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          Buenos Aires 18 sett.bre 1935

          Calle Carlos Pellegrini 1441


Riservata a te e don Sterpi e per L'Archivio.


 Caro don Piccinini,


 La grazia di Gesù Cr., nostro Signore, sia sempre con noi!

 Ho ricevuto la gradita tua e quella di Migone, del 3 corr. Ripeto che sarei molto,

ma molto contento di mettere una tenda della Div.na Provv.za in Inghilterra,

e in questo senso ne ho scritto a don Sterpi, affinché oggi, indicando don Adriano Callegari

magari anche solo per un anno, intanto che si prepara altro elemento più duttile,

o, meglio, altri elementi.

 Che se poi don Callegari facesse bene, come mi sforzo di sperare,

sarei ben lieto che potesse restare quale superiore. Avrebbe bisogno di essere

più sacerdote e religioso, che avvocato: meno pessimista, meno piccolo

in certe concezioni, e più cosciente di non sapere, e di avere bisogno di studiare,

di studiare, di studiare, e di non fissarsi su tutto ciò che dice né di fossilizzarsi nel suo amor

proprio, ma di dilatare il suo spirito e aprire il cuore alla infinita carità di Gesù Cristo

e all'amore degli uomini, senza anguste prevenzioni. - Tutto questo scrivo,

non per rilevare le deficienze di un mio figliuolo in Gesù Cr., ma perché tu veda

e consideri bene se, dato quell'ambiente e il carattere inglese, - egli potrebbe andare,

e starvi almeno un anno senza urtare e senza rendere antipatica la Congregazione

col suo carattere più scontroso che amabile.

 Vi sono dei tipi che sono fatti per farsi aprire tutte le porte

e aprirle alla Congregazione, - vi sono altri tipi, che si direbbe che portino

una specie di jettatura o una forza non centripeta, ma centrifuga: disgustano,

alienano gli animi e, da per tutto dove vanno, non edificano, ma compromettono

se pur non finiscono di urtare, di creare dispiaceri e litigi e di far chiudere le case.

 E sono, nel resto, di vita buona sacerdotale, ma fatti più per rompere

che per aggiustare. E, pur troppo, in Congregazione ce n'è più d'uno che potrebbe rendere

immensamente, operare gran bene, ma, per tale carattere, finisce di diventare quasi inutile,

se pur non è causa di disagio morale e di malcontenti.

 E i primi a restarne male è la Congregazione stessa e sono essi stessi medesimi;

- ma il guaio è che essi sono, sovente, così pieni di sé, che non vogliono riconoscere

dove sta la causa del male che ne viene o del bene che non ne viene.

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 Il don Callegari, per altro, ha poi tante buone doti: illibatezza di vita; principî sani,

(ma portati così da non renderli graditi) ;educazione, laboriosità,

desiderio della osservanza religiosa, attaccamento alla Congregazione e altre belle qualità,

per cui potrebbe fare un mondo di bene.

 Per ora, non saprei chi altro mandare. È necessario che tu ti intenda bene

con don Sterpi, al quale consegnerai questa mia, che è delicatissima,

perché sia conservata nell'archivio segreto della Congregazione.

Tu poi sei tenuto al segreto.

 Spero avrai fatto buon viaggio - e prego di tenermi informato sia pel S. Giorgio

che per l'Inghilterra.

 Non è il caso ora di parlare ai confratelli di una casa in Inghilterra,

sino a che non ci sia qualche cosa di positivo.

 Ti accludo lettera di Federico Gambaro, figlio del Giuseppe Gambaro,

nostro insigne benefattore di Genova. Forse te ne parlerà anche don Sterpi.

 Vedi di fare quanto puoi, e Dio te ne ricompensi!

 Saluto, conforto e benedico te e tutti.

 Pregate per me la Madonna.

 Tuo aff.mo


        D. Orione  O. D. P.


 Tanti fraterni saluti a tutti, a tutti.

 Sarà bene che tu pure faccia i tuoi Spirituali Esercizî, e quanto prima.

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