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[grafia di altri]


          Tortona, 18 Gennaio 1917


 Eccellenza Rev.ma


 Vostra Eccellenza ha sentito prima e poi il don Albino,

al quale io stesso dissi di venire da lei, prima ancora di sapere che già vi era stato.

 Ho ricevuto due lettere da don Cribellati, che le rimetto,

e metto la cosa nelle mani di Vostra Eccellenza. Siamo davanti ad un fatto

che mi pare molto grave. Non conosco la persona che va ordendo di queste trame,

e in modo così losco e fangoso, e non so se sia la stessa di cui qualche anno fa

già dovetti occuparmi dopo aver sentito don Dondero e alcuni altri.

Non so se Vostra Eccellenza ricorderà ancora la cosa: si trattava di un vice - parroco

dal quale erano andati a confessarsi i convittori, e che, mentre uscivano da confessarsi,

andavano a vicenda raccontandosi ciò che era loro capitato in confessionale.

Allora io mandai il direttore del Convitto a denunciare il fatto a Vostra Eccellenza.

 La stessa persona pare che a qualche nostro chierico e giovinetto,

altra volta abbia fatto discorsi, non contro la moralità,

ma non edificanti per un buon sacerdote - Qualcuno di quelli cui parlò è al fronte;

ma occorrendo, potrà testimoniare anche di là.

 Ma, a parte il passato, quest’ultimo fatto intendo denunciare a Vostra Eccellenza,

perché e di gravità eccezionale.

 Conosco bene il don Cribellati, che educai da ragazzo:

non ci fu mai nulla sul suo conto, e non ho mai dubitato di lui, neanche un momento.

Quando venne qui don Albino, gli ho parlato assai chiaro:

gli ho detto che desiderava che egli, nel quale si era venuto formando

quello stato d’animo esaltato, andasse fino in fondo alla cosa,

e avrebbe visto che tutto era un’infamia.

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 Gli ho detto che prendesse pure quale via credesse: o di Ventimiglia o di Roma,

o qualsiasi altra. Ora egli è a Verezzo ma per dovere di coscienza e tutela del buon nome,

mi pare che la cosa non debba finire così. E la metto nelle mani di Vostra Eccellenza.

 Io al don Cribellati mi astenni dallo scriverne, perché speravo che don Albino,

come avvenne, avrebbe direttamente riconosciuto l’abisso in cui era co precipitato.

Ma l’altro?

 Perdoni Vostra Eccellenza Rev.ma la presente,

la quale non ha per fine di colpire nessuno, eccettoché l’infamia,

e di salvaguardare il buon nome di chi reputo innocente.

 Le bacio con profonda e filiale venerazione il sacro anello, e la prego di benedirmi.

 Di Vostra Eccellenza rev.ma dev.mo in G. C. e Maria S.S.


         Sac. Orione  Div. Provvidenza.

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