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Anime e Anime
Mar de Hespanha (Minas Geraes)
il 17 ottobre 1921
Mio carissimo Piccinini,
La tua lettera mi fu argomento di vera gioja e mi ha commosso quella tua filiale
espressione che io «torni presto poiché la sua dipartita ha trascinato con se gran parte
delle nostre anime» e dacché nelle tue parole ho ravvisato i sentimenti di tutti.
Così scrivendo parlavi per te e per gli altri chierici, e quindi rispondo a te,
ma
rispondo scrivo anche
per essi.
Sì,
io ti ho scritto da
Genova, all'atto della partenza ti ho inviato alcune parole
pel tuo onomastico, ma poiché quelle brevi linee andarono perdute,
cercherò
di voglio ora, anche compensarti con la presente
benché che ti prego
dunq
dunque di far passare a Sparpaglione e
anche agli altri chierici, che
e a quelli che furono con te a S. Remo e altri, di casa in casa.
Prendo a scrivere la presente, che
appena ho finito di scrivere a Sparpaglione,
ma
la Sua lettera inviata spero giunga a Sparpaglione almeno otto giorni
prima di questa,
poiché
essa poté partire lo spero, con un treno che è
era in coincidenza col Piroscafo
per l'Italia, - questa invece non farà a tempo, e pazienza!
Così, ogni tanto, voi o cari miei chierici avrete da leggere qualche cosa dal Brasile.
Mi terrò sulle generali, che possa andare a giovare anche per altri.
Ho sentito con piacere che con Sparpaglione sei stato inviato alla Moffa insieme,
e penso che sarete stati di ajuto efficace ai più piccoli dei nostri fratelli.
Io
ho molta fiducia in voi altri, o miei cari che
avete finalmente ,chierici,
e
molto aspetto specialmente da voi che avete potuto fare un
già un po’ più regolari
gli
studî delle lettere lo studio, e molto aspetto da
voi, con l’ajuto del Signore.
Voi
dovete essere Voglia Iddio che voi siate il
mio braccio destro per fare un gran bene
e rivolgere lo studio a servizio della Chiesa e della gioventù, specialmente mi siate di ajuto
a coltivare ai nostri probandi buoni studi, e chierici per l’avvenire.
Voi occupate una gran parte del mio cuore, e perciò vorrei che,
altro a coltivare la mente, vi deste con grande impegno a raggiungere la perfezione
della vita religiosa.
Non
esigo già che voi altri diventiate perfetti tutto
ad un tratto,
(nemo repente fit summus), ma che, con buona volontà e con l’osservanza
esatta della Regola, e con un fervore che sovra ogni altro vi distingua,
vi diate a coltivare più intensamente in voi la vita dello spirito,
e lo spirito abbiate sempre più deciso, e un amore più dolce e più forte
alla nostra cara Madre la Congregazione.
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Il Signore vi paghi, o carissimi miei figliuoli di quello che già fate per Lui
e per le anime nel campo della nostra cara Congregazione!
Egli, il Signore, vi dia, come grazia, l'amore e l'intendimento delle cose spirituali.
Egli vi dia l'intendimento spirituale e l'amore della vera vita religiosa e spirituale.
Egli, il Signore, vi dia grazia «di vivere in modo degno della vocazione
che avete ricevuta, con tutta umiltà, con mansuetudine, con longanimità,
sopportandovi gli uni gli altri con amore, studiandovi di conservare l'unità dello spirito
col vincolo della pace», come scrisse l'Apostolo Paolo agli Efesini (IV)
Lo spirito del Signore è spirito di unione e di carità, e la forza nostra sta nell'unione,
il cui vincolo è Cristo.
Non ci sia quindi tra noi «che un corpo, che uno spirito, come non c'è
che una speranza: quella che vi fu posta dinanzi agli occhi quando riceveste
la vostra chiamata».
Pregate, e state fermi nella vocazione, e fedeli a Dio e alla chiesa: umili,
ma fortemente attaccati alla chiesa di Roma e alla Congregazione,
la quale di questo latte di amore a Dio e al Suo Vicario in Terra vi ha nutriti:
umili e fedeli sempre, finché sarete arrivati «alla piena conoscenza del Figliuolo di Dio,
a una maturità virile, all'altezza della statura perfetta di Cristo», come dice l'Apostolo.
«E Cristo vuole intanto che Voi, non siate più dei bambini sballottati qua e là,
e portati via da ogni vento di dottrina per gli inganni degli uomini,
per la furberia loro a rendere, seducente l'errore; ma che, fedeli alla verità
in uno spirito di amore, noi continuiamo a crescere in ogni cosa,
per arrivare a Colui che è il Capo, cioè, a Cristo». (Paolo agli Efesini).
Ecco, o caro mio Piccinini, o cari miei chierici, speranza di questo
minimo nascente Istituto della Divina Provvidenza che ci ha dati
perché vi educassimo al divino servizio e vi conducessimo a perfezione evangelica
per preparare in voi gli atleti della fede e della carità,
ecco quello di cui vi scongiuro nel nome del Signore:
di non vivere cioè che della vita di Dio e della virtù della Chiesa
e della vita della nostra Madre, la Congregazione,
modellando la vostra vita sulla vita e sulla imitazione di Gesù Cristo,
nostro Dio e divino Fondatore di questa divina opera e regno suo
che è la Chiesa Apostolica e Romana, e Padre Misericordiosissimo nostro
e del minimo nostro Istituto, il quale Istituto è opera della Divina bontà
e Provvidenza del Signore.
Disfaciamoci del vecchio uomo, e non cediamo alle ingannatrici voci dei parenti
e del mondo e della carne, ma preghiamo e rinnoviamoci nella grazia del Signore,
e rivestiamo l'uomo nuovo, «creato per somigliare a Dio nella giustizia e nella santità,
che sgorgano dalla verità».
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La giustizia perfetta insegnata da Gesù Cristo
consiste primieramente nello studio di purificare la propria coscienza
e
nella pratica del bene
della servitù universale secondo la celeste chiamata,
ed essa è il principio di tutta la nostra ascetica;
la santità consiste nel praticare quelle virtù che Gesù Cristo ha mostrate in sé
stesso, massimo olocausto, pendente dalla croce e nella totale umiliazione
e abnegazione di noi, nella perfetta obbedienza ai superiori.
Essa è completa consacrazione all'amore di Nostro Signore, e in Lui,
all'amore del prossimo, sino alla consumazione di noi, per l'amore di Cristo Benedetto.
Essa non si perde in sottigliezze e non cerca le cose proprie,
ma cammina con semplicità cercando Dio e il prossimo.
Ora Iddio stesso, nostro Padre, e il Signor nostro Gesù Cristo,
Dio e Uomo e Salvatore nostro, e la SS. Vergine Madre dolce nostra,
ci appianano, o miei filiuoli, la via, onde possiamo, e nella giustizia e nella santità,
camminare tutti i giorni della vita nostra, e il Signore ci faccia abbondare
e sovrabbondare in amore gli uni verso gli altri e verso tutti,
come io vorrei abbondare, per la divina grazia, verso di voi,
o miei cari sacerdoti e miei carissimi chierici, e verso di te, o mio Piccinini,
che porti con te dal battesimo il nome benedetto di colui che fu il grande santo
della
Divina Provvidenza e la vera
un'alta luce della
di Provvidenza
in uno dei secoli più dolorosi per la Chiesa e per l'Italia.
Che Iddio ci comunichi, il suo Spirito, il suo Santo Spirito, o miei fligliuoli,
onde possiamo sempre più progredire nella via del Signore e santificarci.
Io non so quando tornerò, sono nelle mani della Provvidenza;
ma mi pare che sarebbe bene, se è possibile, che mi potessi fermare in America
ancora alcuni altri mesi, ora che comincio a conoscere la lingua e a poter lavorare.
Così potrei ajutare un po’ più questi nostri fratelli; vedrei giungere
e potrei confortare quelli che don Sterpi mi manderà:
vedrei avviate alcune nuove case dateci dalla Divina Provvidenza,
e ripasserei l'oceano più tranquillo.
L'oceano non si passa tutti gli anni, e non so se Iddio mi serberà a rivedere
più
queste terre. Per questo cerco
cercherò d'oggi innanzi di tesoreggiare il tempo,
ma, sovra tutto, perché Iddio mi si è piantato nel cuore, e la sollecitudine
della vita eterna mia e dei nostri fratelli mi preme = e questo dico a mia confusione
e solo a gloria di Signore!
Però non avrò difficoltà di ritornare anche subito, quando ce ne fosse bisogno,
- il che mi auguro non sia. Sono contento che tu, o figlio mio, stai in buona salute;
ma sarà bene e doveroso che ti faccia visitare da un buon medico,
il quale possa dire chiaro che cos'è l'espettorazione onde soffri verso il mattino.
- Ti rivolgerai quindi tosto al tuo superiore locale, e desidero,
entro un mese e mezzo dalla data della presente, di avere già qui la risposta
sullo stato reale di tua salute.
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Questo dico per sollecitare te, più che i superiori
a volerti curare della tua salute. Io non posso vedere i salutisti,
ma
supplico che tutti si
abbiano diligente cura della salute per darla a Dio
e alle anime.
Don Sterpi e don Cremaschi hanno cuore di madre, e così spero,
ogni altro, e sono più che certo che, dicendolo, subito vedranno che è: Principiis obsta.
Quanto
ai tuoi buoni propositi di rifarti nello spirito per quanto
quello che puoi
aver
perduto frequentando il liceo
le scuole pubbliche e vivendo in un ambiente,
in genere, ateo e corrotto, tu farai benissimo.
Essi,
cioè Codesti santi tuoi propositi, mi piacciono
assai,
per andare avanti nella virtù bisogna tenere lo spirito fervente e raccolto
nelle cose del Signore e farsi violenza e avere un grande amore a Dio
e un grande distacco dal resto.
Quanto ora sto per scrivere amo che sia non solo per te, ma per tutti i chierici,
specialmente
pei tuoi per quelli che
ti furono compagni nel liceo.
Curate lo spirito di pietà, - esso è il fondamento e il più prezioso tesoro
delle nostre case.
Siate di esempio in tutto, ma specialmente nella divozione e nelle cose di Dio.
La Congregazione e l'anima nostra progredirà, se Iddio sarà con noi,
se Iddio ci benedirà. Nisi Dominus aedificaverit domum,
invanum laboraverunt qui aedificant eam!
E pensate, o cari miei chierici, che i giovani guardano a voi!
Se avrete cuore di figli verso Dio, cioè se avrete pietà e anche carità
verso i giovani e farete miracoli.
E
tutto andrà a meraviglia, e i confratelli e gli alunni vi
seconderanno
saranno trattati a secondarvi, perché saranno presi ed edificati
dalla
dal vostro buono spirito, dalla vostra pietà lieta, dalla vostra
bella osservanza,
dalla luce stessa di Dio, che risplenderà su di voi.
Il vostro cuore godrà allora di una grande pace;
vi
sarà d’intorno a voi diffonderà quasi una santa
letizia tra a quasi
aureola spirituale
attorno
a voi: non voi stessi e
gli altri sentirete meno la fatica,
e pure la materialità del lavoro si trasformerà in alta vita di carità,
e
godrete dentro di voi un vero vero
paradiso in terra, una grande, soavissima pace,
pure in mezzo alle tribolazioni, che sempre sogliono accompagnare
chi vuole farsi santo e chi vive in una nascente istituzione la quale, come la nostra,
si prefigge di servire e di amare Dio e la Chiesa con fedeltà sino alla morte
e con ogni morale patimento.
Consideriamo, o miei figliuoli nel Signore, come dette a noi
le parole che l'Apostolo S. Paolo indirizzava al suo Timoteo.
Excerce teipsum ad pietatem; nam corporalis exercitatio ad modicum utilis est,
- pietas autem ad omnia utilis est promissionem habens vitae quae nunc est,
et futurae. (I Tim. IV 7 - 8)
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Qui l'Apostolo dice che l'esercizio corporale cioè puramente esteriore,
è tutt'al più utile a impedire gli eccessi più grossolani e bestiali,
ma per quello che concerne la nostra santificazione interiore,
la rigenerazione morale del nostro io, molto poco è utile,
quanto invece è assai più utile la pietà, quando la pietà è solida, è ignita,
è tale che conserva il cuore caldo e unito con Dio, anche negli affari
e nelle varie occupazioni del nostro officio. Badate però, o miei figliuoli,
che altro è la pietà, altro le pratiche di pietà; rispetto a queste
conviene usare discrezione e sobrietà, perché esse non facciano ai giovani
diventare
pesante la religione, e non la
rendano la vera pietà antipatica ed odiosa:
nelle pratiche di pietà discrezione e sobrietà ci vuole,
essendo esse mezzo e non fine.
Quando la pietà è quale debb'essere, allora essa tempera ogni dolore,
addolcisce ogni amarezza, conforta in tutte le ore della vita,
- ed è questa la pietà raccomandata tanto da S. Paolo, e di cui dice:
«la pietà è per davvero un gran guadagno» (I Tim. VI)
Essa darà a te, o mio amato figliuolo, e ai nostri fratelli i chierici
la forza di star lontani dai parenti, come fu la massima di tutti i santi,
- i quali furono le anime più altamente infervorate di pietà,
- essa convertirà gli affetti naturali in affetti soprannaturali e spirituali,
memori di quelle sublimi parole del nostro divin Maestro:
«Se alcuno viene a me, e non odia il padre suo, e la madre, e la moglie,
e i figliuoli, e i fratelli, e le sorelle, e di più ancora la sua vita,
non può essere mio discepolo: e chi non porta la sua croce e viene dietro a me,
non può essere mio discepolo».
Avendo noi religiosi lasciato il mondo e i parenti per l'amore di Dio
e del suo servizio, dobbiamo «convertire gli affetti naturali in affetti soprannaturali
e spirituali, e amare di più Iddio e la Chiesa e le anime e la Congregazione
che la nostra casa materiale e i nostri parenti secondo il sangue,
e anche distaccarci dobbiamo materialmente da essi per l'amore di Dio.
E fare con generosità un sacrificio al Signore
della loro privazione e lontananza per essere veri discepoli di Cristo[»].
Io ti conforto, o figliuol mio, a sempre più perseverare nei sentimenti di santo
distacco, che manifesti nella tua lettera, verso i tuoi cari: ti esorto a portarli nel cuore
e ad amarli secondo Dio di un più alto e al tutto spirituale amore che non è l'amore umano,
- e sta sicuro che il Signore premierà codesto tuo sacrificio, e non solo consolerà
le
loro anime, ma pregando tu per essi, ascolterà la tua voce, ma
e darà loro
larghe benedizioni in questa e nell'altra vita.
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Tu sai che dice S. Tommaso: che n. Signore,
in vista del nostro sacrificio di distaccarci dai parenti, salva le loro anime,
perché possiamo trovarci con loro in cielo, dacché non siamo stati con essi
= per servire fedelmente a Dio = su questa terra fugace.
Noi dobbiamo essere di Dio totalmente: Dio ci vuol tutti e non per metà,
- e ogni cosa che sapesse di carne e di sangue, scemerebbe, tu bene lo comprendi,
o figlio mio, scemerebbe il nostro amore a Dio, e non ci farebbe più essere tutti di Dio.
«Deus meus et omnia!» diceva S. Francesco d'Assisi;
queste parole esprimono un gran sentimento, e tutto il distacco
che un figlio della Divina provvidenza deve avere dal mondo e anche dai parenti.
Deus meus et omnia! questo grido dell'anima di quel santo
che fu «tutto serafico in ardore», portino tutta l'anima nostra in Dio solo!
Io prego e pregherò per te, come per gli altri miei cari figliuoli affinché,
sull'esempio dei santi, perseveriate nei buoni propositi, e nella santa vocazione
«qua vocatio estis».
La mano di Dio vi ha condotti in una via per sé stessa buona,
ed anzi di perfezione: pregate Dio e perseverate in essa, a costo della morte:
perseverate in essa, secondo la parola di S. Paolo:
Manete in vocatione qua vocati estis.
Siate figli della luce, e non delle tenebre del mondo: siate i figli della luce,
che è simbolo della verità e della santità, «e indossate la corazza della fede e della carità[»],
come scriveva Paolo ai Tessalonicesi, e confortatevi «e consolatevi gli uni gli altri,
ed edificatevi a vicenda».
Confortate gli scoraggiati, sostenete i deboli, siate longanimi con tutti!
Cari i miei figli, cercate sempre di fare del bene tanto gli uni agli altri,
quanto a tutti.
E state sempre allegri, e servite a Dio in santa e perfetta letizia!
Non cessate mai di pregare, - e rendete grazie a Dio per ogni cosa,
perché tale è la volontà del Signore.
E pregate per me, che vi porto nel cuore e sull'altare ogni giorno,
come figli dell'anima.
Io vi prego ancora, o miei flgliuli, chierici e probandi, di avere un gran rispetto,
un grande amore in Gesù Cristo e ogni riguardo per don Sterpi
e per tutti i sacerdoti della Congregazione, che faticano fra voi e per voi,
che vi dirigono in quello che è del Signore, e vi ammoniscono per farvi perfetti:
abbiateli in somma stima, e siate loro grati e ogni venerazione
e docilità di spirito mostrate verso di essi, e formate con essi
e in Gesù Cristo Crocifisso un cuore e un'anima sola.
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Il Signore della pace sia con tutti voi! Io vi abbraccio tutti in Gesù Cristo,
e così vorrei confermarvi più che mai saldamente nella dolcissima carità
di nostro Signore Gesù Cristo.
La grazia del Signore dia valore alla presente esortazione,
e la SS. Vergine, Madre e Regina nostra vi conduca virilmente,
vi faccia costanti nella fedeltà, e vi fortifichi per la gloria di Cristo
e
al nel servizio della santa Chiesa di Roma, che sola
è la Chiesa di Cristo.
Tutti questi fratelli vi salutano; tre di essi però già sono dal 15 ottobre,
festa di S. Teresa di Gesù e anniversario della mia vestizione chiericale
e dell'apertura della Iª casa di S. Bernardino, tre di essi sono ora a Rio de Janeiro:
don Mario Ghiglione, don Angelo De Paoli ed il ch.co José Dondero.
«Una porta larga», posso anch'io dire in qualche modesto modo come S. Paolo
ai Corinzi:«una larga porta[»] si è colà aperta alla nostra attività,
avendo assunto la Divina Provvidenza ben 260 orfani o derelitti.
Occorrendo scrivermi, d'oggi innanzi mi scriverete là.
L'indirizzo di quella casa è: casa de Preservação
- Rua Francisco Eugenio N 228 Rio de Janeiro poiché penso che più starò là che qui,
trovandomi in un maggior centro di lavoro.
Ma anche a San Paolo, ove fui la scorsa settimana, la Divina Provvidenza
molto lavoro prepara ai suoi piccoli figli.
San Paolo si può dire che è un lembo, una provincia d'Italia,
tanti sono gli italiani emigrati.
Per tutto si sente parlare la nostra lingua, vi sono lunghe vie, che dico?
interi quartieri della città sono italiani.
Ora quell'Arcivescovo mi ha proposto di andare là
e ci darà una popolosa Parrocchia al Braz., - che è una parte della città
- ove sono tutti italiani. Ho accettato: il Signore mi ajuterà!
Ho trovato anche tanti dell'Abruzzo!
Come si faceva a non dire di sì? So che anche il S. Padre
desiderava che si pensasse a quelle centinaja di migliaja di poveri italiani,
e che sarà una consolazione quando saprà che i Figli della Div. Provvidenza,
o meglio che la Divina Provvidenza ha provvisto.
Ora spetta a Voi!
Qui al Brasile ora comincia il lavoro, un lavoro o miei figli,
che non è senza fatica e che, talora, sento che mi costa sangue e il sangue del cuore;
ma il Signore mi ha mandato per edificare e non per distruggere;
e bevo volentieri al calice del Signore, che mi viene dato a bere da talune mani fraterne,
o che dovrebbero essere tali. Ma la grazia di Dio rende per la salute delle anime dolce
e amabile ogni amaritudine, e pure la morte.
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Ond'è che, anziché dolermene, benedico il Signore che mi sta vicino
e mi da grazia di soffrire per i miei peccati e per il bene della nostra cara Congregazione,
e perché essa sia quale Egli la vuole, quale debb'essere per la sua gloria
e per la sua Chiesa.
Io sono felice di seminare lacrime, purché la Chiesa e Gesù Cristo raccolgano anime!
Ecco, o miei figliuoli, che vi saluto ancora, e non so quasi staccarmi da voi.
Saluto tutti e singoli, e desidero e prego che voi siate sempre forti in Gesù Cristo,
Dio nostro, e che in Cristo possiate perseverare, tutti di Dio e della Chiesa
E tutto si faccia a gloria di Dio!
Vi stia a cuore l'unione, il massimo dei beni,
- e allontanatevi da ogni spirito mormoratore e dai seminatori di critiche e di zizzanie:
vi stia a cuore l'unione: lo Spirito del Signore è spirito di unione, di pace, di carità.
Il nostro vincolo è Cristo!
Guai a chi spezza Cristo e infrange l'unione: la forza dei religiosi sta nell'unione.
L'unione in Cristo ci avvicina, o miei figliuoli, benché lontani,
e ci fa abitare insieme collo spirito, siccome fratelli, e il luogo dove abitiamo è Cristo.
Mai il mio cuore ha sofferto e soffre tanto come quando vedo
che alcuno pretende di essere figlio della Divina Provvidenza e religioso
e non sa, o non vuole, vivere unito di cuore, indivisibilmente in Gesù Cristo Crocifisso
con
questa la dolce unione
di famiglia religiosa.
Tutti dobbiamo formare in Cristo un solo corpo, direi,
un solo cuore e un'anima sola: cor unum et anima una.
Aver pazienza in ogni cosa, non inasprirsi di ogni cosa, essere pieni di bontà,
non tener conto dei torti, superare ogni cosa, sopportare ogni cosa;
ma non venir mai meno all'unione, nella carità e per la carità
di Gesù Cristo Signor nostro.
Allora produrremo frutto, perché Dio e la Sua Benedizione saranno con noi!
Dio sarà sempre con noi, se cercheremo con umiltà il nostro rinnegamento,
se con ardore cercheremo di avere la dolce carità del Signore!
Il fuoco della santa carità farà dei Figli della Div. Provvidenza
un
vero esercito del Signore, esercito compatto unito, e
forte,
formidabile ai nemici di Lui, e invincibile per le battaglie di Dio e della Chiesa di Dio.
Noi siamo piccoli e siamo pochi, ma uniti in Cristo
e stretti alla disciplina religiosa e a Roma, ci sentiremo grandi, potenti e felici,
e le nostre opere saranno benedette e prospereranno,
e lo splendore della nostra fede ai voti, della nostra fede e fedeltà al Papa
e ai Vescovi, e la bellezza e lo splendore della nostra unione
e fraterna carità edificherà la Chiesa[,] edificherà le anime,
e Cristo sarà glorificato e benedetto, Cristo che è l'anima
e il vincolo della nostra carità, è il palpito della nostra vita!
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Io questa carità vostra l'ho sentita, specialmente in questi giorni,
perché n. Signore mi ha fatto ben comprendere che sono le preghiere vostre
quelle che in queste ultime settimane tante benedizioni
hanno
di che [fatto]
discendere sui miei passi specialmente a Rio,
e poi dall'Arcivescovo di Marianna e dall'Arcivescovo di S. Paolo
e tanti buoni cominciamenti e direi già risultati buoni vennero dal lavoro iniziato qui,
con l'ajuto di Dio e per la visibile protezione di Maria SS. e di S. Giuseppe,
- certo per le vostre orazioni.
E di tutto vi sono grato, perché sento così che voi lavorate con me
anche qui, pregando sul mio lavoro.
La vostra carità è profumo che viene dalla vita e dà la vita,
e così voi siate sempre dinanzi a Dio, la fragranza di Cristo.
E questo in virtù della misericordia del Signore sopra di voi,
già
fin d'ora già miei piccoli collaboratori, perché risplenda alle
anime di molti
la gloria di Dio e la luce della Sua Santa Chiesa.
E così voi, o miei figli, mi venite con amore di figli confortando,
ed io prego che Gesù Cristo conforti pur voi, unitamente ai vostri superiori,
i sacerdoti miei fratelli, nelle cui mani fedeli e pure vi ho lasciati,
e dalle cui mani ricevete anche il supremo bene, cioè il Corpo e il Sangue del Signore.
Alla loro vita di sacrificio, alle loro specchiate virtù edificatevi in Cristo,
imitatori voi, tutti e ciascuno di voi, di Gesù Cristo in essi,
e ad essi siate docili, obbedienti, riverenti, uniti come al Signore
e per l'amore del Signore.
E così seconderete gli insegnamenti di Cristo e la grazia della vocazione.
Ma è pur tempo che dia fine alla prolissità della presente.
Addio dunque, o cari miei figliuoli, state bene,
e coraggio sino alla fine nel servire e soffrire per Gesù Cristo.
Anche i fratelli del Brasile che mi confortarono e nel corpo e nello spirito,
vi salutano insieme con me.
Io ho bisogno della vostra preghiera sempre, e più oggi di jeri: ho bisogno
della vostra carità e della misericordia di Dio.
Addio in Gesù Cristo! Amatevi l'un l'altro, come io vi amo nel Signore
con cuore indivisibile, e ricordatevi che ho bisogno delle vostre orazioni
affinché Iddio faccia scendere la rugiada della grazia divina sulle grandi cose che,
mi pare, Egli mi ispiri, specialmente a bene degli emigrati italiani
e degli orfani degli italiani.
Dopo che sono al Brasile mi sono messo ai piedi di tre Arcivescovi,
più ai piedi del Nunzio Apostolico e del Cardinale di Rio, come ai piedi della Chiesa.
Essi mi furono larghi di conforto, e la benedizione di Dio
è scesa dalle Loro mani sovra di me, e visibilmente io l'ho sentito il Signore
che camminava con me perché io cammino, ajutato dalla Sua grazia, dietro la Chiesa.
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E molto faremo se saremo sempre umili e fedeli ai piedi della Chiesa e dei Vescovi.
Il Papa, i Vescovi, la Chiesa sono il grande e supremo amore,
l'amore dolcissimo e la vita dell'umile nostra Congregazione.
Ecco, o figliuoli miei, io ve lo metto nel cuore questo sacro e vitale amore:
vivete di questo amore, poiché per esso conseguirete Gesù Cristo:
chi più arde di questo amore più vive di Gesù Cristo,
e più sarà glorificato in Lui e da Lui in eterno.
Ecco che io vi lascio in questo dolcissimo amore alla Chiesa,
e vorrei che ogni giorno offriste insieme con me la vostra vita
per la dolce sposa di Cristo, con dedizione umile, fedele e filiale dell'intelletto,
della volontà, della ragione, del cuore e della intera vita vostra.
Iddio ha posto da più anni questo esercizio e affocato desiderio dell'anima mia,
e così prego che sia di voi e in voi: di poter consumare e dare la vita nella Chiesa,
cioè ai piedi della S. Chiesa e per la S. Chiesa, che, al dire di S. Anselmo,
è la cosa più cara a Gesù. Viviamo morti ai piedi di Essa legati insieme
nel vincolo dolce della carità del Signore.
Questo sia la nostra gloria in Gesù Cristo Crocifisso!
A questo ci porterà la Madonna, che è la Madre mia e la Madre vostra,
la Madre vera della povera e umilissima nostra Congregazione.
Ecco, o mia dolce e celeste Madre, che io vi metto nelle vostre mani,
insieme con l'anima mia e le anime dei miei sacerdoti,
metto nelle vostre mani di Madre tutti i dilettissimi figliuoli miei chierici e probandi,
e vi prego che niuno ve ne sia tolto dalle mani, e che vogliate ottenerci
dal vostro Divin Figliuolo Gesù il perdono di tutte le nostre iniquità:
Voi lo potete, o Beatissima Vergine, perché siete la Madre e la Padrona
del vostro santissimo figliuolo ed unico nostro Signore Gesù Cristo.
Dà, o Beatissima Vergine, dà a me e a tutti i miei un cuore nuovo,
che continuo cresca in grazia, e in dolcissimo amore di Dio e della Chiesa,
onde seguiamo umilmente e fedelmente il Papa e i Vescovi e Cristo stesso,
Signor Nostro e Figlio tuo, Agnello svenato per noi e per le anime,
e uniti fraternamente da questo divino amore, diamo gloria a Dio nella vita
e nella morte, e per tutta la eterna vita.
Io Vi offro, o SS. Vergine, e Vi raccomando i dilettissimi figliuoli miei,
i chierici, perocché essi sono l'anima mia, e Vi supplico che lo spirito del Signore
sia sopra di essi, e su ciascuno di essi!
Sit Spiritus Domini super vos! E il Signore vi benedica in omni opere
et in omni tempore!
Io supplico Iddio di colmarvi di ogni benedizione,
e Lo prego che Egli rimanga in voi, sempre!
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Quanto a te, caro mio Piccinini - che mi sei - per tanti santi motivi -
doppiamente caro, - se pure ci può esser nel cuore di un padre
più o meno amore in Gesù Cristo per le anime e per il bene dei suoi figli,
io ti pongo le mani sul capo e particolarmente ti benedico in Gesù Cristo,
vita nostra inseparabile.
Cresci distaccato da ogni sentimento di te stesso e di vanità,
e sii di un solo pensiero e di un solo affetto col padre dell'anima tua, e cresci degno di Dio,
per la sua Chiesa!
La Divina Provvidenza mi pare abbia speciali disegni su di voi Abruzzesi
e Marsicani: la vostra terra fu sempre una terra di forti, e di santi sopra tutto!
Preparatevi per l'ora di Dio!
Ma il vostro e mio amore per quella nostra cara terra d'Abruzzo non sia umano,
ma spirituale.
Già un Arcivescovo dall'Abruzzo ci ha chiamati, è segno che Dio ci chiama.
Noi andiamo ove i Vescovi ci desiderano e ci chiamano.
E le pietre sarete voi, usciti ed estratti dalle macerie e dalle pietre, o cari miei Abruzzesi,
pietre spirituali di Cristo, del quale Paolo ha detto che è la pietra per eccellenza:
petra autem erat Christus!
Siate costanti in una perfetta purità e temperanza siate di orazione,
siete miti[,] siete umili, siete fermi nel Signore, e voi sarete pietre del tempio del Padre,
preparate dalle mani della Divina Provvidenza per l'edifizio di Cristo che è la Chiesa.
Addio, o miei cari figliuoli! Stiamo uniti nel Pane vivo che è disceso dal cielo,
e «ch'è farmaco d'immortalità, antidoto per non morire,
anzi per vivere sempre in Gesù Cristo»
Saluto
omnes in plenitudine gratiae et benedictionis. Scrivetemi, dopo Dio
e
la Chiesa, io vivo di voi: vogliate confortarmi anche di questa
vostra carità.
Non
secondo l'affetto umano, vi ho scritto, ma secondo lo spirito e come
padre delle anime
vostre.
Con l'anima e con lo spirito e con la carità di Gesù Cristo
Crocifisso vi abbraccio
tutti
nel Signore e vi saluto. Addio in Gesù Cristo e nella Madonna SS.
nostra
comune Madre e speranza.
La grazia del Signore, l'unione dei cuori nella fraterna carità e piena docilità
alla Chiesa e ai superiori della Congregazione, la pace, la misericordia,
lo spirito di pietà, l'amore al lavoro per le anime e al sacrificio,
al patire e la pazienza siano sempre con voi!
Dio voglia che questo suo indegno sacerdote e servo abbia sempre a confortarsi
e a godere di voi! Possa io aver parte di ogni vostra pena,
possa con voi aver parte di ogni vostra gioja, nel godimento di Dio.
Insieme
lottare, insieme correre, insieme patire, insieme morire, insieme
destarci
come
servi fedeli della Chiesa, ministri del Vangelo,
apostoli della carità e misericordia di Dio, specialmente verso gli orfani
e i più abbandonati figli del popolo.
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Ecco dunque finirò: Addio nel Signore! Addio, caro Piccinini, addio cari miei figli,
pregate per me!
Vostro in Gesù Cristo e nella Madonna SS.
Sac. Luigi Orione della Divina Provv.za
P. S. Dì a don Cremaschi che è da molto, da tre mesi che aspetto qualche notizia
di Villa Moffa.
[minuta]
Ibis
Cari figliuoli probandi e Chierici
(dolci nomi e più dolci cose) a tutti voi
che
mi siete larghi di tanto conforto, di preghiere e di soavi ricordi,
accogliete
queste parole che vi vengono come la voce di lontana,
quale
la voce di un padre che vi ha presenti tutti, che in tutte le sue
preghiere
si
ricorda di Voi, che vi sta sempre vicino coll'anima che in e per voi
il
cui amore in Gesù Cristo trabocca per voi, e nulla più desidera che
siate tutti
nessun
erba del diavolo alligni tra voi ma che, insieme con Gesù Cristo,
siate
sempre tutti quali dovete essere: Figli della Divina Provvidenza
non
solo di nome, ma di fatto facendo ogni cosa per l'amore di Dio del
Signore,
perseveranti
nella pietà, costanti nella vocazione, e tutti in una perfetta
purità,
e
temperanza e lavoro, tutti d'un cuor solo e di un'anima sola,
nella
grazia e nella concordia di Dio, sotto la guida di Don Sterpi
e
dei Superiori delle Case ove foste destinati a servire Gesù Cristo e
la Chiesa
e
le anime della gioventù o dei poveri che la Provvidenza si degnò di
affidarci.
Mi
propongo dunque di dire sia a te, o mio carissimo Piccinini[,]
che
agli altri nostri quanto m’ispirerà l’amore di padre in Cristo.
Dopo la pietà, il primo dovere nostro
è lo studio, specialmente della Teologia.
(2) Uno dei cardini del genere di vita della nostra Congregazione è lo studio.
Lo
studio viene subito dopo la pietà, ma noi gli studî
vogliam anche della
letteratura
e delle scienze profane, vogliamo e dobbiamo santificarli
e
con essi giovare spiritualmente a noi e al
prossimo ai nostri fratelli;
per
la gloria di Dio e pel bene
a vantaggio della Religione
della Chiesa, Madre nostra.
Molto
desidero regolarizzare gli studî
dei nostri per poter dare
mettere a disposizione
di
Gesù Cristo e della Chiesa una forza
nella Congregazione la maggior forza possibile.
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io seguo passo passo la vostra vita coll'ansietà di un padre che vi ama e desidera
il vostro vero bene e la vostra santificazione
A voi poi che avete fatto il liceo, raccomando molto lo studio della sana filosofia
e della teologia e la carità, la quale è come dice S. Paolo vinculum perfectissimis.
San Gregorio di Nazianzo nell'elogio
orazione funebre di suo fratello Cesario, dice,
parlando
dei genitori, che essi «una sola gioja cercavano dai figli, che da
Cristo traessero
il
nome e la rinomanza, ed in questo solo cercavano collocavano la
felicità che essi fossero
virtuosi
e addetti al meglio».
Ora
questi sentimenti, che io qualche giorno fa, leggevo a pascolo
spirituale
dell'anima
mia, sentivo che ben rispondevano a quanto io sento provo per voi,
o
cari miei figli egli rifondete
rifondeva in Dio, come si conviene.
San Gregorio di Nazianzo, parlando del
fratello Cesario dice che
«fuggiva
la compagnia e la relazione dei malvagi», e che era addetto alla
conversazione
degli
ottimi, ben sapendo quanto le relazioni contribuiscano alla condotta
virtuosa
o
viziosa»
E
così anche voi con gli ex alunni etc. S. Gregorio, raccolte nel suo
seno
tutte
le virtù e tutte le scienze, si mise in viaggio per distribuire agli
altri il carico prezioso
delle
sue cognizioni e ad essi, che vi porgono insigni
esempi di virtù.
La mia missione comincia oggi con gli estranei,-
sin qui ho lavorato a fare un po’ di bene ai nostri fratelli,
che
avevano bisogno di un che risentivano un po’ della
lontananza dai superiori,
vi confermo nella vocazione e state saldi.
Vivamente vi raccomando di circondare di amore, di cure,
di venerazione i presbiteri della Congregazione, amore ardente per Cristo
e per la sua Chiesa e la mia vita si va consumando in questo fuoco.
Soffio di divina carità che sempre sintetizza la vita dei primi che Dio chiama
a costituire le famiglie religiose che la feconda spiritualità della Chiesa va creando
in
ogni ad ogni età, la dignità e la preminenza della
Chiesa di Roma
sopra tutte le altre (S. Ign. Lettera ai Rom. Mart) «farmaco d'immortalità»
antidoto contro la morte, S. Ignazio M. (Ef.20)
Mi sono messo ai piedi dei Vescovi, come ai piedi della Chiesa,
poiché il Vescovo è, per me, incarnazione della Chiesa cui presiede.
Fiducioso nell'ajuto delle vostre preghiere, vi benedico nel nome di Dio.
L'Arcivescovo di Marianna, personaggio di carità ineffabile
e venerando per dottrina, per zelo, per santità, e membra, lui Vescovo, dell'Accademia.
Per l'amore di questo spirito di unità, Iddio mi ha dato grazia di soffrire
qualche
cosa al Brasile, onde possiamo dobbiamo
insieme vi è da glorificare Gesù Cristo
Ch'io goda sempre di voi. Ma era necessario che io qui venissi a soffrire,
e
preparato alla lotta nella carità per il mantenimento dell'unità
nella carri
¨