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 +          Tortona, il 19 ott. 1918


 Caro don Quadrotta,


 Ho ricevuto la tua del 16 corr.

 1/ Ringrazio il Signore per la tua guarigione; vedi però di usarti ogni cura

nella convalescenza: la malattia fatta come la convalescenza in corso, oramai é provato,

non rendono immuni.

 2/ Ti avviso che fra qualche giorno avrete costì o la visita mia o di don Sterpi.

Ti fai una nota di tutto ciò che tu hai bisogno di parlare per il buon andamento

di codesta casa: vorrei vedere bene a posto nella vita e spirito religioso la casa di S. Remo,

ché mi si é ficcato in testa che non sia a posto ancora.

 Tu, caro mio don Quadrotta, non devi offenderti, ma ajutami, perché la vita

del personale religioso che é addetto al convitto sia vita di pietà: sia spirito di fede

e di incremento di virtù e di perfezione religiosa. Perché se questo non si può ottenere,

si deve chiudere piuttosto il convitto, e creare un'altra opera dove il personale religioso

possa formarsi a serietà e pietà religiosa. Per questo con Mg.r Daffra nella convenzione

stipulata mi sono tenute le mani libere, e non mi sono obbligato a tenere né un collegio,

né un convitto.

 Sono rimasto molto contento che si metta la meditazione in comune, e desidero

che possiate ritrovarvi insieme di sera a recitare la terza parte del rosario in comune,

e che a tavola come in camerata si faccia un po’ di lettura. La lettura a tavola deve essere

di libri non voluminosi e non direttamente di pietà; ma non sciocchi non aridi di Dio,

tutt'altro! Tu preparane adesso una collezione per tutto l'anno. Devono possibilmente

essere della Tipografia Salesiana: non libri di ragionamento, ma di dilettevole e cristiana

istruzione e che tengano lieto e sollevato lo spirito. Così la scoperta dell'America

di Cristoforo Colombo La vocazione tradita del Viglietti vita di collegio, la Vita

di Don Bosco del D'Epiney (Anche qualche alcuni racconti mensili del Cuore di De Amicis

si possono fare leggere in refettorio), morale e Storia del Martinengo (non tutto, ma c'é

del buono). Pio VII a Savona del Martinengo (Variando) In camerata, invece, devono

essere brevi vite di giovanetti pii o santi, i Fioretti stessi di S. Francesco: libri più imbevuti

di pietà, e che conducono lo spirito al Signore e alla virtù.

 Si legge sinché qua tutti siano sotto le coperte e già quando qualcuno comincia

a sonnecchiare. Questo si fa già anche qui ora, e si faceva a principio nelle nostre case,

e lo imparai da Don Bosco.

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 Così il direttore alla sera (assolutamente non più di cinque minuti) ma abbia sempre

una parola buona da dire al personale della casa, anche non vi siano ragazzi:

e mantenersi moralmente a contatto con l'andamento della casa e coi giovani e personale.

 Quanto bene si fa!

Quest'anno, se Dio mi dà vita e mi assiste, come spero, é l'anno di riparazione mia e vostra.

 Sia che venga io come don Sterpi, veniamo anche per vedere Mg.r Daffra

e per vedere la mamma Clemenza, (la avvisi subito) e il can.co Bongiovanni,

(pure lo avvisi). Chi viene per restare sarà munito di certificato del sindaco, eccettuato

forse il ch.co Piccinini, il quale non so se parta oggi stesso da Avezzano per San Remo,

ma diversamente subito lo avverto perché porti il suo certificato e almeno un cambio.

E così faranno quanti ti manderò di qui. I chierici che faranno I liceo, saranno quattro:

Del Rosso, Piccinini, Di Pietro e Piccardo. Così sarete in due sacerdoti. Un chierico

di teologia che potrà avere scuola da don Bascapé, quattro di Iª liceo Scopelliti e Teodoro che potranno avere scuola da qualcuno dei quattro di liceo.

 Dico questo, viste le cose di qui: tu poi vedi come ti troveresti per parlarne

alla prossima venuta. Desidero mettere a posto codesta casa dandoti tutto quel personale

che ti può occorrere e anche altro che non vada a scuola, se altro ti occorre, purché

il convitto non diventi un pensionato arido, senza vita cristiana, ma i giovani che costà

la Divina Provvidenza manderà siano e per il nostro esempio e per la cura e l'insegnamento

cattolico di vita pratica cristiana e di idee più formati e più preparati ad essere un giorno

buoni padri cristiani e cattolici di fede, di convinzione e di pratica nella vita privata

e pubblica. La responsabilità tua va poi enormemente crescendo quest'anno che hai avrai

costà quattro chierici di liceo, tali cioè per età da essere nell'ora più critica e decisiva

della loro vita, e nel momento in cui si formano per lo spirito come nelle loro idee.

Saranno poi di quelli dei quali la Congregazione dovrà di più servirsene e che

perseverando, prenderanno in mano le case e la Congregazione stessa.

 Di noviziato ne hanno fatto e non ne hanno fatto, perché erano ancora piccoli:

si può dire che il loro vero noviziato lo vengono a fare a San Remo e frequentando una

scuola di liceo pubblica, con professori forse indifferenti od ostili, e con compagni guasti

o, certo, non sempre religiosi.

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Io te li metto nelle mani, caro don Quadrotta, come il pegno più grande della mia fiducia,

e del mio affetto in Gesù Cristo.

 Sono soddisfatto del risultato del ch.co Pagella, non parlo degli studî, che é il meno,

ma di averlo ritrovato molto bene orientato e religiosamente a posto in tutto il resto.

Onde ora gli ho affidato la casa di Bra, che per noi é tutto. Ma ora comincia a diventare

anche tutto per la Congregazione San Romolo, perché si tratta di quattro dei migliori nostri

chierici per intelligenza e per l'avvenire della Congregazione stessa.

 Ho bisogno non solo che non si perdano, ma che riescano come Pagella. Sono tutti

quattro d'ingegno e di buono spirito; ma avranno bisogno d’essere assai assai ajutati,

nello spirito e confortati, perché essi sono bambini. Essi hanno della casa di S. Remo

un grande buon concetto: non vorrei che poi trovassero il vuoto, per quanto si riferisce

a vita e a osservanza di vita religiosa, e a spirito di umiltà, di pietà, di penitenza,

di sacrificio, insomma di vera vita religiosa. Essi videro Pagella, e giudicarono la casa

di S.Remo da Pagella: se poi trovassero uno spirito di leggerezza e non un soffio vitale

tutto di carità e di Dio, sarebbe o potrebbe essere un disastro, - perché non hanno mica tutti

la virtù di Pagella.

 Ti mando, qui acclusa, una lettera di Piccinini, che dovrà venire. Questi e Del Rosso

sono i migliori. È anche buono Di Pietro, ma più limitato d'ingegno. Di capacità,

ma di meno spirito dei tre primi é Piccardi. Si attacca un po’ e lo vorrei più spirituale

e più sostanzialmente religioso. Temo di lui, se non pregherà molto. È affezionato

alla Congregazione, ma non é un religioso quale lo vorrei: fa pochi sforzi e non é sempre

aperto coi Superiori come potrebbe a prima vista parere.

 Questi quattro devono essere la pupilla dei tuoi occhi, tutti quattro, senza eccezione.

Tu farai loro scuola di religione e di apologia religiosa, e così, mentre li raffermerai

nella vita cristiana, li premunisci dagli attacchi della scuola laica e della storia scritta

a scopo di setta e con passione politica.

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 Quello che é, é: non voglio che si insegni loro a mettere sugli altari Papa Borgia

come uomo e neanche e peggio come Papa; la verità: mettili serenamente su questa strada:

la Chiesa non teme la verità e vuole la verità.

 Tu studia bene: libri buoni non ne mancano che ti potranno giovare assai: lo studente

del Bonomelli é ottimo, meno che negli ultimi capitoli delle più recenti edizioni

dove cammina e fa la tela su sofismi della scuola liberale venuta di Francia.

 Così me li premunisci in filosofia, e tu farai loro una vera scuola di filosofia.

Questo é di suprema necessità, per non creare degli studenti leggeri come piume,

che non ragionano o ragionino male. E anche per premunirli contro tutte le sciocchezze

insidie ed errori di una filosofia positivista: so che codesto prof.re é discepolo dell'Ardigò.

Così saranno anche preparati per la teologia. Ciò servirà a te anche per avere modo

di avvicinare e di plasmare meglio i detti nostri piccoli fratelli, e soffiare nelle loro anime

quella pietà che é tutta carità e verità: pietà umile, pietà solida: pietà diritta, - pietà che

non ha attaccamento materiale agli esercizî di pietà, perché non é bigotta e non li riguarda

come fine ma come mezzo: pietà che sa essere discreta e sobria, e che non stanca,

non é pesante[,] non é intollerante[,] non é gretta[,] non é irritante, non é mesta, non ha

il collo torto, non sospira sempre, non maledice tutto, non esclude tutti, non é amara,

non allontana da Dio né dalla Chiesa; ma ma invece é ignita e non fredda: é soda

e non leggera: é pura, modesta, dolce ed ha una santa libertà: é fervorosa, ma di un fervore

spirituale e non di solo sentimento: é una pietà che conforta dove arriva e addolcisce ogni dolore, ogni amarezza, ed é sempre lieta e piena di letizia e sparge felicità e gioja spirituale, alle anime dove va o dove arriva e arriva a tutto col suo alito: é una pietà sublime e umile:

una pietà divota che prega, che tiene il cuore caldo e unito con Dio, anche negli affari più

di calcolo e più umani. Si nutre di Gesù Cristo e dei sacramenti: si nutre della s. messa

e di fede e si conserva pura e incontaminata quanto più pura beve alla fonte della Fede

e alla dottrina immacolata della Chiesa. E la pietà tanto più ingrandisce quanto la nostra

anima si impadronisce e si umilia nella fede e nella Chiesa di Gesù Cristo-

Questo, caro don Quadrotta, desidero che tu, ajutandoti il Signore e raccomandandoti

alla SS. Vergine faccia con i figli della Congregazione che ti vengono affidati e con quelli

che già hai costì: alimentando l'anima tua di nostro Signore, tu dilaterai in Gesù Cristo

e formerai per Lui, per la Santa Chiesa e per l'avvenire della Congregazione cotesti

chierici che sono destinati ad essere tanta parte dell'avvenire della nostra

cara Congregazione.

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 Questa lettera desidero che tu la legga bene e ripetutamente anche a Don Bascapè

e che indirizzi così la casa per perché tutti insieme vi diate la mano e vi ajutiate a tirare su

bene i chierici. Dirai a don Bascapé che sono tanto contento che si trovi bene e di tutto

quello che mi ha scritto, e che prego nostro Signore di dargli tanta vita e salute da poter

fare ancora molto, ma molto bene: e sono poi particolarmente lieto della vostra bella

armonia e unione dei cuori nella carità.

 Quando c'é umiltà, c'é carità e c'é unione, e lo spirito del Signore é spirito di unione

e di carità.

 Amiamoci in Gesù Cristo! Ajutiamoci per amare Gesù Cristo!

 Ajutiamoci per il Paradiso!

 Amiamo questa bella unione di famiglia della Divina Provvidenza:

noi ne siamo i figli!

 Vi benedico tutti, e te in particolare maniera voi due sacerdoti pregate per me

come fratelli: io pure farò lo stesso per voi.

 Tuo aff.mo in G. Cr. e Maria SS.


        Sac. Orione  d. D. P.


Dirai a Del Rosso che ho ricevuto la sua gradita cartolina. Gli risponderò. - Lo benedico!

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