoli assai:
non intendo che le nostre opere di carità si attacchino agli uomini,
né alle istituzioni politiche degli uomini e degli Stati, né alla politica dei tempi
o degli uomini o ai partiti politici.
Io rispetto tutti perché sono un cattolico, figlio della S. Chiesa Cattolica
e devotissimo al Papa, e sento anche di molto amare la Patria,
ma non voglio che il Governo entri nelle nostre opere di carità, perché le guasterebbe
e snaturerebbe; abbiamo uno spirito totalmente diverso. Badate bene:
non è affatto che io non voglia obbedire alle leggi del Governo, né mancare al debito
ossequio alle Autorità Civili e politiche dello Stato, no, affatto! Voi sapete come tratto
con le Autorità e come sempre mi sono prestato ove potei per compiacerle e aiutarle.
Solo voglio essere liberissimo nel bene, mentre nulla tralascio per costituire d'amore
e d'accordo con le autorità Ecclesiastiche e del Governo le nostre umili opere.
Però queste opere non le amo e non le voglio costituire legalmente, stimando,
come pensavano il Ven.le Don Bosco, Don Guanella, il Ven.le Padre Lodovico da Casoria
e altri uomini insigni di Chiesa e buoni patrioti che il dare alle opere di carità vita giuridica
sia come voler costringere un bambino in un cerchio di ferro, impedendone lo sviluppo. Quando un'opera di carità e di culto diventa ente morale, essa si raffredda
e raffredda chi vi attende e vi lavora entro: diventano opere che si fossilizzano, e in generale,
fossilizzano lo spirito di chi vi attende: diventano vere opere di calcolo umano e tutte umane:
esula quel profumo spirituale, quello spirito di Provvidenza che è proprio del vero bene,
e spesso esula anche lo spirito e le benedizione di Dio: questo è quanto ho sempre constatato.
E poi, di frequente, capita anche di peggio!
Ringrazio il Signore di avere sempre sentito così, e mi pare di poter dire di sentire
così portato in Gesù Cristo dal vero bene ai nostri umili e poveri Istituti,
e per il loro migliore e più sicuro avvenire.
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A questo spirito si deve unire un grande spirito di orazione: fin qui io ho pregato poco:
bisognerà che per l'anima mia e pel bene della Congregazione preghi molto molto di più.
I Santi trovavano le loro delizie nell'orazione.
Che Nostro Signore si degni di mettermi bene ferme le Sue Sante Mani trafitte
sulla testa, e assistermi malgrado tanti miei peccati, e non abbandonarci mai e poi mai!
Io confido proprio nella SS. Vergine per questa grazia che oggi Le ho chiesto,
per me come per tutti voi.
Quanto poi al caro Canonico Margiotta, certo avrei desiderato che Egli,
come aveva mostrato desiderio dopo la morte di sua mamma, avesse voltate le spalle
al mondo, e fosse venuto ad aiutarci, dandosi tutto a questo nostro povero
e piccolo Istituto. Ma forse non ho pregato a sufficienza. Però confido che la SS. Vergine
ce lo porterà, se noi tutti La pregheremo con spirito di profonda umiltà.
Quanto alla sua roba, l'Istituto dei Figli della Divina Provvidenza non cerca ingrandirsi
né comparire innanzi agli uomini; uno dei caratteri fondamentali della piccola nostra
Congregazione deve essere l'umiltà dello stato e la piena fiducia nella Provvidenza.
Da quanto più sopra vi ho detto, voi pregate e combinate le cose ben chiare con Lui
circa la fondazione di Prunella. (Ricevo qui la lettera del Signor Canonico).
Se è che egli intende che quelle opere di culto e di carità da farsi ai piedi della SS. Vergine
Addolorata siano veramente opere fatte sue dalla nostra Congregazione
e animate tutte dal suo spirito (senza deviare lo scopo della fondazione di Prunella mai,
né alienare i fondi) se vuole, in una parola, che la sua proprietà presto o tardi
diventi un vero e proprio Istituto della nostra Congregazione,
allora egli veda di attenersi a quello spirito e criteri più avanti esposti, poiché come,
con la divina grazia, mi obbligherei con la S. Sede, e tutti si obbligherebbero prima
di ereditare, quelli che verranno dopo di me, a non cambiare mai il fine e lo scopo
dell'istituzione di Prunella, così non siamo disposti a rinunciare ad una solo oncia
del nostro spirito di fondazione per tutto l'oro del Mondo.
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Non il reddito né i beni di Prunella e di mille Prunelle potranno far prosperare
quella casa e Santuario e vi tireranno le benedizioni del Signore e dell'Addolorata sopra,
ma lo spirito di Nostro Signore Gesù Cristo: che è spirito di umile fede, di carità, di umiltà,
di povertà, di orazione e di azione e di sacrificio per la carità.
Se noi vediamo da anni che è il Signore che come ha suscitato questa Opera,
e la Sua Divina provvidenza la tiene su malgrado i nostri grandi peccati,
- dobbiamo guardarci bene dal voler cambiare lo spirito onde essa è nata,
e cambiarle l'impronta che Nostro Signore pare che ci abbia dato.
Ah! per carità ci sono già i miei tanti e gravi peccati, caro Don Sterpi,
cerchiamo di tenere ben fermo lo spirito religioso e di conservarlo
e tramandarlo a quelli che la Divina Provvidenza ci manderà nella Sua misericordia.
Che se invece il Sig. Canonico non entra in questo spirito,
e pure chiede che da noi si assuma di fare un po' di bene e tutto quel maggior bene
che a Dio piacesse a Prunella, - allora egli cerchi in Domino di conciliare le cose
in modo che, pur non essendo quella casa di Prunella una propria e vera casa
della Congregazione, sia costituita in maniera che il personale colà addetto
non abbia mai da essere deviato o inaridito nello spirito proprio della nostra vocazione,
trovi aperta la vena della carità e abbia la più bella e santa libertà di fare;
di fare molto bene nel nome di Gesù Cristo crocifisso e della SS. Addolorata
alla povera e cara Calabria: cerchi il Sig. Canonico che in avvenire non ci siano poi intoppi
ed ostacoli per quelle opere di Dio. Se il personale fosse mai considerato
e trattato come gente mercenaria, sarebbe finita: tutto quello che viene a noi si sa
che va ai poveri e specialmente ad ajutare le vocazioni ecclesiastiche di poveri fanciulli.
Il Superiore poi della Congregazione deve avere mani libere,
deve poter imprimere e dare spirito e sviluppo alle opere.
È lui che dovrà dire ora si deve fare questo, ora quest'altro.
Lo spirito dell'Istituto nostro vuole una carità immensa in una attività caritativa
immensa: e la Calabria mi pare che di questo anche abbisogna.
Per assicurarci di questa libertà desidero che si faccia un contratto per un dato numero
di anni: il Can.co dà, è vero, i mezzi materiali, ma anche la Congregazione dà la vita
dei suoi figli per fare quel bene. Non capisco poi perché il Rettore del Santuario
e il direttore della Colonia non debbano sempre (essere) nominati o almeno proposti
alla Santa Sede dal Superiore della Congregazione.
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E dovrà anche sempre essere in facoltà del Superiore della Congregazione di cambiarli
e di poterli rimuovere né più né meno come avviene nelle case della Congregazione
- altrimenti dove va la dipendenza? In ciò che è di più vitale il Superiore
della Congregazione sarebbe tagliato fuori senza volerlo certo, ma si verrebbe a spezzare
lo spirito e i vincoli dell'Istituto. Riterrei inutile venire, se prima questi punti non sono
ben chiariti e determinati in questo preciso spirito, e anche in tale forma che garantisca,
per quanto umanamente è possibile, che il fine che il Sig.r Canonico intende dare
alle Opere di Prunella non sarà deviato, come non sarà deviato lo spirito del nostro Istituto
né vi sia ingerenza nel governo interno né nei fatti nostri né limitazione alcuna di libertà
sia nell'andamento anche esterno delle opere e del Santuario come nella designazione
e trasferimenti di personale.
Quanto alla mia venuta, ripeto che non sarei alieno dal venire, ma non potendomi fermare
a Roma di uno o due giorni al più dovrei trovare la cosa già sgrossata o quasi conclusa;
mi costa molto venire, ma proprio lo farei per l'Addolorata.
Oggi ho qui qualche ragazzi in infermeria con quale male, e il Chierico Raiteri anche.
Non potrei comunque partire di qui che lunedì per parecchi impegni,
che se non è per correre vicino a moribondi, non potrei lasciare Tortona,
perché ho malati anche qui, e non vado fuori ora che per gravissimi motivi.
Anche Don Bariani è a casa perché ha suo fratello che era gravissimo.
Mando uno quasi appositamente perché questa mia, cominciata ieri e terminata stasera,
dopo avere ricevuto la lettera del signor Canonico vi giunga con la massima celerità.
La depongo nelle mani della Addolorata!
Riveritemi il signor Canonico al quale stasera stessa telegrafo
che ho mandato questa lettera a voi da leggersi insieme.
Pregate tutti e due per me.
Io venerdì terrò per alcune ore esposto il SS. Sacramento,
perché si decida solo e tutto secondo il Cuore di Gesù
e la volontà della SS. Vergine Addolorata.
Sia lodato Gesù Cristo!
Vostro aff.mo come fratello
Sac. Orione Luigi della Div. Provv.