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+ Anime e Anime !
Tortona, il 23 Marzo 1926
Buona figliola di Dio,
La grazia e la pace di Nostro Signore siano sempre con noi!
Rispondo brevemente perché sto sul partire.
I/ Capisco anch’io che avete molto lavoro, e, mentre cerco ajutarvi con l’orazione,
non essendomi, al presente, possibile fare di più e mandare altro personale, -
benedico Iddio del lavoro che vi dà a bene dei nostri cari poveri,
e Lo prego di confortarvi tutte di una specialissima benedizione.
Appena mi sarà possibile vi darò anche ajuto di personale. Coraggio!
Voi altre, del resto, abbiate fede, ché il Signore verrà.
Quanto al dire che siete stanche pel grande lavoro, vedete (se vi è possibile)
di non dirlo più perché la parola stanco (per lavoro) nel vocabolario dei santi non c’è.
E poi confortiamoci, ché presto presto si va in paradiso,
e là potremo ristorare un po’ le povere nostre ossa. E Deo gratias!
II/ Ha fatto bene a rimandare quella figliola che impediva
alla comunità di potersi sistemare.
III/ Quanto ai deficienti, pel momento, non ne accetti altri.
Quell’uomo che vi è addetto confortatelo più che v’è possibile;
egli fin qui ha bene meritato del Cottolengo, ed io vorrei baciare la terra dove mette i piedi.
Non avrei creduto che potesse fare tanto, e ne sono edificato assai. Dio lo ricompensi!
Vogliamo passargli il vitto che si passa ai sacerdoti perché,
per quanto io ho veduto, egli fa grande fatica e sacrificio più di me.
IV/ Egli mi scrisse jeri una lettera che le invio qui acclusa,
perché si veda fin dove si può provvedere a togliere gli inconvenienti che fa rilevare.
È una lettera di persona savia e di buon cuore.
V/ Quanto a fare dei cambiamenti di suore con la casa di Marassi,
affinché possa agire con cognizione di causa è necessario che io venga,
prima di far cambiamenti, per non fare storpiamenti.
VI/ Avevo promesso di venire a Genova posdomani;
infatti oggi dovevo essere a Venezia,
e domani sera sarei ripartito per trovarmi il mattino del 25 marzo a Genova.
Invece jeri sera non potei partire perché mi giunse l’uditore della Nunziatura del Venezuela
Mg.r Silvani Maurilio, sbarcato jeri, proveniente fin dal Venezuela;
e oggi sono chiamato d’urgenza a Roma, dove ho due sacerdoti gravissimi
(tra cui don Ferretti) - e l’altro pare caso disperato (don Pelizza).
Dunque diciamo insieme: Deo gratias! Deo gratias!
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VII/ Voglia dire a codeste buone figliole, (venute dal Benedetto XV femminile),
che, dovunque mi troverò in Roma a dire la S. Messa il 25 marzo,
le offrirò alla Madonna SS.; parlo di quelle che mostrano buono spirito
di essere davvero le figlie della Madonna.
E le benedico in modo particolare in Gesù Cristo.
VIII/ Ella poi vada avanti con la umiltà e la carità.
IX/ Noi siamo un nulla e peggio di nulla, - siamo poveri peccatori e servi inutili;
gettiamoci tutti nel Signore, e il Signore faccia di noi quel che vuole.
X/ E poi carità! carità! Carità! Charitas Christi urget nos!
La Carità (cioè l’amore di Dio) ci incalza!
Amiamo Gesù, e ameremo bene anche i poverelli di Gesù.
Lei deve avere cuore e modi non da superiora né da direttrice, ma carità di madre,
sia verso le suore, che verso i poveri. Noi vediamo nei poveri le membra di Gesù Cristo,
e in essi amiamo il nostro Dio. Nulla vogliamo amare se non in Dio e per Dio.
XI/ E poi vogliamo stare allegri in Domino.
Ella faccia quello che può, e poi allegra in Domino.
Verranno tante tante tante suore
che San Girolamo non potrebbe contenerne neanche una decima parte.
Avete capito, che abbondanza? Dove le metteremo? Su, buone figliole di Dio,
cominciate a pensare dove potremo mettere tutte quelle centinaja di vostre consorelle.
Così avrete qualche cosa da pensare e da fare, e non starete disoccupate.
Oh la Divina Provvidenza! Avremo più missionarie della carità
che non tutti gli erbaggi che vanno dalla vostra Casa fino al mare.
Abbiate fede, e state di buon umore in Domino.
E compatitevi molto e ajutatevi, e camminate avanti in umiltà e carità e allegria.
Vi benedico tutte in N. Signore Gesù Cristo e nella Madonna SS.
Sac. Orione d. D. P.
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