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Tortona, il 15 genn 1921
Non rileggo
Caro don Quadrotta,
Ero assente; ho avuto le tue due lettere e quella di Tranquilli. Ho pochissimo tempo.
1/ Scrivi subito a tua mamma che venga, e trattala bene, e lascia che si prenda cura
di te, - anche questo per una mamma é un conforto ed é vita. Salutala per per me.
2/ Parla subito, con la mamma di Zaccagnini. Dille che il figlio da qualche tempo
non sta bene, che avrebbe bisogno di aria di mare. Ah che dolore, caro don Quadrotta,
é per me! più che se me lo vedessi morto! Mai ho provato sì vivo dolore come a vedermi
qui questi due cari e poveri figli! E più grande mi si fa il dolore, se penso che abbiamo
una casa a S. Remo, dove potrebbero guarire, ma non ce li posso mettere, e dove,
quando i miei preti ci muojono, si portano su di notte!
Vedi se la mamma di Zaccagnini ci potesse trovare due o tre stanze: alla spesa,
a tutto penserò io: venderò la casa di S. Remo, se sarà possibile;
ma non si può andare avanti così. Mi fai questa carità. Dì alla mamma di Zaccagnini
che qui al figlio nulla manca, ma ha bisogno per vivere di altro clima.
Cari miei figliuoli, abbandonate me, quando sarò malato, ma vedete di darvi
più attorno per trovarmi ove mettere questi nostri malati. E la mamma di Marabotto
non potrebbe ajutarti a cercare?
Avevo pensato di mandare su uno apposta a cercare una pensione in un ospedale
o fuori, a San Remo o in vicinanza.
Quanto a Tranquilli mi fa molto dispiacere, e gli scriverò ma ora non ho tempo.
Ti conforto e ti benedico con molto affetto.
Curami paternamente e fraternamente i chierici. Franzé non te lo mando:
hai fatto bene a farmi quelle osservazioni.
Ti benedico di nuovo ex corde.
Tuo aff.mo in G. Cr. e Maria SS.
Sac. Luigi Orione d. D. P.
E le suore che avete lì, o altre suore o frati in S. Remo,
non potrebbero dare una camera per i nostri due malati?
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