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[dattiloscritto]


          Buenos Aires, 8 maggio 1935

          Calle Victoria, 2084


 Ai cari miei sacerdoti don Pagella e don Piccinini,


 La grazia del Signore sia sempre con noi!

 So che avreste proposto che a Montebello si introducano - come materie obbligatorie-

il disegno e la musica. Della cosa già si era detto qualche parola avanti che partissi,

ma senza venire ad una decisione. - Quelli che da don Sterpi fossero designati per Novi,

(pel prossimo anno scolastico), - studino pure, in questo frattempo, disegno e musica.

Quanto agli altri, per ora, non sarei del parere. desidero che mi esponiate le ragioni

che vi portano alla vostra proposta, - per regolarmi nell'avvenire,

dato che siano tali motivi da doversi prendere in considerazione.

 Come avrete compreso, rifuggo dal dare alla Congregazione

un orientamento letterario, peggio poi prevalentemente letterario.

 Nessuno più di me, - e da più di 40 anni, - ha voluto fare dei professori

- voi non eravate ancor nati, e già ne tenevo a Torino circa 20 a fare il liceo

e qualcuno l'università; poi ne portai un gruppo a Genova;

e fu ciò che fece stupire anche P. Semeria, - che pure non era, specie a quei tempi,

di idee anguste, anzi... e particolarmente per gli studî di lettere e filosofia

nelle scuole dello stato.

 Sento che la Congregazione deve essere una forza di santità e di virtù religiose:

una forza di apostolato di fede e di carità, e di carità anche intellettuale, dottrinale,

ma capite che questo è altro, è ben altro che orientare i nostri chierici,

cioè le speranze e l'avvenire della Congregazione, in senso letterario.

 Quindi andiamo adagio ad incanalare i chierici, e i migliori chierici,

e chierici non ancora bene religiosamente formati, e per età ancora vacillanti,

né ancora irrobustiti di sana dottrina, per un cammino che presenta troppi pericoli,

e per studî che, più ci rifletto, e più temo che ci portino fuori della nostra strada

e che ci devîno dal fine proprio e precipuo della Congregazione.

 La Congregazione è di umili e per gli umili: per i piccoli e per il popolo:

vuole evangelizzare i poveri, e non pensa ad aprire collegi, né a preparare personale

per aprire collegi, né a gareggiare con i Gesuiti, con gli Scolopi, coi Barnabiti,

coi Salesiani, ultima edizione non italiana, né coi Maristi,

né coi Fratelli delle scuole cristiane, né con altre rispettabili comunità del genere:

altra missione e altro vastissimo campo ci ha aperto davanti la Divina Provvidenza.

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 Noi siamo chiamati ad essere i Figli della Divina Provvidenza,

la mano della Divina provvidenza, gli strumenti intelligenti della Divina Provvidenza

per quelli, per tutti quelli che non essendo già provvisti della provvidenza umana,

hanno bisogno, e più bisogno, della Provvidenza Divina.

 Anelo a dare ai nostri chierici una grande preparazione spirituale,

una formazione veramente religiosa: una preparazione evangelica e dottrinale,

e anche una preparazione scientifica seria, e che affatto non escluda la cultura letteraria

e lo studio delle lingue antiche e moderne; ma devo volere e voglio

che tutto sia ben ponderato, che non si espongano dei semi-fanciulli ad inaridirsi

e ad invanire nella fatuità di certa letteratura, che non fa che esaltare la fantasia,

che, se va alla mente, non fa bene al cuore, e forma dei leggeroni e non la personalità

che deve avere il servo di Dio e del prossimo, il religioso vero, che prega, che è umile,

che ama il sacrificio, la povertà, e tocca le anime e le porta a sentire Cristo

e a seguire Cristo.

 Su cento sacerdoti letterati, o che si danno posa di essere tali,

almeno 80 sono sacerdoti incompleti, quando non sono scadenti: l'aria letteraria, in Italia,

per molto tempo è stata pei sacerdoti, aria malarica, e il periodo non è del tutto tramontato.

 Noi abbiamo bisogno di soggetti non malarici in Congregazione.

 Voi vi siete salvati, ma voi dovete essere i primi a riconoscere certi pericoli.

 Vi saluto, vi conforto, vi animo a preparare alla Chiesa, alla Congregazione,

alla Italia nostra dei figli degni, figli educati alla vita e alla sapienza cristiana:

molta umiltà, molta pietà; tutta la sana dottrina: tutto il Vangelo;

tutta la carità di Gesù Cristo: tutta la scienza di Gesù Cristo:

educate alla verità nella carità e a tutto che vivifica, che fa buoni. che edifica in Cristo,

perché, fuori di Lui, non si edifica!

 Vi abbraccio e vi benedico tanto, ma tanto, cari figli miei!

e siate da Dio sempre confortati e benedetti.

 Vostro in Gesù Cristo e Maria SS.

 F.to


         Sac. L. Orione


 Fate il piacere di far leggere questa lettera a don Sterpi, perché da essa si regoli.

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[minuta]


         Buenos Aires, l'8 maggio del 1935

         Calle Victoria, 2084


 Ai miei cari sacerdoti e figli in G. Cr. don Pagella e don Piccinini:

la grazia di N. Signore e la Sua pace sia sempre con noi!

 Don Bruno mi scrisse che voi gli avreste proposto di introdurre a Montebello,

come materie obbligatorie, il disegno e la musica.

Di È cosa di cui mi pare già si era sia parlato, prima ancora della mia partenza;

ma nulla si era fu deciso.

 Ora, che quelli, i quali sono designati a venire a Novi, studino, in questo frattempo,

disegno e musica, direi di sì, ma che gli altri no, per ora.

 Vi prego tuttavia di volermi sottoporre le buone ragioni che ritenete per avete

per adottare a sostegno [della] vostra proposta.

 Io, intanto, devo dirvi qualche difficoltà che tengo. Ecco, o cari miei,

- nessuno ha patrocinato più di me che i nostri fossero avviati a studi

secondo i programmi governativi, fin dal principio della Congregazione

(Don Goggi, Ottaggi Timò, Gallione, Ameri et.). Un giorno ne avevamo 26 a Torino

 Erano 26 a Torino che facevano il liceo. E dopo: Negri, Merlo, Taverna, Orione.

 Tutti se ne sono andati, e pur non mi sono stancato. Poi siete venuti voi.

Molti Quasi tutti mi hanno detto che perdettero la vocazione perché che i titoli ottenuti

furono una grave tentazione e causa di perdita della vocazione.

Quasi la stessa cosa o quasi disse qualcuno che fu anche a Novi,

che l'ambiente venne meno per causa degli studî di libri e di studî non del tutto conformi

o atti ad alimentare la vocazione, in una età critica e ancora vacillante.

 Ne ho parlato a Roma anche con qualche Cardinale pieno di molto buono spirito,

di dottrina, di esperienza e si lamentò che qualche ordine o Congregazione

abbiano deviato molti loro giovani facen avviandoli a prendere lauree o diplomi,

e non fortificandoli prima con una sana e cristiana filosofia e con lo studio della teologia.

E quelli che diventano sacerdoti restano quasi sempre metà sacerdoti

perch perché infarinati di o dediti solo alla letteratura e di alle scienze, ma poco

e poco imbevuti di discipline sacre. Molti

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