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 +        Bs. Aires, 9 nov.bre 1935


 Caro don Sterpi,


 La grazia di n. Signore e la Sua pace siano sempre con noi!

 Stanotte non mi sono addormentato che verso le 4½..

Alle 3¾, quando suonò la sveglia che tengo, io leggevo ancora,

ed ho continuato a leggere, ché non avevo sonno! Ero andato a letto dopo la mezzanotte, -

e pensavo di fermarmi a letto un po' di più, perché l'altro jeri e jeri,

non mi ero sentito tanto bene. Però nulla di vero male, e sto bene.

 Mi addormentai dunque che avrebbe dovuto essere l'ora di stare in piedi,

e feci due sogni sonni e nel secondo sognai due volte un sogno, come legato al l'altro.

 Il secondo sogno fu molto terribile e spaventoso, e finì con lo svegliarmi,

in un modo da scuotermi paurosamente. Mi svegliai che erano circa le 6 e 5 minuti.

Io ne rimasi come pietrificato. Questo sogno somigliò non è cosa ordinaria,

e somiglia molto a quello che ebbi, tanti anni fa, quando vidi staccarsi un'asta

dalla cornice del quadro della Madonna del Buon Consiglio al probandato

e diventar viva e diventar martello, e colpire e spezzare terribilmente quelle piccole cuspidi

che erano ai piedi del quadro. Fu quando c'era là don Serrà, e, tolto Fiori e Bartoli,

mi pare che si dovettero allontanare tutti. Voi ricorderete.

 Ora nel sogno di stamattina, mi pareva di essere sulla porta che dà sul giardino

della casa di Tortona, non proprio sul piccolo pianerottolo, ma quasi,

dove sono i due o tre gradini, da una parte e dall'altra. Era di giorno.

Il cielo non era brutto, ma il momento era spaventosissimo.

Da una parte e dall'altra del giardino, e dove si va al probandato e dove si va al portone,

stavano distese a terra delle piante, non molto grosse,

ma potate e sradicate e tagliate anche nelle radici.

C'erano come i buchi delle piante e la terra sollevata e come ammucchiata;.

e da una parte dalle due parti, e dall'altra come una devastazione.

In mezzo il giardino era verde, e pareva che non avesse sofferto,

ma non c'era piante di considerazione.

 Io nel sogno ebbi chiaro allo spirito che si trattava della nostra Congregazione

e ne rimasi profondamente impressionato.

Da una parte e dall'altra le piante erano a terra, ma più dalla parte dove si va all'uscio

che mette alle monache, sino al portone rustico.

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 Quando d'un tratto si sollevò un vento, non dalla parte che mena al probandato,

ma a metà dal portone verso l'uscio delle suore, - un vento vivo, che si vedeva,

come quando si vede quelle trombe nere di pioggia lontana.

Quel vento, prendeva da terra delle travi squadrate, più grosse delle piante cadute e potate,

ma formate da piante nostre e le sbatteva in un attimo, le buttava,

come travi subito diventate secche e squadrate, verso il canto, dove si entra dalle suore.

E là scomparivano. E si trattava della Congregazione.

 Io sentî che dovevo correre ad implorare misericordia per la mia vita

e per la Congregazione, e corsi su in cappella, che trovai tutta oscura,

e mi distesi lungo a terra senza entrare ad implorare perdono e misericordia da Gesù.

 E mi sono svegliato impressionatissimo.

 Io qui non ho detto nulla a questi figli, per non spaventarli:

pregheremo e staremo buoni. Fate vigilare bene tutte le case e la Casa Madre

e ordinate incessanti preghiere per la mia conversione, e per la conversione di tutti.

 La Santa Madonna ci assista.


          Don Orione  d. D. P.