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[Al M. rev.do Signore

il Sigr. D. Enrico Cortardi

Direttore della Colonia Agricola Professionale

Orfani della Catena a Cassano Ionio prov. Cosenza ]


 +        Messina, I febbraio [1]911


 Caro don Contardi,


 Ho ricevuto la vostra. Ho scritto a don Sterpi pel sarto, ma sarà difficilissimo

provvedervelo, e non so come se ne uscirà:

 1/ non vogliono venire così lontano;

 2/ è sempre gente che non si conosce. Comunque, preghiamo S. Giuseppe

che ci pensi Lui. Ho fatto scrivere anche da don Concetto ad uno del suo paese,

che è vedovo e fa da sacrista; dice che è buon sarto. Vedrò anche a Messina;

ma, se fosse dell'alta Italia sarebbe meglio.

Vedete di darvi attorno anche voi, pregando e cercando in alta Italia,

anche al vostro paese. - Vi farò sapere qualche cosa appena lo saprò.

2/ Ho ricevuto le scarpe. - Sono contento delle buone notizie che mi date

del calzolajo, che mi saluterete In confidenza vi dico che le scarpe fatte a me sono state

tagliate male; per mettere su la destra devo fare una sudata ogni mattina. Se è il calzolajo

che le ha tagliate, allora vedete un poco in bel modo, poiché avendo l'uso di cucire e far

scarpe facendosi venire le tomaje già tagliate come si usa da noi, temo che non sappia

tagliare senza modelli, e che vi ruini del cuoio, e, se facesse scarpe per fuori,

vi faccia perdere la clientela.

 A Tortona egli lavorava bene, ma con tomaje già tagliate.

 3/ Laguzzi è difficile che lo metta lì stabile; a fare che? quindi vi direi di mettere o

indurre in bel modo Fotìa e Cagliosto a fare i calzolaj, poiché è più presto imparato

il mestiere, che invece a fare il falegname ci vuole gusto e arte e più anni poiché un po’

si fa una cosa, e un po’ un altra, e non è come chi fa sempre scarpe. - Oppure non potreste

intanto far venire lì il fratello del Vicario? e così sciogliereste la questione.

 Vedete un po’, piano piano. Raccomandatevi a D. Bosco e a don Gaspare.

E Putortì sapete che faceva il dolciere; forse saprebbe cuocervi il pane;

ma bisogna andare adagio a levarlo a quella donna anche per non disgustare

quel suo cognato. -

 Vi mando una lettera di Ligenza per codesti tre, che egli, eccetto Cagliosto,

conobbe a S. Ferdinando.

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 Scrivo al Patronato per il sussidio. Mandatemi ancora i nomi di quelli

che avete ricevuti dopo i primi.

 La Colonia di Noto fa da sé ora; ma don Bariani ha bisogno di 500 lire per semi

e debiti da pagare. Egli per L. 400 ha avuto da me ma mancano L. 100, che abbisogna con urgenza. Io non posso, se voi appena potete, mandategliele poiché so che è in angustie.

- Ora, facendo da noi, credo che potrà aiutarsi e aiutare anche noi.

 A Mg.r Vescovo ho già telegrafato io subito, e mi rispose con bellissimo telegramma,

che vi unisco, - affinché lo leggiate alla Casa.

 Io credo colla pazienza e col tempo che si potrà anche mandare via quella famiglia

di cui sapete. -

 Desidero che, appena ricevuta la presente, mi scriviate come vanno quei tre,

e sul resto di cui io vi scriverò, - o che credete farmi conoscere.

 Fatemi tanto ossequi a Mg.r Vicario e a tutti i Superiori del Seminario: a don Gil

a fra Gaetano e a tutti i giovanetti. -

 Vedete che quei nuovi venuti non abbiano da fare del male agli altri -

 Vi saluto e benedico in Domino aff.mo


         Sac. Luigi Orione  d. D. P.


 Scrivete pure a Monsig.r nuovo Vescovo una bella lettera voi, per ora:

 poi gli farete per Pasqua scrivere dagli orfani.

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