V026T119 V026P165
Al caro don Piccinini
Anime e Anime !
San Remo, 7 agosto del 1922
festa di San Gaetano da Thiene
Caro Piccinini,
questa mia non partirà che domani, poiché la scrivo che è sera.
È tutto il giorno che ti penso, dalla messa ad ora, e che ti voglio mandare una parola,
ma non ebbi un momento da poterlo fare.
Dunque è San Gaetano oggi, il tuo santo, anzi il nostro santo,
il santo della Divina Provvidenza, sul cui corpo benedetto, che è malamente custodito
nella chiesa - splendida chiesa - di San Paolo in Napoli,
io ebbi la consolazione di celebrare più volte.
Ora io non voglio lasciare tramontare questo giorno senza dirti che oggi nella messa
ho pregato per te, come per fra Gaetano e don Gaetano, il buon vecchio prete
che sta con noi all'orfanotrofio di Venezia. A questi ho già scritto, a te scrivo adesso,
e a fra Gaetano scriverò in questi giorni un po’ a lungo, avendo a premunirlo su più cose,
nel Signore. A te dunque dico che stamattina ti ho messo sotto il patrocinio della Vergine
santa come la madre di San Gaetano mise il suo figliuolo appena nato, là in Vicenza.
Il fanciullo crebbe umile, dolce, puro, corrispondendo fedelmente alla grazia di Dio,
e fin dai suoi primi anni era soprannominato il santo. E l'abitudine di mortificare
le sue passioni e il suo amor proprio, in specie, gli fece acquistare una dolcezza d'indole
sì inalterabile che sembrava essergli divenuta natura. Egli amò molto l'orazione,
e purificò da ogni attacco terreno le sue affezioni, e l'anima sua accese di tanta carità
verso i poveri e gli infelici, e di tanta fede nella Provvidenza nel Signore,
che raggiunse quel perfetto distacco che è tanto raccomandato dal Vangelo.
E fu allora che, mosso dall'Amore divino, si diede ad istituire un ordine
che si proponesse a modello di vita la vita di Gesù Cristo e degli Apostoli,
in un totale abbandono di sé e de’ suoi alla Divina Provvidenza.
V026P166
La sua santità. il suo zelo nel procurare la gloria di Dio, la sua applicazione
nell'inspirare agli ecclesiastici lo spirito di fervore e il disprezzo del mondo,
procurarono a lui e ai teatini, suoi figli spirituali, una reputazione universale,
ch'ebbe a dismisura per la carità onde il santo apparve animato durante una pestilenza
che afflisse Venezia, e la carestia che ne seguì.
San Gerolamo Emiliani fu un suo discepolo e ammiratore, se pur non fu eccitato
da Lui ad istituire la sua Congregazione per l'educazione cristiana degli orfani.
Gli esempî di santità e le predicazioni di San Gaetano trassero gran numero di anime
dalle vie del male a vita timorata di Dio, che egli è chiamato nelle lezioni del breviario:
«venator animarum».
Questo santo operò una rivoluzione generale nei costumi del clero e del popolo
di Napoli, ove infine lo colse una beatissima morte. Consigliandolo i medici
a lasciare l'uso che aveva di dormir sopra assi, Egli rispose: «il mio Salvatore morì
sopra la croce, lasciatemi almeno morire sopra la cenere». E volle essere posto
sopra un cilicio, disteso per terra e coperto di cenere.
E così ricevette gli ultimi sacramenti, e moriva il 7 di Agosto del 1547.
Operò molti miracoli, e fu beatificato nel 1629, e canonizzato nel 1671.
È specialmente onorato nel veneto e a Napoli, dove morì; ed è dei principali protettori
della città; ho visto le sue statue, insieme con quelle di San Gennaro, sopra tutte le porte
della città stessa.
San Gaetano riposa in una cappella sotterranea, tutta coperta di marmo,
con basso-rilievi e iscrizioni, che ricordano la guarigione del duca Caffarelli,
nobile romano, il quale, nel 1669, ricuperò miracolosamente la sanità in quel santuario.
Io vi celebrai più volte. Al di sopra di questa cappella ve ne ha un'altra,
nella chiesa di San Paolo, la quale è delle più ricche d'Italia. Sul capo del santo,
dipinto su tela o su legno, vi sono tre corone d'argento.
Anche a questo altare ho potuto celebrare più volte con spirituali consolazioni.
Nella stessa chiesa vi è pure il corpo e l'altare di S. Andrea Avellino, teatino anche lui;
ed ho celebrato al suo altare e ne visitai la povera cella.
Ora io prego Iddio Signor nostro, caro Piccinini, che a me a te accenda nell'anima
quella fiamma di amore divino che fece di San Gaetano un serafino dell'altare,
e un apostolo di carità, tanto distacco da tutti i beni e affetti del mondo,
e che ci dia il pieno abbandono alla provvidenza del Signore.
V026P167
Egli mise l'umiltà a base della sua vita, e fu umilissimo sempre,
anche da studente all'università di Padova dove aveva fatto molto profitto nelle scienze,
e grandi onori si era acquistato nello studio delle leggi civili e canoniche ricevendone
la laurea dottorale, come pure in teologia. E anche quando Papa Giulio II, Della Rovere,
il Papa che primo gridò «fuori i barbari!», lo ebbe fatto suo protonotario apostolico,
non perdette nulla di quella sua granitica virtù, e soscriveva le sue lettere così:
miserabile prete od indegno prete, - tanto grande e sentita era la umiltà sua.
E la preziosa conoscenza del suo nulla lo condusse al pieno sacrificio di sé
per l'amore di Dio e delle anime, e a questo modo, o caro mio, il nostro santo
s'è fatto santo. E San Gaetano, vedi, perché umile, fu assai confidente
nella provvidenza di Dio, e per questo fu un ardito della carità, perché il suo coraggio
aveva buona base, la base della umiltà.
Ah! vale più un grado di umiltà che cento di fervore; l'umiltà è la più preziosa
di tutte le virtù, perché fondamento e base di tutte. Ma tu, figliol mio, bada bene,
e sta in guardia, poiché vi ha un abbassamento cattivo, che nasce della poca fede in Dio,
e produce un triste scoraggiamento: guardatevene!
Vi ha invece, un abbassamento buono, che sa gloriarsi nel Signore,
cioè considera la propria infermità come un trofeo della gloria di Gesù Cristo Crocifisso:
questa sì è umiltà vera e sincera: seguila!
Questa umiltà è sapienza veramente sublime, che ti formerà allo spirito
di Gesù Cristo, - e dal seno di questa umiltà sorge la confidenza in Dio,
Padre nostro celeste, e da tale figliale confidenza ne viene un vigore infinito,
onde le cose più spregevoli della terra diventano le più possenti, - e gli umili
vengono esaltati sopra degli orgogliosi e ad essi - e solo ad essi, come venne promesso,
e così sarà dato il Regno de’ Cieli.
E allora si capisce perché stia scritto che l'humilis rusticus si leverà sul superbus
philosophus: che cioè vale più un umile villanello che serve a Dio in humiltate,
- di un superbo filosofo che specula il corso delle stelle.
In che, intendi bene, non è detto a condanna della scienza, cosa divina,
ma della vanità e della superbia umana che così spesso saltano addosso
a coloro che sentenziano e s'impancano a nome di lei.
«Onde chi conosce bene sé stesso, diventa vile agli occhi proprii»
dice il pio Autore dell'Imitazione di Cristo, «né si compiace delle umane lodi».
V026P168
E più innanzi aggiunge altro: «conoscersi bene, e tenersi a vile», (Libro 1°, cap. II°)
- Figlio mio, è una gran luce che oggi ci viene da San Gaetano, dalla umiltà sua:
egli cominciò col conoscersi bene. Anche l'antico savio diceva: conosci te stesso!
Chi conosce se stesso, «sibi ipsi vilescit». E avverti, caro Piccinini mio,
l'efficacia del testo latino della Imitazione di Cristo, - esso dice:
«Haec est altissima et verissima lectio»; quale? «Conoscersi bene!»
Tutta l'umana pedagogia dovrebb'essere il ripetersi paziente e costante
di questa lezione: «haec est altissima e verissima lectio!» = «Reputare sé un nulla,
e degli altri avere sempre buona e alta stima, è grande sapienza e perfezione» =
Chi pensa alla grandezza dei suoi peccati e alla pochezza delle sue virtù,
e come sia lontano dalla perfezione dei santi, - come non reputerà sé stesso un nulla?
Solo così ci salveremo: con la umiltà del sentire e della vita,
secondo lo spirito e la dottrina di Gesù Crocifisso. È gran cosa l'essere anche il minimo
in cielo, dove tutti son grandi! Diventiamo dunque come fanciulli, e facciamoci piccinini
come i fanciulli, e saremo i maggiori nel regno de’ cieli.
Dall'umiltà la grandezza!
E guai a coloro che sdegneranno di piegarsi, al pari de’ fanciulli, spontaneamente;
perché la porta del cielo è bassa, e a test'alta non s'entra.
Gaudete, humiles, et exultate, pauperes! È la promessa di Gesù:
è la gloria di San Gaetano e di quanti hanno seguito da vicino Gesù.
E noi, o Piccinini, che faremo? - Gettiamo la nostra fiducia e tutta la vita nostra
fra le braccia di Gesù Crocifisso, e seguiamo umilmente il Signore.
Ci ajuti la SS. Vergine, a cui ti ho consacrato, e il santo nostro
della Divina Provvidenza.
Ti benedico con affetto di padre in Xsto, e questo è l'augurio che faccio per te,
che, cioè, col divino aiuto, tu sia il San Gaetano della minima nostra Congregazione.
Ti benedico
D. Orione d. D. Pr.
¨