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[Minuta]


          Roma, il 19 ottobre 1914

 Carissimo don De Paoli,


 Ricevo in questo momento una la lettera di don Dondero con annesso

una contabilità: te la mando di cui ne mando ti mando copia, e ti prego di dirmi che cosa

intende di dire è successo per scrivermi così e che cosa intende di fare, poiché non ci

capisco più niente, e, per grazia di Dio, sento di averlo trattato con vera carità di padre.

Quello che doveva In verità io non so più temo che egli sia esaurito pel troppo lavoro:

dimmi dunque come stanno le cose.

 Ti mando anche il copia del conto, del quale pure poco capisco perché tu mi spieghi

la situazione, anche in moneta italiana perché ci capisco poco anche pel dolore

che sento provo in questo momento.

Egli e te A quest’ora avrete ricevuta un’altra mia lettera, una a Dondero e una a te,

che vi ho scritto distintamente da Roma con con immaginette del S Padre.

A don Dondero scrivo a parte; però tu fagli vedere questa mia perché non gli ho mai

nascosto nulla, e il demonio non voglio che lo tenti a sospettare e gli ho sempre scritto

tutto chiaramente, come ho creduto mio dovere di padre fare di dover fare nel Signore.

 Povero mio Dondero! Digli an pure che io ho sempre pregato per lui, ma che

pregherò di più in questi momenti, e che io lo porto e lo porterò nel cuore ovunque

egli vada, come una madre può porta nel cuore il suo figliuolo e ancora più!

 E tu non ti perdere d’animo; ma pensa che queste prove Dio le manda o le permette,

quando vuole tenerci umili e farci capire che egli è che fa tutto e che senza di lui faremo

nulla di bene. Però, dopo la tribolazione, il Signore vuole consolare quelli che si umiliano

e pregano e confidano in lui.

 Tu mettiti nelle mani della Madonna SS., e rispondimi subito per mia norma.

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[esiste altra minuta non digitata]