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[Copia dattiloscritta
autenticata dalla
Curia di Milano]
[Tortona] 15. 3. 1928
Anime e Anime !
Caro don Bartoli,
Il Signore sia sempre con noi!
Riferendomi a tua lettera del 5 corr. vedi di pensare bene a quello
che mi proponi,
cioè ai cambiamenti che mi proponi.
Io ti mando la stessa tua lettera (che mi vorrai rimandare per l'archivio)
perché tu ci ponderi bene in Domino, poi ti lascio libero di fare tutto quello
che in Domino ritieni che sia di bene per la nostra posizione a Reggio.
Vedi, oggi, non ho un sacerdote da mandare, -
e mandarne uno, di cui poi non siate contenti, non lo mando.
Penso: chi terrà dietro alla tipografia a San Prospero?
Chi correggerà le bozze e riceverà i lavori, se tu stai a
Sant'Antonio?
Ho poi questa impressione o fisima che le scuole
di San Prospero,
in parte, siano così decadute pel tuo
modo di fare asciutto, sostenuto,
di poche parole e anche un
po’ centrifugo cioè repellente.
(Tu mi devi
scusare perché sa Iddio quanto ti ami e ti stimi nel Signore).
Ciò non toglie però che, per chi non ti conosce, e
specialmente per i meridionali,
tu devi certo passare come un
prete senza modi, sì che direbbero
che allontani più la gente che non la tiri.
Di questo già ti avevo più di una volta parlato, appunto perché ti modificassi.
Non sei con tutti così, è vero, ma l'aspetto lo hai burbero assai e seriamente contegnoso.
Ora io dico: essendo il tuo temperamento così, a Sant'Antonio
non ci sarà pericolo che tu allontani la gente invece ti tirarla?
Vedi, io ti apro il cuore, - né ti devi rincrescere; siamo
qui per fare del bene insieme.
Ora che ti ho detto tutto
questo, ti dico: ti do’ carta bianca
il che ti fa
sentire che ho pure in te piena fiducia.
Così anche
col personale della Congregazione bisognerà che tu sia loro più
fratello
e più padre che padrone; non sei così
nell'anima, ma apparentemente forse sì, -
tanto che
pochi restano affezionati.
Bisogna a tempo debito confortare il personale che ci sta attorno,
e animarlo con qualche espressione che ne tenga alto il morale;
devono non solo credere ma sentire di essere
amati, ajutati,
compatiti.
Devono sentire di essere sostenuti e, direi, di
formare con noi
un cuor solo e un'anima sola e di godere la stima e la fiducia dei Superiori.
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Il non parlare mai che per dare ordini, o peggio, per rimproverarli
non farà loro del bene, non farà mai l'unità dei cuori,
né
varrà a formare religiosamente del buon personale; se manca
il nostro conforto
chi li conforterà?
Iddio ha dato a te, caro mio don Bartoli, tante doti e attitudini,
ond'è che penso a te e ti ritengo come una colonna della
Congregazione;
ma tu abbisognerà che ti completi anche nel
senso che scrivo.
Noi abbiamo consacrati noi stessi ad
alleggerire i pesi di chi è gravato da miserie
materiali e morali: ad educare i figli degli umili e a confortarli
prima con la luce di Dio
e i beni della Religione, e poi a
nobilitarli nella pratica delle virtù
e con il sapere della
mente e delle arti. -
Ma non saremo obbligati a fare questo e a fare assai più con i fratelli di vocazione
e che danno la vita per lo stesso apostolato di carità?
Forniamo
di alimento e di vestito gli orfani;
e non saremo larghi di alimento morale per lo spirito dei
nostri?
Dirozziamo gli altri, e non nobiliteremo i
nostri?
Vedi, riservatamente, dico a te, figlio mio: se
un nostro confratello,
che è dei più anziani e sta a Roma, avesse più modi, altri modi più trattabili e urbani
e sacerdotali, quanto bene ne verrebbe alle anime, e con quanto amore e slancio
lavorerebbero di più i fratelli sacerdoti che devono stargli attorno!
Invece chi cerca di andare di qua e chi di là perché non c'è quello spirito di fraterno aiuto
e di conforto che leghi tutti in uno e che sappia animare tutti! Dio mio, che pena!
Ora io prego te, figlio mio, di modificare molto il tuo carattere un
po’ rigido,
e di diventare l'idolo in Domino dei fratelli che
la Divina Provvidenza
ti ha collocato ai fianchi. Non
debolezze, ma interessamento al loro bene, anche
dimostrandolo e non solo nel cuore come certo, tu fai; vigila sempre, ma poi non stare
muto con loro; così non ti accaparri il loro affetto: va a loro, ajutali, correggili ma finisci
sempre con una buona e santa parola di conforto, che li sorregga che li rianimi.
Fa che sentano che tu li ami in Gesù Cristo; che sei sincero con
loro;
che vuoi veramente il loro bene; che nulla trascuri per
la loro salute, pel loro profitto,
per
la loro formazione religiosa, per la loro anima.
Cerca poi anche con tutti gli esterni, di farti più amare che
temere:
sii dignitoso, ma sorridente sempre, si da lasciare
in tutti un raggio di Dio
dove passerai o dove arriverà la tua
parola.
Ecco: siamo in quaresima, - la predica è finita! Perdonami
un po’ e prega per me.
Vorrei che come Sant'Antonio è
il santo più popolare di Reggio e forse della Calabria,
così
il suo grande propagatore e apostolo in Reggio
diventasse il figlio della Divina Provvidenza più santamente
popolare della Calabria.
E tutto questo a sola gloria di
Dio e a bene delle anime!
Da oggi ti abbraccio paternamente in osculo sancto e ti
benedico
con grande dilezione in Gesù Cristo e Maria SS.
Tuo aff.mo
F.to Don Orione d. D. P.