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          Anime e Anime !

          Tortona, il 7 Giugno 1927


 Caro don Orlandi,


 La grazia e la pace di Nostro Signore siano sempre con noi!

 I fratelli Camilloni mi hanno mandato questa lettera, (che accludo), per espresso. Io ho sempre cercato di fare per i fratelli Camilloni quanto era in me per confortarli a perseverare nella vocazione celeste che Dio ha loro dato; e, col divino ajuto, sono pronto a continuare a far loro sempre da padre in X.sto. Però, del modo pel contegno da essi tenuto in parecchi momenti, mi hanno fatto sorgere il dubbio che non intendano più di far parte della nostra Congregazione. Anzi il maggiore di età, me lo ha fin scritto chiaramente. - Io ho taciuto allora, ed ho continuato a pregare per lui, perché già altra volta vacillò aveva vacillato nella vocazione. Ho pensato che fosse una crisi, una tentazione passeggera. Avendo la mamma ammalata, si adduceva la ragione che la madre non poteva stare senza vederli, almeno una volta all'anno.

 Ora la madre è morta, ed io per essi, perché la vedessero e assistessero ho fatto quanto nessuna Congregazione avrebbe fatto.

 Il Romolo(il 2do) già era stato prima a casa, a trovarla; - se poi non è giunto a tempo per vederla morta, non fu colpa mia, ché lo feci partire subito, e gli si prese la 2da classe, perché giungesse a tempo. Però sento di potere e di dover dire che ora la loro mamma sarebbe certo più contenta che se essi fossero stati più alla disciplina e spirito religioso di quello che non furono; - e sarà un dolore per essa - (che, per altro, era una buona donna) - se i suoi figli non corrisponderanno ma tradiranno la vocazione. E forse, - Dio non voglia - essa ancora soffre per averli indeboliti nel loro dovere e osservanza religiosa. Bisogna dunque ora sapere se vengono per essere religiosi veri o se vorranno essere religiosi, ma solo a modo loro, con certe libertà di recarsi in famiglia, e non con piena offerta a Dio e distacco da tutto ciò che ci parla del secolo

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. Un santo diceva che egli non era mai ritornato dalla famiglia migliorato. Ed è chiara la parola di Gesù nel Vangelo che inculca il distacco dal padre, dalla madre dalle persone e cose più care, per l'amore di Dio. - Chi fa bene questo sacrificio, assicura

il Paradiso a suo padre, a sua madre, ai fratelli e sorelle, - come dicono San Tommaso e Sant'Alfonso. Ora tu farai leggere questa mia lettera ai fratelli Camilloni.

 Io ho bisogno di sapere:

 I Se essi intendono di perseverare o no nella vocazione, quali buoni figli della Divina Provvidenza;

 2do Se intendono di osservare le regole o costituzioni con cuore generoso, senza pretendere che i superiori siano tenuti a mandarli ogni anno a Roma o a tenerli più in un Istituto che in un altro -

 3° Queste risposte essi faranno per iscritto. Ho bisogno di contarci, e di non affievolire lo spirito religioso e l'osservanza delle Regole, tanto più ora che siamo - non lo faremo noi per l'esercito della carità, per i figli della Divina Provvidenza?

 Ora la loro Madre Iddio La ha chiamata a Sé; la motivazione addotta prima, è cessata; se nei Camilloni c'è buona volontà di servire Gesù Cristo e la chiesa, e di essere figli e soldati della Congregazione, - devono dimostrarlo. Io prego per essi e li conforto nel Signore, con amore di padre in Gesù Cristo.

 Pensino bene, prima, di tradire la loro vocazione per un affetto alla famiglia sregolato, e che non sarà certo benedetto da Dio, al grave conto che dovranno dare a Cristo Giudice della loro vocazione.

 Io non l'ho mai voluto dire, per quel senso di delicatezza che tu puoi bene comprendere e anche perché i due Camilloni erano già addolorati e nel lutto per la morte della madre, ma, dentro di me, tante volte m’è venuto in mente, se non sia stata la mano di Dio a togliere loro la madre che metteva ostacolo perché si dessero completamente alla vocazione.

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 Io non dico che sia stato un castigo, - dico che penso che forse quella buona donna

ci sarebbe ancora, se la famiglia ed essa, sopra tutti, fosse stata meno sentimentale

 Vedano ora di non farla penare: vedano di non tirarsi dei castighi sulla testa,

e di non mettersi in pericolo di perdersi in eterno.

 Se essi accetteranno questi consigli che do loro, con grande amore in Gesù Cristo,

tu li accogli, senz'altro, in Colonia, e li ajuti fraternamente. Che se mettessero restrizioni,

o non fossero bene decisi, pure con profondo dolore per la loro anima, -dirai che mi

mettono colla spiacevole situazione di non poterli ricevere. O si è religiosi, o non si è. -

Che la Madonna, Madre d'ogni buon consiglio, li illumini e li salvi!

 Questa lettera la darai a leggere a loro, ma poi la conservi.

 Ti scriverò presto - Ti benedico, così tutti. E fra Igino come sta?

 Tuo aff.mo


       Sac. Orione  della Div. Provv.za