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[per l'Italia Via Air France]


[Al rev.do don Carlo Sterpi

Superiore Casa Divina Provvidenza

in (4 Maggio)

(prov. Alessandria) Tortona]


 +      Bs. Aires, 4 maggio 1935 - S. Monica

       Calle Victoria, 2084


non rileggo


 Caro don Sterpi,


 La grazia del Signore sia sempre con noi!

Jeri sera è giunto don Miraglio, - fece buon viaggio, per ora è a Victoria

con don Zanocchi, e mi parve contento. - Mi consegnò quel danaro e tutto il plico

della corrispondenza. Deo gratias! A giorni mi sistemerò nel centro di Bs. Aires, in Calle

Carlo Pellegrini dove ora già stanno facendo qualche lavoruccio necessario,

e dove sarà la sede centrale del piccolo cottolengo argentino,

e dove avrò anche il telefono, che mi è tanto necessario, e che qui non ho.

 L'Arcivescovo mi concede di avere la cappella e così avrò nostro Signore vicino.

È una casa data ad uso, senza nulla pagare: semplice e pulita, a due piani, -

dove con me potrà stare qualche sacerdote e il confratello che fa da autista,

e mi svolge un buon lavoro da propagandista, e pare nato fatto per questo.

Egli è di qui e conosce cose e persone, - sopra tutto mi piace perché è di orazione.

 Vi manderò l'indirizzo preciso, appena mi sia installato là, - così potrete indirizzarmi

la corrispondenza, senza che vada ad altra direzione e fuori di Buenos Aires.

 Appena potete, mandatemi Tonoli con almeno altre tre o quattro carissimi,

e, se tanti non poteste subito, mandatene, per ora, due, oltre tonoli:

se fossero due bravi Eremiti, meglio, ma con la testa a posto, di pietà sicura,

di vocazione sicura e di buona volontà di lavorare. Se fossero Eremiti,

viaggino in abito borghese, portandosi l'abito religioso, almeno due.

 Che se, invece, fossero carissimi, siano di assoluto buono spirito, «garantiti»

e portati per l'agricoltura, già coi voti: oltre allo spirito di pietà,

abbiano la passione del lavoro per santificarsi e non abbiano paura di sporcarsi le mani

col coltivare la terra per dare pane, latte, verdura, e carne ai poveri del cottolengo argentino. -

Allora però bisogna con i carissimi e tonoli, mandare uno che possa fare loro scuola,

e che, quindi, abbia fatto la filosofia e faccia ora il tirocinio, lavori e faccia scuola e sia

sicuro per lo spirito religioso. È cosa urgente. Io, se non subito, spero però, fra non molto

di mandarvi quanto spenderete pel viaggio. Mi direte: perché non mandate subito? -

Perché sto facendo stringhe con la mia pelle onde levarci quel debito di circa 100.000 lire

che ha don Zanocchi in Victoria di cui corre l'interesse del 9½ per cento

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e gli interessi composti - Spero pagare, entro maggio, tutto, - e faremo un prestito

di un 20.000 pesos al 3½ per %, - il resto lo abbiamo noi pronto.

Ma ora devo anche acquistare un camion e ho altre spese non piccole pel cottolengo

e devo anche assumere personale. -

 I padiglioni del cottolengo a Claypole li fanno le famiglie diverse che li hanno donati,

non è che il danaro ce lo metta io; io ho aperto un conto corrente ed esse hanno versato

o verseranno le somme occorrenti - Siccome Claypole è fuori Bs.-Aires, - colà cercherò

che vi siano quelli che sono cronici, fatui, deformi, ma che non abbiano bisogna ogni

giorno del medico. Onde, col I luglio, già ho pronta una sezione del cottolengo

in Avellaneda che è come dire in Buenos Aires, poiché è un sobborgo unito a Bs. Aires,

come ad es. Borgo S. Donato a Torino, e fa oltre 100.000 abitanti, la più parte operai

e socialisti, e ad Avellaneda metterò i malati che hanno continuo bisogno del medico.

Ma mi mancano le suore, - quindi pregate vivissimamente la Superiora che mandi

se appena, appena lo può almeno 5 suore, ma che siano qui prestissimo.

Al fuoco metterò quelle che sono qui e che sanno la lingua, e alcuna delle nuove

le frammischierò e terranno la le posizioni che ora tengono queste.

Siano qui chierici e suore almeno ai primi di giugno, e se almeno due chierici

possono venire prima, meglio; - perché ora, a Claypole devo mantenere dei custodi

e lavoratori a 170 pesos mensili, caduno, che vuol dire 500 lire italiane.

 Pensi la Superiora che, sono 4 le suore che lasciarono l'abito, e la polacca

dice che ha dato 2000 e più lire e vuole i suoi soldi, - può darsi che ne scriva alla Superiora,

noi abbiamo risposto che non ne sappiamo nulla. Veda la Superiora a chi

la polacca ha dato il danaro, se in Polonia o a Tortona, e metta in conto le spese

che si fossero fatte per essa. Mandi del personale sicuro, e diano una formazione

più fonda alle suore - E così ai chierici: ad esse ed a voi dico: scuotete la pianta

e fate cadere le foglie che non fossero ben attaccate: - non aspettate, fate questo subito:

questo vi dico nel Nome del Signore.

 Sono contento che siano tenute le ordinazioni, ma non si promuovano

che quelli i quali hanno vero spirito di fede, sicura vocazione, spirito di umiltà, di orazione,

di sacrificio: se non siete più che sicuro, non promuovete, non promuovete!

Vedete le pene che danno alcuni e che diedero altri che finirono di apostatare

dalla Congregazione o di disonorarla. A p. Cappello potete rivolgervi sempre, e in ogni

circostanza. Urge pensare al nord America, e vi scriverò lettera apposita.

 Per Pasqua ho scritto sia a Mg.r Vescovo che a Mg.r Bruno,

però con col Vescovo mi limitai ad augurî e voti, - venivo quel giorno da Lujan,

dove ho detto ai piedi della SS. Vergine la Messa del 40mo e a Mg.r Bruno feci augurî

e dissi: «per la nota questione sto tranquillo in Domino e nelle loro mani»; Vi confesso

che sento tanta pena e compassione di tanta miseria morale che ho esperimentato

durante circa un anno per tale dolorosa faccenda. E vi dico: caso mai,

accontentiamoci che sia salvo il principio parrocchia San Michele, e che il territorio

della parrocchia sia pure solo dal Groppo in su, e la casa della Divina Provvidenza

che è in Via Emilia e il probandato di via Mirabello:- non saprei che cosa poter concedere

di più: mi accontento che sia, salvo il principio. Qui si continua a pregare.

Il santuario potrà aiutare, ma perché vogliono farne una parrocchia? E perché parroci

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al santuario, sì, e a S. Michele, no? S. Michele ci fu data da un Vescovo e da un Papa; -

desidero che, anche solo per il dovuto rispetto ai due, sia salvo il principio, -

che poi non è che parte di ciò che per giustizia o per equità ci si deve.

 Questo, che ora scrivo, sia assolutamente riservato a voi solo - ma, se, entro l'8

giugno, cioè entro l'anno dacché ho inoltrato il ricorso, non si addiviene ad una equa

soluzione, penserei di sentire se mi è possibile togliere la causa dal concilio, e fare altra

strada. Mi fu detto che dovevo impostarla presso altra congregazione, e mi era stata

assicurata la stato assicurato il pieno riconoscimento del nostro diritto, e che, se tardavano,

potevo ancora farlo. Se questo fosse veramente possibile e noi vincessimo, come spero,

poi ci accontenteremo (liberamente) del minimum, come voi stesso avete proposto a Roma

e a Mg.r Vescovo. Non è affatto ambizione di avere né la parrocchia, né il territorio,

né rendite, né emolumenti; a tutto il di più rinunceremo, desideriamo che sia si riconosca

ciò che è giusto, e che, almeno per equità, sia salvo il principio. Quello che prima non ho

fatto, e che ora mi farebbe più pena di dover fare è che, non andando più per la via amministrativa,

si dovesse, per forza di cose, far citare il Vescovo. Però potremmo così sapere chiaro

tutto quello che si è detto e scritto di noi, (che, ora, solo lo si intuisce, ma non si sa): -

tutto verrebbe a galla, e il nostro avvocato avrebbe in mano tutte le armi nemiche.

Che pena però mi farebbe dover fare tale passo! - Preghiamo la Madonna

che aggiusti le cose prima di essere costretti a tanto - Converrà prima sentire qualcuno

a Roma, che vi indicherò, e poi parlarne a p. Cappello e a p. Maroto.

 Ora ritorno ai chierici: Qui abbiamo sei o sette maestri secolari,

ai quali diamo singolarmente circa 130 pesos al mese, il pesos è ora 3 lire, in media, italiane. Se potessi avere qui quattro o cinque chierici, che avessero fatto la filosofia,

in quattro o cinque mesi imparano la lingua e, potendo qui fare scuola senza bisogno

di avere alcun titolo, potrebbesi risparmiare e mi comprometterei di mandarvi in Italia,

dalle 25 alle 30 mila lire al mese all'anno. Qui l'anno scolastico comincia a marzo, -

questi potrebbero venire finito l'anno scolastico in Italia e farebbero ancora a tempo.

Pensateci e vedete. Io sarei ancora qui per sistemarli bene ; ora poi abbiamo qui

la casa del noviziato con don Montagna, dove potrebbero prepararsi bene,

sotto ogni riguardo, e prendere qui le ordinazioni.

 Vedete di scrollare bene la pianta anche con i chierici sia di Bra che di Roma,

che di Montebello e di Tortona: liberate la Congregazione dagli sfruttatori

e dalle sanguisughe: i nech nech guastano gli altri e pregiudicano terribilmente:

sono come i malati contagiosi - Vi raccomando molto questo.

 L'Istituto dei ciechi mi mandò una lettera e dichiarazione da farsi;

la rimando fatta con l'«Augustus» e la passo a voi, così, se aveste osservazioni,

la sospendete, e ne rifarò un'altra, - come la credete. Risponderò, accettando,

a Propaganda Fide, per vostro tramite. Con l'Augustus riceverete giornali di tutti i colori

che parlano della cerimonia solenne al cottolengo argentino: Deo gratias.

 Vi mando copia esatta della lettera che l'ambasciatore d'Italia mi ha inviato: desidero

sia riprodotta su tutti i nostri foglietti e sull'Opera, - possibilmente anche sul «Popolo».

E che si dica: «Abbiamo ricevuto, per l'archivio della Congregazione della nostra piccola

Congregazione, una lettera che la R. Ambasciata d'Italia in Argentina ha mandato al nostro

Superiore Don Orione, in occasione della dopo la benedizione in Buenos Aires, della I pietra

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del cttolengo agentino. Riteniamo far cosa buona e gradita agli aici, benefattori e alunni

della Piccola Opera, pubblicandola pubblicarla. Essa è tale documento che dice tanto,

e che farà piacere, certo, a tutti i buoni cattolici e italiani, ma specialmente ai tortonesi.

 Facciamo rilevare che Don Orione ha scritto sotto la lettera: «Non nobis Domine,

non nobis, sed Nomini tuo da gloriam!» - Con l'«Augustus» manderò l'originale.

Alla benedizione erano anche presenti molti nostri antichi alunni, anche dei primissimi

ancora di San Bernardino e del primo oratorio festivo: il dott.r Carlo Gonnella,

Carlo Ricci, Carlo Manara, questi del I anno di S. Bernardino,

parecchi altri degli anni dopo e con le loro mogli e figli, e fu cosa commoventissima; -

parecchi piangevano di consolazione e si abbracciavano come fratelli,

dopo 35 e 40 anni che non si erano più visti, e ricordavano quegli anni felici, anni di fede,

di studio, di fervore inenarrabile. Alcuni mi portarono ancora degli scritti scritti,

lettere e ricordi di quei tempi. E tutti mi assicurarono di mantenere vivi quei sani principî

di vita cristiana e di onestà; qualcuno volle confessarsi: due, che non si sono sposati,

e li sposerò, domani vado a battezzare il bambino di uno che sta a 70 Km. di qui.

Deo gratias! Ce ne sono di Tortona, di Voghera, di Pontecurone, di Castelnuovo,

di Montaldeo (i nipoti di don Ozzano), della Val Borbera, della Val Staffora,

di Alessandria, di Sale etc.: quanti cari figliuoli! Ah il buon seme gettato nei cuori,

negli anni della gioventù, non si perde, ma sempre rinasce! - Deo gratias!

 Se il Di Domenico che se ne andò a quel modo, tiene da noi un fratellino,

ad anno finito, si rimandi in famiglia. Per quanto Piccinini e Pagella desiderano, per ora,

no, poi ve ne scriverò: non voglio aiutare il diavolo, né creare tentazioni ai chierici,

né avviare i chierici ad essere professori, ma sacerdoti: così vi risponderò circa il resto,

presto. Niente alla famiglia Cricenti piuttosto se ne vada. Sabato scriverò pel rimanente.

 Se la lettera dell'ambasciatore si potesse far pubblicare anche su giornali grandi

come la Stampa etc. meglio. - Vedete Capra o altri corrispondenti.

 Il Nunzio benedisse quel giorno (28) anche una bellissima statua del S. Cuore,

in legno, venuta da Barcellona, donata, del costo di 1.500 pesos. - Deo gratias.

 Saluto, conforto e benedico voi e tutti in G. Cr. e Maria SS.

 Aff.mo vostro


          D. Orione  d. D. P.


+ Caro Sterpi, date la più larga pubblicità a quanto vi mando e alla lettera

dell'ambasciatore: sulla Stampa, Gazzetta del Popolo, Italia, Avvenire d'Italia, Cittadino,

Popolo di Tortona, il Giornale di Voghera e quello di Novi, e sui nostri periodici.

 Ho scritto al canonico una lettera circa S. Michele rispondendo ad una sua.

 Intendetevi su quella estrema proposta, e vedete se sia il caso di presentarla a Tortona

o a Roma, se nuove difficoltà sorgessero.

 Dio vi conforti e benedica tutti - Preghiamo la Madonna.

 Vostro


          D. Orione  d. D. P.