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Messina, il 26 / XII - [1]911
Caro prof. Fornari,
Viene la Sig.ra Galati la quale accompagna le sei orfanelle che stasera partiranno
di qui, provenienti da Catania. Ad esse, se lei oggi non risponderà negativamente,
pare se ne possa aggiungere, come mi disse Giuliani stamattina, un'altra di qui,
orfana di madre e non del terremoto, ma veramente in condizioni di famiglia morali
così dolorose da meritare tutta la pietà del S. Padre e di V. Sig.ria.
Oggi però Giuliani è partito per Catania e se lei avesse telegrafato a lui
al suo domicilio anche in senso negativo non si potrebbe sapere che domani sera
al suo ritorno. -
Ho dato alla signora Galati L. 15 per provvedere stasera un po’ di cena e domani
un po’ di colazione alle orfanelle, poiché non so se il prof. Portaro ci avrà pensato.
Le avrei dato molto oh! molto di più; ma in questi giorni dà di qua e dà di là mi trovo
anch'io un po’ come piace al Signore. E ho detto che ho dato questa pochezza non per altro
che perché lei, caro professore, veda un po’ se occorresse darle qualche lira per vittuaria
al ritorno.
Ed ora vengo a cominciare a sciogliere i miei debiti circa le informazioni, e veniamo
al sig.r Sclafani di Reggio Calabria. Questo individuo aveva un figlio a Roma
dai protestanti, e lo tolse. Lei, caro professore, mi aveva incaricato di trovargli un posto,
ed io gli aveva fatto posto alla Colonia di Cassano Jonio. Ma il padre, che lo aveva
in una città e in un Collegio civile, non si accontentò di Cassano Jonio, e insistette
perché venisse mandato a Roma. Durante i colloquî con detto padre, avendomi lei richieste
informazioni di lui, io le risposi ciò che di lui pensava Mg.r Albera e qualcun altro
di Reggio, che lo conoscono, che cioè avesse tutta l'aria d'un camorrista.
Allora lei mi ha scritto che mentre prima erano state stanziate d'accordo con Mg.r Bressan
L. 300, una volta tanto, poi non si credeva di dovere continuare tanto più che risultava
il padre in condizioni economiche da potere provvedere in modo onesto alla educazione
del figlio e anche perché l'affare d'averlo collocato tra i protestanti pareva fosse stato fatto
appositamente per poi obbligare il S. Padre a provvedergli un posto permanente di civile
educazione.
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Intanto lo Sclafani a me non parlava già più di avere collocato un figlio solo,
ma di dovergliene accogliere due. Io li feci accogliere all'Istituto di S. Prospero
a Reggio per la scuola gratuita, e là si fermano o possono fermarsi tutta la giornata
senza dovere nulla pagare.
Mi pareva di avere già fatto qualche cosa; ma egli insistette alle buone e alle brusche
per avere figli collocati a Roma. Gli ho alla fine risposto che a Roma non dispongo di posti
come egli vuole, e che, in caso, si rivolgesse a lei. Di Cassano Jonio
egli non ha più parlato ed io non ho insistito poiché mi è più caro non avere a fare
con simile individuo.
A me non fa paura, poiché Iddio che mi ha posto quaggiù mi dà un coraggio da leone
da non lasciarmi imporre da chi vuole vincere con la prepotenza, pure rispettandoli,
ma non cedo. Egli, da quanto so, cerca imporsi e mettere paura a preti e ad altri.
Era impiegato a Reggio, e ultimamente ne fece tante che pare dovesse essere
licenziato, poi, per intromissione d'un deputato, venne trasferito a Messina.
Ora è stato sospeso dall'Ufficio anche qui, ed è andato a raccomandarsi dall'On.le
Camagna, suo protettore, perché c'è del brutto anche dopo che è qui.
I due figli a S. Prospero non frequentano sempre, anzi sono tra i più negligenti
ed è più i giorni che mancano che quelli che frequentano. - Ho cercato di trattarlo
sempre bene, ma il suo venire qui a gridare o a Reggio quando io non ci sono
non mi fa paura: di soperchierie non ne tollero né cederò mai davanti ad esse.
La presente è riservata.
Devo fare punto per correre alla stazione a ricevere le orfane .-
Scriverò ancora anche di questo - e riferirò per il resto presto.
Suo aff.mo
Sac. Orione d. D. P.
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