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 +       Instaurare omnia in Christo !


G. P. A. M.!       Roma, il 1 marzo 1916


 Carissimo don De Paoli,

 Vengo a conoscere che tu sei ritornato ad Asylo Patrocinio, e quindi ti scrivo costà.

 Ho ricevuto la tua lettera e le lettere di Carlo e del fratello di don Dondero.

Ho scritto subito, il I gennaio a don Dondero che venisse in Europa, e lasciasse te al suo

posto, gli ho scritto due lettere alla distanza di otto giorni, dicendogli di sbarcare

a Bordeaux sull’Atlantico e non entrare nel Mediterraneo per sfuggire ogni pericolo

della guerra di mare.

 Poi ho scritto una raccomandata a te dicendoti di assumere il suo posto e di non fare

novità a Mar de Hespanha durante la sua assenza.

 Ora egli mi scrive quando tu eri già partito da Mar de Hespanha, lagnandosi di te e

dei due suoi fratelli, e dandomi la notizia che Carlo a giorni se ne ritornava da suo fratello.

Nella sua lettera don Dondero non accenna di aver ricevute le mie lettere, e può darsi che

benché scrivesse alla fine di gennaio, non le avesse ricevute.

Comunque, ho taciuto per un anno e ora è mio dovere parlare chiaro.

 Io non ho mai approvato che egli ti abbia mandato via da Mar de Hespanha, dopo che

sempre mi scriveva che aveva bisogno di personale. Questo fu fatto tutto a mia insaputa

e in opposizione alla mia volontà. È bene che tu sappia come la penso, chiaramente.

 Io per non urtare coll’Arcivescovo ho taciuto, ma non ho mai scritto una parola di

approvazione di questo fatto a don Dondero, e per un anno non ho scritto a lui come a te,

per non creare pettegolezzi, e nella speranza che almeno col nuovo anno tu restassi con lui.

 Ora io non voglio creare impicci all’Arcivescovo, ma tu che sei sul posto mi devi

consigliare come si può fare. Io sono pronto a scrivere all’Arcivescovo che vedendo che le

case di Mar de Hespanha non vanno secondo i miei desiderî poiché quel buon sacerdote di

don Dondero, ha tante buone qualità, ma non ha quella di edificare e di unificare in Gesù

Cristo i suoi confratelli, nomino te Superiore pel Brasile dei figli della Divina Provvidenza.

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 Tu non badare perché si tratta di te, - qui si tratta del bene di tutto l’Istituto

al Brasile. Vuol dire che don Dondero verrà qui, poiché l’esperienza fatta mi ha dimostrato

alla evidenza che egli farà bene ma in sottordine, e non quale Superiore.

 Io intendo di trattare don Dondero con infinita carità di padre; ma dacché le cose

vedo che non vanno, e che è in continuo urto con questo e con quello, deve comprendere

bene la necessità in cui sono messo di agire diversamente.

 Che se tu credi che don Dondero si debba lasciare a Mar de Hespanha, - io desidero

saperlo chiaro nel Signore. Ma allora desidero che tu trovi modo e maniera per aprire una

casa nostra altrove dove tu possa raccogliere attorno a te; i nostri confratelli che furono

stancati da don Dondero, e ai quali penso con immensa pena. Scrivimi Prega e scrivimi.

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