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 +        [Reggio Cal.] 27 Febbrajo [1]912


 Caro D. Ferretti,


 1/ Ho ricevuto la vostra del 22 c.m., e di essa vi ringrazio.

 2/ I vostri scolari, come voi conoscete, mi hanno scritto una lunga lettera,
e in essa si lagnano perché la scuola «sembra loro piuttosto perdita di tempo che altro».
Non vi vorrei con manifestarvi questo offendervi; né ve ne avrei scritto, se voi stesso
nella vostra non foste uscito a parlarmene. Essi dicono dunque che si difetta
di un orario stabile; di modo che in una settimana hanno due o tre ore di scuola,
o meglio di avvertimenti, ma non è scuola propriamente detta - Essa poi si riduce
a mezz'ora, o tre quarti, e, in quel tempo, dicono che prendete ad es. la grammatica latina
e incominciate a sfogliare, facendo ad ogni pagina «una istantanea fermatina»,
«senza una spiegazione soddisfacente da farci capire di che si tratta, e di questi fogli
ne passa tanti che non abbiamo neppure il tempo di leggerli meccanicamente; si figuri poi
se possiamo farci un'idea giusta di quello che leggiamo»........"L'imbroglio più spaventoso
lo troviamo nelle piccole traduzioni, che di mano in mano che andiamo più avanti
si  presentano sempre più difficili, e la mancanza di non aver potuto studiare attentamente
e con le dovute particolarità la grammatica, per le già dette ragioni, ci rende ancor più
difficile di poter andare avanti in questo modo»....«A queste se ne aggiunge un'altra,
ed è che don Ferretti, poverino, non è per colpa sua, non ha quella maniera di spiegare
chiaro e preciso, di modo che lo scolaro può farsene un concetto di quello che dice,
cosa che in un insegnante deve essere la prima»....«La preghiamo caldamente di volere
compatire la nostra posizione, e di porre rimedio»......

 Questi sono ad litteram alcuni passi della lunga lettera, la quale, a parte il contenuto,
quanto alla forma, è scritta mica male, - tanto che mi fece meraviglia come facciano
i componimenti così male, siccome mi avete scritto mentre qui hanno saputo scrivere,
per lo meno, molto disinvolti, e abbastanza correttamente, come ciò che voi stesso potrete
osservare da quanto riporto, dove ho trascritto anche le loro virgole.

 Ora voi, caro don Ferretti, non vi dovete offendere affatto; ma vedete ove avessero
motivi di lagnarsi, come voi medesimo pare che nella vostra qualche cosa ammettiate,
ad esempio: «che s'è cominciata la scuola con serî propositi, e con buona volontà;
ma che, sul bel principio, avete dovuto lasciare perdere alcune lezioni perché trattenuto
a S. Anna» ecc...Poi preparatevi, e, se non siete preparato, non fate scuola, perché non c'è
peggior cosa che non essere sicuro sulle regole Ora, da più anni, voi non avete rivedute
le regole del latino, ed è presto fatto a non ricordarle più: preparatevi bene, e fatelo
per amore di Dio. Uno che non fosse sicuro è bell'e demolito davanti agli alunni.
 Gli avvertimenti dateli fuori delle ore di lezione, ma, durante la lezione,
fate che sia scuola. Io Comprendete bene, non è che approvi lo spirito di tale lettera,
ma dobbiamo togliere i motivi di lagnanze, se vogliamo poi essere efficaci quando si parla
alla loro anima: diversamente, quando non c'è la stima, poco o nulla si fa anche nel resto -

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 Andate adagio, e con pazienza: meglio poco cammino, ma bene e sicuro,
che correre e poi essere deboli per sempre e ruinati in latino

 Ricordate, carissimo D. Ferretti, la pagina della S. Scrittura ove si parla di Giacobbe
e di Esaù. Giacobbe aveva le gambe buone e poteva benissimo camminare insieme
col fratello; ma aveva con sé i suoi bambini e i suoi agnellini, e disse ad Esaù:
io devo andare adagio perché devo moderare i miei passi colle gambe corte dei figli piccoli
e degli agnelli che hanno le gambe corte - E così facciamo noi, caro mio fratello:
moderiamo per la carità del Signore i nostri passi ai passi dei nostri fratelli più piccoli,
e non ci offendiamo se essi gridano che non possono starci dietro: sono piccoli di età,
e piccoli in altro: usiamo loro carità, e essi verranno poco a poco a noi in tutto -

 Io non volevo comunicarvi ciò che mi scrissero, ma parlarvene alla mia venuta -
Dovevo però rispondere alla vostra, e mi parve conveniente, dacché voi sapevate già
qualche cosa, entrare in argomento -

 Essi non sappiano per ora che vi ho comunicato ecc. - per non confonderli -
Anzi ajutateli, fate loro molto bene, come so che ne fate; un atto di fiducia
nella vostra virtù che ho inteso darvi nel mettervi al corrente di questo -

 Datemi sempre vostre notizie; ma scrivete con inchiostro e calligrafia
che possa leggere, perché ormai divento vecchio.

 Vi saluto e benedico tanto tanto nel Signore.

 Aff.mo


           Sac. Orione  d. D. P.