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Tortona, il 24 sett. 1917
Mio caro Bartoli,
Sono giunto a casa jeri, e sento da don Sterpi che sei a Firenze:
Scrivo oggi al maestro Perosi, che sta vicino a Firenze, che ti venga a trovare
in vece mia. Per quanto celebre musico, egli è tanto alla buona, che, se appena le condizioni
di salute glie lo permettono, certo verrà.
Spero che la tua malattia non sarà grave e di presto rivederti qui o a Roma.
Pensa però, o caro Bartoli, a ciò che c'insegna la fede: che là appunto sta nascosto il maggior
bene, dove il nostro corpo peccatore esperimenta il maggior male.
Il Signore vuole che nelle sofferenze corporali troviamo un bene infinitamente maggiore della sanità. Nessun miglior tempo, o mio caro Bartoli, per esercitare la pazienza
e l'umiltà, che quello nel quale siamo infermi.
L'aurea indifferenza e l'abbandono alla santa volontà di Dio è la più gran prova
d'amore che si può dare al Signore. L'unico sollievo ad ogni nostro male è il pensare
ai patimenti sofferti da Gesù Cristo. L'amore di Gesù cristo e l'amore a Gesù Cristo sono,
credilo, o figlio mio, le due vene della consolazione nostra in ogni pena, in ogni dolore fisico o morale della vita.
La SS. Vergine, che divenne nostra Madre in mezzo alle pene e alle agonie
del Calvario, ci conforti nel nostro patire, e santifichi ogni nostro dolore.
Beati quelli che si abbandonano nelle mani di Maria SS.
Ti raccomando tanto di essere tutto della Madonna.
Giovedì sono stato a trovare Magliano Andrea, che volle essere allievo ufficiale
e rimase ferito. Ora è all'Ospedale Militare di Riserva Caserma Da Bormida
Viale Stupinigi - Torino. Fu colpito alla gamba sinistra nella coscia e al piede,
nel tendine d'Achille, e facilmente resterà zoppo. Va però meglio.
Prega per lui. Egli ti saluta tanto. E anche noi tutti ti salutiamo fraternamente
in Gesù Cristo ed io particolarmente ti benedico con tutto l'affetto.
Tuo aff.mo come padre.
Sac. Orione della Div. Provv.za
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