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[Al M. Rev. Don Carlo Sterpi

Direttore Istituto Artigianelli ai Gesuati

Venezia]


riservata, ma da conservarsi in Archivio


         [Roma, Ognissanti] 7 Febbr [192]6

 +        Anime e Anime


 Caro Don Sterpi,


 La grazia e pace di N. Signore siano sempre con Voi!

 I Va tutto bene B per il Bollettino;

però l'Opera del Cardinal Ferrari ha un giornaletto a testata rossa come era il nostro -

Fatto così si legge: fatto a fascicolo, spesso neanche lo aprono.

 II Ho scritto a Don Parodi.

 III Ditemi qual'è la somma esatta da darsi al vecchio macellajo, in modo definitivo.

 IV Per D. Adaglio gli ho detto e scritto che scelga lui.

Gli avevo proposto Novi, ma ha trovato difficoltà,

e fin pensò che io lo mandassi colà per confessare i giovani ciò che non era. -

Mi ha detto che ha bisogno di curarsi, e che non può prendersi nessun impegno.

A Novi non gli pareva poi di essere in Casa nostra Mi disse. «s Se mi ammalo,

chi mi cura[»]? In parte, è vero, là si è tra estranei.

 Gli ho accennato a S. Remo e glie ne ho di qui anche scritto,

ma non mi ha più risposto: mi pare si sia ammutolito e non risponde più. Pazienza!

 Penso che desideri che lo destini io - Ho pensato dunque a Venezia,

quantunque come clima gli dissi che avrei creduto meglio S. Remo,

anche a costo di andare a prendere il bagno fuori -

Ma non so cosa pensi, e allora vedete che oggi gli scrivo di venire a Venezia senz'altro.

Fate qualunque spesa; solo vi prego di fare presto, perché non abbia da credersi

trattato male e che non gli si faccia quello che si deve per farlo guarire -

 Bisogna tenere conto che è malato,

e non valutare ciò che in qualche momento può dire come se fosse sano.

 Per carità, vi supplico anche di non dargli nessun incarico,

eccetto che egli ve lo chieda.

Vedendosi sempre malato vien naturale quasi che pensi che non gli si usino le cure

e i riguardi voluti, perché guarisca -

Sono buoni figliuoli, che fanno ciò che Dio che dispone che facciano verso di noi,

e Dio ne sia benedetto!

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 V Mi spiace assai per Don Gigi, ma Venezia rovinerà la salute di molti.

Pagherei 10 litri del mio sangue per non dovere dire questo,

unicamente per non darvi dispiacere, ma lo dico perché è mio dovere dirlo,

affinché, quando io non ci sarò più, resti almeno per quelli che verranno affinché

si regolino.

VI A voi poi chiedo scusa, e vi supplico nel Signore

di non prendere né come detto per Voi né contro di Voi questo, - il ché proprio non è e non è.

Certe cose che dico si capiranno solo dopo la mia morte.

 VI Saprete che è morto Don Semino mercoledì, io lo seppi solo venerdì. Preghiamo!

Gli avevo scritto il 4 di qui, ma mentre scrivevo, egli moriva.

 VII Non so ancora quando lascierò Roma, ve lo telegraferò prima

 VIII Qui la Casa e la Parrocchia va meglio

 Saluto, conforto tanto e benedico voi e tutti in G. Cr. e Maria SS.

 Aff.mo v/


          Sac. Orione  d. D. Pr.