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[Raccomandata]
[Al M. Rev.do Signore
Sig.r don Sante Gemelli
Stazione di Artuf per Rafat
Giaffa]
+ Anime e Anime !
Tortona, il 4 Agosto 1927
Carissimo don Gemelli,
La pace sia con te e con codesti nostri fratelli in Cristo Gesù!
Sono tornato oggi dagli Esercizî Sp.li e adunanze di Villa Moffa,
(eravamo 30 sacerdoti della piccola Congregazione, grazie a Dio),
e ho trovato qui la tua lettera del 26 / 7 [1]927.
Riserbandomi di dare a te e a Renato
la destinazione che piacerà al Signore di indicarmi,
intanto dispongo che Gismondi e Cenci partano il più presto possibile per l'Italia. Avvertimi.
Qui Gismondi sarà ajutato negli studî,
e terrò conto particolare dei sacrificî che ha fatto in questi sei anni in Palestina.
E così è bene che venga qui anche Cenci.
Quando Gismondi sarà ordinato sacerdote,
perseverando nel buon desiderio di tornare in terra santa, - vi ritornerà;
e potrà, spero, farvi molto più bene. Quanto a Cenci,
avrò pure ogni affetto di padre in Cristo Gesù anche per lui.
La
destinazione tua e di Renato non tarderò molto a farvele
farvela conoscere:
è il ritardo di brevi giorni, per una ragione che più sotto ti dirò.
Intanto: pregare, tacere, lavorare e offrire tutto a Dio. Lavorare come prima,
e come se nulla fosse capitato, e allegri in Domino, e pieni di cortesie con tutti.
Che Renato rimanga con noi, cioè con chi lo prese da piccolo e gli ha fatto da padre, -
è cosa che mi ha fatto piacere. - Egli non avrà nulla da perdere,
ma tutto da guadagnare, e avrà la benedizione di Dio.
Persona che conosce ogni cosa ebbe a dirmi, quando ho parlato di Renato,
che, se egli fosse rimasto a Rafat, quello che ora è capitato a noi, presto o tardi,
sarebbe capitato a lui, a Renato Incoraggio quindi a Renato a mantenersi fermo e costante,
e digli che lo benedico. Anche don Giorgis lo saluta
Quanto poi al ragazzo, figlio dello scismatico, abbandonato dal padre,
sono lietissimo che resti con noi, e che lo cresciate nella nostra santa religione cattolica.
Iddio lo assista e salvi!
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Non in questi momenti, ma quando conoscerai la tua destinazione,
lo accompagnerai a Cafarnao, in prova.
Queste disposizioni, e le altre a giorni verranno, e che si riferiranno a te e a Renato,
le do, ritenendo che ora voi siate liberi di poter partire.
Così mi pare di avere rilevato dalla tua lettera,
dove dici che hai già fatto la consegna a D. Vergani, e che già è giunto anche il meccanico.
Poi aggiungi testualmente: «Ora noi siamo liberi, e non aspettiamo altro che lei ci destini,
come
il Signore meglio Le La
ispirerà».
È dopo queste parole che dispongo di voi nel Signore, ritenendo che,
avendo Sua Eccell. Rev.ma il Patriarca disposto che subito don Vergani
prendesse le consegne di quanto rimaneva, e inviato altro meccanico,
non è più il caso che vi fermiate sino alla fine delle aje. Che se in questo frattempo,
Egli ti avesse detto di aspettare fin dopo alle aje, per non dare un danno al patriarcato, -
è mio desiderio che, anche a costo di qualche sacrificio, almeno tu e Renato restiate
perché questo è lo spirito della carità di Gesù Cristo, -
e nulla più amo che tutto si faccia e si concluda charitate Domini Nostri Jesu Christi
È solamente per questo che non dò subito oggi la destinazione a te e a Renato, -
perché se il Patriarca avrà desiderio che tu e Renato ancora aspettiate
sino alla fine delle aje, - vedendo che Gismondi e Cenci partono vi dirà di restare. -
Se nulla dice, - meglio sarà che anche voi due partiate appena riceverete, -
entro cinque o sei giorni da questa mia, altra mia lettera con la vostra destinazione.
Che se vi arrivasse la destinazione, e il Patriarca nel frattempo vi avesse detto di trattenervi, -
non badate alla destinazione, e non date danno al Patriarcato,
e ma fermatevi sino alla fine delle aje,
se è lui che ve lo dice.
Lavoriamo non per gli uomini, ma per il Signore e per la santa chiesa.
A me il Patriarca non ha risposto. Ha risposto, invece,
ma forse prima di ricevere la mia, a don Adaglio, e concludeva dicendo
che se volevamo venire via, glie lo facessimo sapere con sollecitudine.
Quando la sua giungeva qui, egli già doveva avere ricevuta la mia, quindi sapeva già
che si partiva.
Ti raccomando una grande riserbatezza con tutti, ecclesiastici e secolari.
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Nella lettera a D. Adaglio (in data 19 luglio) il Patriarca si lamenta di te,
dicendo che di te «D.
Gemelli poteva bene risparmiare certi apprezzamenti fatti con
secolari».
Ti mando i fraterni saluti di tutti i sacerdoti riuniti sino a jeri negli Esercizî
e i più vivi conforti di tutti e di ciascuno.
Benedico a te e a tutti e prego per Voi.
Tuo aff.mo in G. Cr., e Maria SS.
Sac. Orione d. D. P.
P. S. Io scriverò entro cinque o sei giorni
Conforta i tuoi compagni, e la Madonna Vi assista e consoli maternamente