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Al Rev.do Sig.re

Sig.r Don Angelo Bariani

Direttore della Colonia Agricola Immacolata

Sicilia - Noto


 [+]          28 febbr. [1]912


 Caro don Bariani,


 Ho ricevuto il vostro telegramma che si riferiva a Crisafulli, e vi ho risposto

da Sibari, e jeri ebbi al Patronato di Messina una lettera da cui apprendo che voi vi siete

rivolto a Messina, dicendo che non potete più trattenere il Crisafulli perché incorreggibile. -

 Vuol dire dunque che egli è ritornato, e che fece una delle sue solite scappate -

 Dalla lettera del Patronato vedo che sono un po’ seccati, un po’ stanchi di questa

continua agitazione della Colonia di Noto e anche a me è un pensiero grave quando

considero che da un giorno all'altro un giovane è buono, e da un giorno all'altro diventa

così cattivo che bisogna espellerlo.

 E penso che, se andremo avanti di questo passo, temo che poco per volta alla Colonia

non ci resterete più che voi e fra Pietro. Io credo che voi corriate con troppa precipitazione

nel cacciare i ragazzi, né so più decidermi a mandarvene degli altri -

 Prendeteli con carità, caro don Bariani, ve l'ho già detto:

non date gravissimi castighi: impadronitevi del cuore dei vostri orfanelli:

diceva Don Bosco: bisogna farsi amare per farsi ubbidire.

 Per me, se voi credete proprio di non poter più trattenere Crisafulli, io, passando da

Roma, ve lo farò levare, ma voi ricorderete che, se avessi dovuto darvi ascolto, ve lo avrei

già levato lui, e Canizzaro e Olindo e altri parecchie volte.

 Ma allora, caro don Bariani, finirete col non avere più nessuno, né io avrò più cuore

di mandarvi orfani - Anche Mg.r Vescovo mi faceva questa osservazione: che voi un

giorno un ragazzo lo portate in cielo e un altro giorno dite che bisogna scacciarlo.

 Vedete quel Sità e quel Pepino, che sono a Cassano Ionio, ma fanno benissimo.

E così vedrete che farà Loria a Cuneo.

 È inutile, bisogna proprio che voi non vi offendiate di quanto vi scrivo, ma che coi

fanciulli lasciate quel fare brusco, accigliato che ve li allontana; ma li trattiate da buoni

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fratellini e li prendiate con pazienza e con carità e dolcezza, come una madre coi suoi

figliuoli; la madre non si stanca mai.

 Anch'io, vedete, una volta facevo come voi; ma quanto ora mi sono pentito!

Il Signore, del resto, lo dice quale è lo spirito che dobbiamo usare:

 «Beati, Egli dice, coloro che sono animati dallo spirito di dolcezza,

essi saranno i padroni del mondo», né potravvi essere cuore sì duro, che possa rifiutare

d'essere loro interamente soggetto. = L'uomo dolce è come la calamita, che si attira

con soave violenza gli animi dei suoi fratelli. -

 Coraggio, dunque, caro mio figliuolo don Bariani, io vi domando scusa se,

raccomandando a voi la dolcezza, sono stato io con voi troppo aspro, lo vedo bene, e vorrei

rifare la lettera per levare qualche espressione, che voi perdonerete. -

 Abbiate pazienza! abbiate pazienza! abbiate pazienza!

Voi non mancherete mai, sinché avrete pazienza e dolcezza.

Vedete che non è detto: in caritate vestra, aut beneficentia vestra; ma in patientia vestra

possidebitis animas vestras. È colla pazienza che ci salveremo l'anima, specialmente voi lì

in codesta vostra delicatezza posizione.

 Dunque, mio caro don Bariani, provate ancora, se appena vi è possibile,

diversamente scrivetemi sempre qui, sinché vi avviserò.

 Sono contento che fra Corrado sia ritornato. Salutatemelo: io era a Cassano Ionio

quando egli passò. Aspetto una vostra lettera. -

 Il Signore vi benedica e dia forza di sopportare per amore suo. -

 Vostro aff.mo in G. C.


           Sac. Orione  d. D. P.


 Saluto tutti. - Datemi notizie come sta fra Corrado, e se è in licenza per sempre,

 e se è in caso di assistere.

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