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Tortona, 7 Nov.bre 1925 sabato
Buona figlia di Dio,
La grazia di Nostro Signore sia sempre con lei, e amen
Non ho potuto rispondere alla sua lettera espresso,
perché
solo jeri la ho potuto leggere
leggerla.
Ringrazio nel Signore, e verrei a Genova,
se
non fossi ma da qualche giorno non sto bene.
La
lettera in qualche parte è ben grave, perché
e tanto più grave in quanto,
fino a jeri - ed io ero a Genova si può dire quasi ogni giorno -
lei
e ogni altra signora addetta al Cottolengo mi hanno sempre
detto di esso
sempre
ogni bene di esso
ed
oggi, Oggi, invece, di punto in bianco lei a
dichiarando
che
parla scrive a nome suo
e anche delle altre signore mi scrive queste testuali
parole:
«Il Cottolengo va bene in apparenza, ma ha molte e gravi manchevolezze»
È
bene che si specifichino e che io le sappia,
e
mi aspetto a volta di corriere dalla sua carità.
Ella
E come comp vorrà facilmente comprendere
Vorrebbe farmi la carità di specificare, specificare, di enumerare
le
molte e gravi manchevolezze? Ella e
tutte vorranno vorrà ben comprendere
concedermi
che
p è pur necessario che
io sappia tutto.
E vorrebbe dirmi come mai il Cottolengo va ben bene in apparenza
e non in sostanza?
Non
si può in coscienza Le sarò molto grato di questa
come, e forse più,
che
di ogni altra carità.
Per carità, non è mica che io non ammetta che ci possano essere manchevolezze, no.
E dove non ci sono? Ma da quando tali gravi cose?
Tuttavia
Ella vorrà ben concedermi che è pur doveroso, e
anzi necessario,
che io sappia tutto, per vedere, con la divina grazia, di rimediare ov’è possibile.
Mi faccia dunque la vera carità di specificare, di enumerarmi le molte
e
gravi macchie manchevolezze.
Mi dica anche liberamente in Domino
come mai il Cottolengo va bene in apparenza, e non in sostanza.
Dunque vi è doppiezza in codeste povere straccione?
Attendo, e la benedico nel Signore e nella Santa Madonna.
Dev.mo servitore
Sac. Orione d. D. P.
¨