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Al M. Rev.do Signore

Il Sig.r. Don Giulio Quadrotta

Direttore del Convitto Vescovile San Romolo

Corso Garibaldi, 8

San Remo = Liguria = Italia (Genova)


 +         Anime e Anime

          Mar de Hespanha (Minas)

          Istituto Barào de S. Geraldo

          il 22 ottobre 1921.

 Mio caro don Quadrotta,


 La tua gradita lettera é giunta qui me assente e lontano. Sono lieto che abbia potuto

passare alcuni giorni di riposo presso tua mamma, e anche che sia andato a Perleto,

da quel fracassone, ma gran buon amico, e che abbi così potuto contemplare

quel monumento di chiesa, che non c'é neanche nella tua Roma.

 Sono ancora più contento di sapere che la tua salute abbia sia migliorata un po’,

- speriamo non sia una pietosa bugia per tenermi tranquillo.

 Prego Dio per te, ti penso e prego per te ogni giorno e anche più di una volta,

e ti raccomando di averti ogni cura Ch'io goda sempre di saperti buon sacerdote,

buon religioso e in buona salu o, almeno, in migliorata condizione di salute.

Ma, per questa, molto dipende anche da te.

 Qui noi, grazie a Dio, stiamo tutti bene. Il 15 ottobre abbiamo assunto la casa

de Preservação a Rua Francisco Eugenio N 228 in Rio de Janeiro, dove tu mi vorrai scrivere d'ora innanzi, perché forse avrò bisogno di trattenermi in Brasile almeno alcuni

altri mesi per il bene della nostra Congregazione, e andrò anche in Argentina entro

la prima quindicina di novembre.

 A Rio Janeiro ora vi sono don Mario Ghiglione (in ajuto e perché possa più presto

imparare il portoghese), don Angelo De Paoli (che vi fa da Superiore), e il ch.co

José Dondero, fratello di don Carlo.

 La casa de Preservação ha 260 orfani o derelitti, e vi imparano un'arte; dovremo

aumentare il numero del personale, anche per eliminare elementi infidi. È da un mese e più

che ne ho chiesto quattro (chierici tutti) a don Sterpi, ma di tante lettere che gli ho

indirizzate fin qui, dopo che sono giunto in Brasile, non ebbi il conforto di ricevere

una sola parola da lui, né dagli altri: eccettuato don Felice, e una breve lettera

di don Montagna e di don Zanocchi, non ebbi fin qui una parola di nessuno, cioè,

mi sbagliavo: ebbi due buone lettere, le migliori e le più confortanti, da Piccinini

e da Sparpaglione; a questi già ho risposto e risponderò anche a Piccinini,

esse giunsero con la tua.

 Mi farai quindi cosa gradita se mi vorrai dare qualche notizia. Don Adaglio

é poi partito per Gerusalemme, e sono poi andati con lui fra Giuseppe e Gismondi?

Quando andarono? A Noto si é chiuso o chi c'é rimasto?

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 Chi c'é a Messina, a Reggio, a Cassano? A Grottaferrata ci siamo ancora? E chi c'é?

E agli Squarciarelli? E tu, chi hai con te? E i chierici che facevano l'anno scorso il liceo

a S. Remo, dove furono destinati?

 I due, Sparpaglione e Piccinini, mi scrivevano da Bra, ma ora ove sono? E il Dante

a Tortona, come va? Chi c'é con don Tornari? Hanno alunni? Anche di liceo? E tu ne hai?

Come vanno? E la tua mamma ora dov'é? E sta bene? E Pietrino dov'é? Come sta?

Chi hai per servi? E Mg.r Daffra sta bene? Me lo riverirai tanto, ma tanto.

 Secondo quanto mi hai detto a Genova, che cos'é che può passare,

senza compromettere nessuno, a quella dogana? Anche del caffè? Dimmi qualche cosa

di sicuro e come si dovrebbe fare.

 Ricevo in questo momento una lettera da Mg.r Cribellati, col racconto entusiasta

del suo ingresso, - mi scrive da Nicotera, il dì dell'Addolorata: Sono contento! Dio lo

assista e la Madonna SS. - Don Cribellati almeno é il più galantuomo, (senza far torto a te)

che mi ha scritto più volte. Avrei bisogno subito almeno due o tre copie della sua

Iª Pastorale, ma, se anche ne avessi una copia, mandamela a Rio de Janeiro, a volta

di corriere, almeno fino a Genova, poi partirà quando potrà. Ne ho ricevuto una copia,

troppo poco! e già l'ho mandata alla Nunziatura in Argentina, dove c'é Mg.r Silvani

Maurilio, auditore, cioè subito dopo il Nunzio. - Vado entro il 15 nov.bre in Argentina,

per vedere due posti, uno alla Plata, e un altro a Buenos Aires, per vi apriremo due case,

se piace a Dio. Bisognerà che la Congregazione faccia ogni sforzo, ma si pianti bene,

qui in Brasile e in Argentina; io non mi muoverò, se prima non avrò gettate almeno

le fondamenta della pietra delle colonne miliari che la Divina Provvidenza vuole

che si elevino qui, a salvezza di questa povera gioventù e a bene della Chiesa.

 Tu potrai ajutarmi pregando, coltivando lo spirito dei chierici e non lasciando perdere

le vocazioni che Dio mandasse tra codesti giovanetti, ma cercando di tenere viva in tutti

la pietà, base della morale e delle vocazioni. Le scuole pubbliche sono un gran pericolo

per le vocazioni, ma confido nella tua opera, col divino ajuto. E a Mestre, sai chi c'é?

E che notizie hai di don Sterpi? Io nessuna! - Chissà quanto lavorare, povero don Sterpi!

Mi faresti un grande favore se, da buon segretario ti volessi incaricare tu di darmi notizie

della Congregazione, quelle notizie che non ti sarà difficile avere, tanto che io sappia

almeno in generale come vanno le cose e dove sta il personale, se volessi scrivere.

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Ma, soprattutto, mi toglieresti da una pena, se mi volessi dare notizie esatte sulla salute

di don Sterpi, perché mi pare assai assai strano che, dopo tre mesi che manco,

non mi abbia ancor scritto, stando bene di salute. Gli ho scritto di più interessi e importanti,

e amerei saperne qualcosa.

 Non vorrei che ti stancassi a scrivere, ma parecchie notizie puoi ben servirti

di qualche ragazzo, dettando. Del resto tu sei nei tuoi diritti, ché sei sempre il segretario

emerito. Dammi anche notizie del can.co Bongiovanni e del can.co della Costa,

come pure di quell'uomo che ho collocato lassù, e di cui anche Mg.r Daffra era rimasto

bene impressionato.

 E mamma Clemenza, come sta? Sai poi come andò a finire l'eredità lasciataci

dal can.co Di Lorenzo della Candelora? Tu eri con don Cribellati alla Moffa?

Come andarono gli Esercizî? Come fece don Curetti? Erano tanti? Ci furono vestizioni?

Alcuni fecero i voti? E chi? - Alcuni lasciarono la Congregazione? E chi? Ci sono molti

ora a Bra? Il 13 agosto, quasi dall'Equatore, ho mandato a don Cremaschi per tutti

una parola di benedizione, nel desiderio di trovarmi presente in ispirito il 15 agosto.

Non ho badato a spendere un centinaio di lire in quel marconigramma lanciato dal mezzo

dell'oceano. Chissà se sarà giunto a tempo! L'ho desiderato tanto! Non vorrei

che don Cremaschi se ne fosse offeso, perché di quella casa, che mi sta tanto a cuore,

non so nulla! Oblivioni datus sum tamquam mortus a corde!

 Ora abbiamo raccolto un centinajo di messe a L. 9. l’una, e ho incaricato don Mario

di mandare a don Cremaschi forse penso più di L 1000, - é il primo piccolo aiuto,

ma inviato con tanto affetto! Riceveremo risposta o si offenderanno? Capisco che é

un grande santo don Cremaschi, malgrado quello; ma su questo punto non vorrei che

i chierici, venissero su così. Come sono andati gli esami dei nostri chierici, ad ottobre?

Dove é don Curetti? é poi al probandato di Tortona? E ci sono alcuni a quel probandato?

È vero che Mincarelli é tubercolotico? Così mi accennava Piccinini. Dov'é Mincarelli?

Dov'é don Jatì e come sta? E don Sebastiano e don Saroli ove sono?

 Tu mi dirai quello che c'é, caro don Quadrotta, e mi rispondi ciò che sai, - poi questa

lettera la tieni per te e anzi la distruggi, perché non voglio con essa né mortificare,

né affliggere le anime dei miei fratelli, - é un insegnamento che Dio mi dà,

e lo devo ringraziare il Signore e benedire.

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 Io sto bene, ma vengono delle ore, e specialmente certe notti, che ho tanto male

di cuore che mi par di morire; ma sarà fantasia. Mi vado allora raccomandando l'anima

da me, e ora sento che sarei pronto e anche felice di fare la volontà di Dio e di morire.

In Paradiso potrò sempre fare più che qui, e sarei al sicuro di non offendere più il Signore.

 Ho saputo con grande piacere da don Montagna e da don Zanocchi che la festa

della Guardia fu un trionfo di fede anche quest'anno, e Deo gratias!

 Noi qui eravamo raccolti in Esercizî Spirituali, e abbiamo fatto festa anche qui.

 La Patrona della parrocchia qui (che é nelle nostre mani) è N. Sig.ra della Mercede,

perché il Brasile non abolì la schiavitù che da poco più di 30 anni. La settimana scorsa

sono stato a S. Paolo, e quell'Arcivescovo mi offerse una vasta parrocchia al Braz,

una regione di S. Paolo dove sono tutti emigrati italiani.

 A S Paolo i nostri italiani avevano bisogno di essere più spiritualmente ajutati.

È inutile ti dica che ho accettato, e così so di avere secondato così anche i desiderî

del S. Padre. Bisognerà che vengano dall'Italia almeno due sacerdoti, ma buoni.

 Posdomani vado a Rio, domenica, 30 corr. sarò a Congonhas nello

stato del Minas, ove si consacrerà un rinomato santuario, e vi sarà l'Arcivescovo di questa

Archidiocesi, don Silverio (qui il don si dà solo ai Vescovi) che é un nero quasi e un santo

e dotto prelato, - e poi torno a S. Paolo per definire con quell'Arcivescovo il tempo

e il personale da porre in quel popoloso quartiere e poi vado in Argentina.

 A S. Paolo saranno più di 200 mila gli italiani, e non c'é una chiesa ove si faccia

un Vangelo o il catechismo in italiano!!. Sono già stato a S. Paolo ed ho predicato

in italiano e tutti piangevano! Soli Deo honor et gloria!

 Un signore mi offerse 52 mila mq. di terreno sul colle storico Ipiranga

sempre a S. Paolo, é come il nostro castello di Tortona ed é là dove fu proclamata

l'indipendenza del Brasile L'Arcivescovo si é opposto, e mi offerse invece quella parrocchia, (ma penso che verrà anche quello, e vi faremo, e un altro pezzo di terreno,

e la Div. Provv.za vi farà un grande istituto, per gli orfani: un altro anno è proprio

il I° centenario dell'Indipendenza, e viene a tempo. Pregate!

 Altro terreno per una colonia mi venne offerto a Santos.

 Non ho premura di tornare, perché poi il mare non lo potrò ripassare tutti gli anni!

e poi voglio prepararmi un po’ di bene per l'eternità.

 Vorrei anche iniziare un ramo di suore nere; le nere sono rejette

da ogni altra Congregazione: forseche quasiché n. Signore avesse i Consigli Evangelici

solo per chi ha il colore bianco.

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E così vorrei vedere di ajutare le vocazioni dei neri; ma su questo lavoro di carità

devo tacere per ora, perché troverei molti ostacoli anche da parte di più di un Vescovo.

Ho però qualche santo Arcivescovo che molto mi conforta.

 Alle suore darò per patrona celeste la Madonna di Oropa o di Loreto.

 Quando dovrò ancora predicare sul Purgatorio vorrò molto far rilevare il dolore

dell'oblio delle persone più care; ma soprattutto voglio imparare da questa lezione

che mi dà Iddio di non fidarmi più di nessuno, ma di prepararmi del bene da vivo,

perché se da vivi é così facile esser dimenticati, cosa sarà da morti?

 Ecco, o mio caro figliuolo, le notizie più rilevanti che ti posso mandare di me.

Grandi cose mi pare che Iddio mi ispiri, ma devo imporre un limite a me stesso, e affine

di non perire menandone vanto, e anche per non richiedere a don Sterpi un personale

superiore alla disponibilità. Ma S. Paolo era una posizione troppo importante

per non vederci (date certe singolari circostanze che poi dirò) anche il visibile intervento

della Div. Provvidenza.

 Qui ho passato e passo più di un dolore morale - a parte il non ricevere mai

una parola da don Sterpi su molti interessi pur di grave momento, e il timore in cui vivo

che egli possa, per il troppo lavoro, esser caduto malato.

 Anche da Venezia, da altri non ebbi una parola e neppure da Roma in giù.

 Desidero però che questa mia lettera, nella quale sento che la penna forse é corsa

oltre misura, e tanto che potrebbe recare dolore, desidero, dico, che sia da te distrutta,

- e la distruggerei io, se poi non dovessi dare altro tempo a farne un'altra.

 Ti vorrei scrivere di più altre cose ma temo di recar dolore alla tua anima

e alla tua salute: - prega per me! E prega per me specialmente nella santa messa:

ché la SS. Eucaristia, come é fonte dell'unità della Chiesa e così sia fonte e vincolo di unità

dei nostri cuori e delle nostre anime!

 Ben di cuore benedico a te, e a quanti, insieme con te, lavorano in codesto istituto

a bene della gioventù, e benedico con voi a tutti i convittori!

 Che nessuna erba del diavolo alligni tra voi, ma, insieme con Gesù Cristo,

siate tutti rivolti all'adempimento del vostro dovere, all'acquisto delle cristiane e civili

virtù: siate tutti costanti nel bene operare, e tutti d'un cuor solo, ajutandovi e confortandovi

l'un l'altro a camminare per la diritta via del Signore. E tutti vogliate ricordarvi di me,

e possa io sempre, e don Sterpi che fa le mie veci e tutti gli altri Superiori possano sempre

trovare in voi ogni motivo di consolazione!

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 Voi poi, sacerdoti e chierici, siate uniti per mezzo di quella scambievole

e fraterna unità che é immagine e dimostrazione della vita eterna,

da veri Figli della Divina Provvidenza non solo di nome, ma di fatto.

 Tutto facciamo, e tutto soffriamo pur di essere riconosciuti discepoli di Gesù Cristo

e della Sua S. Chiesa.

 Addio! Amiamoci nel Signore!

 Addio, caro don Quadrotta! La benedizione del Signore sia con te!

 Addio, cari miei figliuoli, ricordatevi di me, come prego la Madonna

di ricordarsi di voi! Siate fedeli, siate forti nella concordia di Dio!

 Vi saluto ancora e vi abbraccio in G. Cr. in plenitudine benedictionis!

 Vostro aff.mo


       Sac. Luigi Orione  della Div. Pr.


 E la sorella del Patriarca é ancora a S. Remo? Come sta? Me la ossequi tanto,

e mi dai notizie di essa.

 Tanti rispetti a mamma Clemenza e alle suore.

 Senti, caro Quadrotta, che vuol dire che, dopo, tre mesi, non mi scrivono?

Vi é capitato qualche grave dispiacere che non mi si vuol dire per non darmi pena?

Cos'é successo?


[Sulla busta]

 Mi fermerò in Argentina una dozzina di giorni, poi torno a Rio de Janeiro.

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