V029T031 V029P063
[Minuta]
Roma, il 19 ottobre 1914
Carissimo don De Paoli,
Ricevo
in questo momento una
la lettera di don Dondero con annesso
una
contabilità: te la mando di cui ne
mando ti mando copia, e ti prego di dirmi che cosa
intende
di dire è successo per scrivermi così e che cosa
intende di fare, poiché non ci
capisco più niente, e, per grazia di Dio, sento di averlo trattato con vera carità di padre.
Quello
che doveva In verità io non
so più temo che egli sia esaurito pel
troppo lavoro:
dimmi dunque come stanno le cose.
Ti
mando anche il copia
del conto, del quale pure poco capisco
perché tu mi spieghi
la
situazione, anche in moneta italiana
perché ci capisco poco anche pel dolore
che
sento provo in questo
momento.
Egli
e te A quest’ora avrete ricevuta un’altra mia
lettera, una a Dondero e una a te,
che
vi ho scritto distintamente
da Roma con con
immaginette del S Padre.
A don Dondero scrivo a parte; però tu fagli vedere questa mia perché non gli ho mai
nascosto
nulla, e il demonio non voglio che lo
tenti a sospettare e gli ho sempre scritto
tutto
chiaramente, come ho creduto mio dovere
di padre fare di dover
fare nel Signore.
Povero
mio Dondero! Digli an
pure che io ho sempre pregato per lui, ma che
pregherò di più in questi momenti, e che io lo porto e lo porterò nel cuore ovunque
egli
vada, come una madre può
porta nel cuore il suo figliuolo e
ancora più!
E tu non ti perdere d’animo; ma pensa che queste prove Dio le manda o le permette,
quando vuole tenerci umili e farci capire che egli è che fa tutto e che senza di lui faremo
nulla di bene. Però, dopo la tribolazione, il Signore vuole consolare quelli che si umiliano
e pregano e confidano in lui.
Tu mettiti nelle mani della Madonna SS., e rispondimi subito per mia norma.
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[esiste altra minuta non digitata]