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+ Roma, Sant'Anna, 6 / 1 [1]914
Carissimo D. Ferretti,
1/ Ricevo oggi qui la vostra del 1 genn.
2/ Sono qui dal 1 gennajo e mi vi tratterò ancora due giorni, poi vengo a Reggio.
3/
Andando io a Messina potrò parlare con la famiglia di Martino
Miceli,
e, se del caso, combinare. Capirai, caro D. Ferretti,
che dopo la prima falla,
ora io debba andare molto, ma molto
adagio Il Martino tra spese di viaggio di ritorno
(non so se
sia da noi pagato anche il viaggio a Tortona) e altre spese, mi costò
(senza il vitto) circa 115 lire: più di 40
di puro viaggio: poi scarpe, lavatura, cucitura, libri
etc.
Ora, data la nostra situazione, credete caro D. Ferretti che
per la Congregazione L. 100
di spesa oggi
equivalgono per noi a L. 1000. Voglio quindi, e lo devo per
coscienza andare
con piede di piombo in fatto di spese. E
raccomando a voi e a Magliano e a Tornari
di essere molto, ma molto, ma molto oculati nello
spendere ed economi: più economi!
Badate, o
carissimi miei figli, che su questo punto la fiducia in voi
tre è in me
un po’ scossa: ve lo dico e già
ve lo feci capire vi supplico quindi e vi scongiuro quanto
so
e posso di non prepararmi dispiaceri e debiti; ma
anzi di obbligare me e il Vescovo
a ricrederci; ma specialmente
me che sono tanto difficile a convertirmi.
Non
tenete denaro molto in casa; ma su libretto postale, o al conto
corrente. Badate,
carissimo mio D. Ferretti che voi in
fatto di economia siete ancora poco esperto,
e Magliano
ho capito che è anche lui troppo inconsiderato e ragazzo
su questo: ciò
compresi da piccole cose; ma bastarono per
me. Costì avete la direzione troppo aperta,
e in balia
di tutti: non va mica bene. Io entrai di notte e di giorno
a mio agio: potevo aprirvi
tutti i cassetti e
andarmene, senza esser visto, come mi servii dei mandarini. Vi
prego
di darmi ragguaglio dello
vostro stato morale ed economico del convitto a
Reggio.
Prenderò un biglietto di abbonamento, e verrò pure a trovarvi per
qualche ora.
Ma non per ciò, scrivetemi pure a Reggio al più
presto, poiché non vi nascondo che tremo
che mi
facciate debiti. Non offende un padre che apra il suo cuore ai
figli. Le Costituzioni
non credo per ora di dovervele mandare
perché avete la casa troppo aperta: vi mando
le Norme spiegate
il dì di S. Stefano, a Reggio C. Spero che ora anche i posti vuoti
siano al completo. Voi, caro don Ferretti, cercate di non avere
contatto troppo coi giovani
nelle cose di disciplina minima coi giovani; il contatto
fa il contrasto e il direttore non
deve mai essere
in contrasto coi giovani: siate il padre e più la mamma dei giovani;
ma mai
l'assistente dei giovani, se non per qualche gravissima
necessità in assenza dei chierici.
La vostra è una missione
più alta: io non ho potuto approvare in tutto quella taglio crudo
dei capelli; ve ne sarete accorto che non ci dissi nulla.
Piuttosto che urtarli (dal momento
che nel regolamento non c'è
nulla, anzi fu tolto) era meglio farli tagliare sì, ma all'Umberta,
come si dice, con rialzo davanti. Dico questo tanto per esprimervi il mio sentire,
e possiate meglio capirmi. L'ottimo è talora nemico del bene. Del
resto coraggio!
Io sono contento di voi! Vi benedico tutti e
specialmente voi, caro Ferretti!
Aff.mo
Don Orione