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 [+]         Anime e Anime !

          Tortona, il 6 Nov. 1930


 Caro don Bruno,


 La grazia di Nostro Signore sia sempre con noi!

Jeri don Sterpi mi fece passare una lettera di don Cremaschi che mi ha fatto riflettere.

Ho pensato di mandartela, sapendo che potrà fare del bene a te come ne ha fatto a me.

 Forse noi educhiamo i nostri chierici più col timore che con la carità,

press'a poco come era - una volta - l'educazione che noi chierici ricevevamo nel seminario,

dove c'era un certo rigidismo, un certo freddo fra i chierici e i superiori,

che ci teneva a troppa distanza, a troppa separazione, a troppo distacco -

si sentiva l'alto e il basso troppo marcato.

 Don Bosco e i salesiani non facevano così noi si era di Don Bosco,

perché Don Bosco era nostro, vivevamo della bontà del suo cuore, e la sua vita

era la nostra vita! Ecco perché eravamo tanto affezionati a Lui!

E non si poteva più dimenticare e si rimaneva suoi anche da lontano.

 Bisogna che facciamo così anche noi, caro don Bruno, - facciamoci amare in Domino,

come faceva Don Bosco, che era un Angelo ed educava degli angeli,

ma facciamoci amare più che temere. Così i chierici si sentiranno di aprirci il cuore,

avranno stima, ma anche confidenza con i superiori, e si sentiranno non separati da noi,

ma noi saremo un vincolo per tenerli più legati a Gesù e alla Congregazione.

E sempre e dovunque pregheranno per noi!

 Quando, pur a costo di qualche sacrificio, si fa così, si diventa atti a far del vero

e grande bene altrui e a noi stessi. Piuttosto pecca di eccesso nella carità che nella rigidezza

e nel far timore. Anche nelle correzioni vedi che c'è modo e modo. Rare volte avviene

che la correzione fatta sul punto del mancamento giovi, - e, in certi casi, la si deve fare

con la maggiore segretezza. E quando si corregge bisogna finire sempre con parole buone

che tengano aperti i cuori, e non li lascino depressi, ma confortati

È mirabile la dolcezza con cui San Bernardo correggeva e parlava ai suoi religiosi.

 Ogni asprezza strazia a guasta l'opera del Signore e allontana i cuori da noi,

e lascia, anche dopo, un brutto ricordo; mentre niente può resistere alla dolcezza

e alla umiltà del superiore che corregge e dà avvisi Se c'è da dare fare una lode,

lodali e incoraggiali, possibilmente, tutti insieme, ma le correzioni e i castighi specialmente

sempre in particolare, a meno che lo sbaglio sia pubblico e generale.

 Bisognerà che tu veda di formare un cuor solo ed un'anima sola con i sacerdoti,

che sono con te, confortandoli, dando loro lavoro, trattandoli con lieto animo e lieto volto,

in Domino, tutto in Domino! E dando loro prova di stima di fiducia di affetto in G. Cr.

 E così fa con gli insegnanti e assistenti:

fa che tutti ti amino più che temerti, - e dico a me ciò che scrivo a te.

Fa che tutti desiderino di vederti, di sentirti e di confortarsi nella tua presenza

e della tua parola.

 Dove puoi concedere, concedi: dove puoi compiacere, compiaci:

la compiacenza e i modi garbati e dolci sono virtù conformi allo spirito del Vangelo

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ed è un gran segreto per diventare padroni dei cuori

onde poi portarli a Dio.

 «Prudenza e dolcezza», diceva il Rosmini «devono essere le virtù

proprie di un superiore» - E aggiungeva che «un ammaestramento dolce e paterno

suole persuadere, un ammaestramento aspro suole irritare e allontanare gli animi».

 E in una lettera a don Gius. Fradelizio a Stresa,

che doveva forse essere il maestro dei novizî o addetto al noviziato, dice così:

«Carità abbondante, mio caro: rigore con sé stesso,

dolcezza con gli altri e discrezione con tutti».

 Io però ritengo sia dover mio dire a te, caro mio don Bruno: tu non hai gran salute,

conviene esser dolce anche con te stesso e usarti riguardi,

né pretender troppo neppur da te.

 Prega che quanto scrivo e predico a te, io sia il primo a compiere,

cioè ad usare cuore e carità di padre con te e con tutti -

tu poi fa in modo di essere il cuore della tua Casa e di tutti,

e di essere tanto amato dai tuoi da avere in mano il cuore e la fiducia di tutti.

Oh quando quanto più puoi dà alla tua Casa questo gran bene dell'unione di tutti con te,

unione non forzata (ché non sarebbe vera unione) ma unione morale così santa e spontanea

che faccia di te e di tutti i tuoi sacerdoti, degli insegnanti e chierici veramente

«cor unum et anima una» in Gesù Cristo con te.

 Allora otterrai con somma facilità tutto quello che vorrai, e tutti si affideranno a te,

e riposeranno fidenti in te, - e la tua sarà la Casa modella della Congregazione

e sempre la ricorderanno con nostalgia e ci vorranno ritornare da te

sarà Casa ammirabile per osservanza delle regole, per silenzio tempo di silenzio,

per raccoglimento, modestia, devozione, per preghiera, per studio,

e parrà d'entrare in Paradiso entrando in codesta Casa.

 Dillo tutto questo ai due tuoi sacerdoti e siate bene uniti e affiatati in Domino:

dillo tutto questo ai chierici alti, che assistono e insegnano:

tocca a noi ottenere un tanto bene, tocca cioè a quelli che hanno in mano la direzione,

la disciplina e l'insegnamento della Casa.

 Tu prega per me, ed io pregherò per te, specialmente pregherò la Santa Madonna,

che ci aiuti anche in questo a formarci ed a formare i nostri a questo spirito.

 Ti conforto e benedico in Gesù Cristo.


         Tuo Sac. Orione  d. D. P.


 P. S.  Ti accludo una lettera ricevuta ora da don Giovanni, vedi di aiutarlo

e confortarlo nello spirito fraternamente.

 Ti mando quanto ho - e prendo la lettera e la mando a te con una mia.

Tu vai subito (e intanto fa pregare) a Mondondone,

e vedi se quel prevosto ti potesse aiutare, se te le dà lui le 2000,

mi rimandi le L. 1500 credevo di avere 1500 lire, invece ne ho sole 1250,

che ti supplico di rimandarmi poiché ne avrei bisogno per pagare le tasse governative.