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Riservata alla persona

di don Sante Gemelli


 [+]         Anime e Anime !

          Tortona il 18 Genn. 1930


 Caro don Gemelli,


 Grazia e pace da N. Signore!

Jeri sono stato a Torino dal Conte Venerosi,

il quale già aveva sollecitato con due espressi un colloquio, pronto a venire lui a Tortona.

 Ti comunico copia del suo secondo espresso

perché tu possa pesare la gravità della situazione, che si è venuta creando a Cafarnao.

 Io ricevetti il 15 corr. una lettera da don Adaglio che mi comunicava in data 6 genn.,

che il 10 genn. Pio sarebbe partito per Rodi

e che anche a Renato si poteva trovargli posto presso il Patriarca,

che lo richiederebbe offrendogli una lira di più al mese. Il che vuol dire liquidare Cafarnao.

 Mai nulla prima di questo, circa detti cambiamenti, né a me, né al Conte Venerosi;

col C. Venerosi e fra Giuseppe si era deciso che Pio e Renato restassero a Cafarnao, -

onde non mi sapevo spiegare questo mand togliere a Cafarnao le braccia di lavoro.

 Rimasi stupito, ed ho telegrafato a te, prima di andare a Torino,

dove già era fissato l'appuntamento per jeri. volevo così sapermi regolare col Conte.

Non avendo l'altro jeri risposta da te, - sono andato ed ho saputo dal Conte

che né don Adaglio né fra Giuseppe nulla gli avevano comunicato

circa la venuta a Rodi di Pio, - né da te sapevo nulla.

 Giunto qui stanotte ricevetti il tuo telegramma.

 Da Brà jeri (dopo essere stato a sentire a Torino)

ti ho telegrafato di non ammettere in Istituto il Pio,

né di permettere che egli abbia alcun contatto col personale nostro

e con i giovanetti del nostro Istituto.

Proibisco, nel modo più assoluto, che egli sia accettato in nessuna nostra Casa.

Tu puoi capire subito da queste parole il perché; - e sono ben stupito che don Adaglio,

se sapeva la vita viziosa di lui, ti abbia fatto un simile regalo

 Sul suo conto ci sono referenze gravissime dal lato morale,

che mi mettono nella dolorosa, ma doverosa necessità di allontanarlo da ogni nostra Casa.

Più di uno ne scrisse in Italia, e un deputato l'On.le Barbiellini,

mandò un memoriale e non a me, dove si dice di un giovane, compagno di D. Adaglio,

che dovette essere ricoverato all'ospedale di Gerusalemme

per contagio venereo contratto per vizi con donne

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 Questo deputato è credo, ancora laggiù a fare inchieste,

credo per incarico del Governo.

 Ci mancherebbe che, domani, pubblicasse qualche cosa di simile

o ne parlasse dalla tribuna del Parlamento e ne parlasse come di un nostro religioso

e missionarie, e e poi in Terra Santa. Egli, infatti, era là con tale qualifica.

 Non solo D. Adaglio, ma tutta la Congregazione ci andrebbe a fare la più brutta figura!

E tutto questo dopo il caso Gill! Pensa che dolore per me!

 E per te, pensa che non è ancora finita la vertenza con la Congregazione orientale:

in un bel pericolo ti saresti trovato!

 E sì che don Adaglio sapeva il ricorso fatto contro di voi,

che io lo richiesi del suo giudizio, poiché era stato a Rodi.

 Certo avrà ignorato i vizî di......se no..... non ci capirei più nulla.

 Egli della malattia, cioè di tale male di Pio non scrisse né a Torino né qui,

né a me né ad altri. Però gli altri sanno, e lui non sa, e in cosa sì grave?

 Possibile non sapesse per quale malattia andò all'ospedale?

Rimandarlo a Cafarnao; no; a Rodi da noi, no.

 Se trova da lavorare a Rodi, ma fuori, per conto suo,

e senza avere nessun rapporto con noi, faccia pure, è libero.

 Se no, torni in Italia, sempre per conto suo.

 Da parte nostra, appena mi risponderai (e lo farai subito)

noi faremo una dichiarazione che egli non fa parte di nessuna nostra Casa

né dei missionarî italiani all'estero.

 Tu usagli pure ogni buon tratto e aiuto, ma sia subito messo fuori Casa.

 Data la natura della malattia, vedi che, se ha mangiato in Istituto,

siano disinfettati piatti, posate, tovaglioli, asciugamani, biancheria etc.

 Tutto questo te lo comunico in via riservatissima,

perché trattandosi di malattie segrete e disonorevoli, - egli potrebbe dare querela;

comunque non voglio sia disonorato proprio da me che gli ho fatto da padre.

 La presente lettera va letta due volte, e poi immediatamente distrutta,

o mi dovrà essere subito rimandata;

se distrutta me ne assicurerai tosto, ma meglio rimandarmela -

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Come vedi, non è che ti abbia telegrafato di non accettare in Istituto il Pio,

perché tutto si è era fatto ad insaputa del Conte e di me, ma per cosa causa ben più grave.

O don Adaglio non sapeva nulla, o come ha mandato un sifilitico

e un giovane così vizioso in un Istituto di giovanetti?

Bisogna dire che forse troppo preoccupato dalle beghe e pettegolezzi con quelle monache,

egli ignorava la parte ben più grave, l'andamento morale di chi conviveva insieme.

 Al giovane tu dirai semplicemente che Don Orione,

dopo essere stato a conferire a Torino,

ha telegrafato che non si può più prendere né a Rodi né a Cafarnao, -

se vuole venga in Italia a parlare con Don Orione, e sarà meglio.

 Di nuovo ti avverto ordino di essere molto prudente nel parlare:

egli deve ignorare che io ti ho confidato tutto, - occorrendo, la parte la farò io qui.

 A D. Adaglio non dirai nulla - ho già scritto io: non voglio che davanti a te,

rimanga come umiliato, - tu comprendi il senso doveroso di delicatezza -

tanto più che la malattia lo ha reso, in certi periodi un po' ipersensibile, povero figlio!

 Del resto, io a te non potevo, allo stato delle cose, non parlarti chiaro,

almeno nei riguardi di Pio; -

e taccio con te molti altri e forse non meno gravi dispiaceri, anche quanto a Cafarnao,

dove finiamo di fare la figura di disfattisti, presso l'associazione dei missionarî italiani

poiché si e finiremo mandando via ad insaputa dell'associazione le braccia di lavoro:

prevedo che finiremo di dover lasciare la Palestina, o di morire ancora in mano del Patriarca,

il che non me la sento, e ciò dopo averci pensato e pregato.

 Basta: prega, taci e non prendere più disposizioni, se prima non senti me o don Sterpi,

ché qui sappiamo il giro delle cose come è, e come stanno le cose.

 Ti raccomando su tutto il Massimo riserbo. Prega per me

 Ti sarò tenuto se mi darai relazione esatta su codesto Istituto e personale addetto -

 Saluto, conforto e benedico te e tutti in Gesù Cr. e nella Santa Madonna

 Aff.mo tuo


          Sac. Orione  d. D. Pr.


 Preferisco che la presente mi venga tosto rimandata per raccomandata