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 +        Anime ! Anime !

         Bs. Aires, 4 nov.bre 1936

         Calle Carlos Pellegrini, 1441


 Caro don De Paoli,


 La grazia del Signore e la sua pace siano sempre con noi!

 Ho avuto la tua del 23 ottobre e la lettera di don Cricenti, tanto penosa pel mio

cuore, che ne sono stato male più giorni, dirò che mi ha fatto male tanta sua falsità

e impudenza, anche nella forma.

 Egli scrive che quando, pochi mesi fa, chiese di venire in America, ci venne usando

un inganno coi Superiori. Egli, infatti, anche allora a me scriveva una buona lettera,

dichiarandomi che veniva per far maggior bene e con sinceri propositi di buon religioso,

etc. Ora, invece, dichiara che è venuto con un suo piano ben premeditato, per poter meglio

trovarsi un Vescovo che lo riceva, e una via più facile ad abbandonare la vocazione e la

vita religiosa. E poi esce in espressioni di offese ricevute da confratelli in espressioni

che non devo lasciar passare senza obbligarlo a determinare ciò che vagamente dice.

Dopo che, per sua stessa confessione, dice di aver usato tanta doppiezza per farsi pagare

il viaggio e venire in America, allo scopo di rendersi libero dalla Congregazione, che tutto

ha fatto per lui, - tutto fa dubitare che il risentimento che egli dimostra, i così detti torti che

dice d’aver ricevuto, non siano che un’altra sua falsità indegna, una calunnia volgarissima,

un pretesto suo per velare, agli occhi di chi non sa, la sua diserzione, già combinata e tutta

calcolata fin dall’Italia, come egli stesso mi ha scritto ora. Nei passati giorni ho pregato in

modo particolare per codesto disgraziato figliuolo, ed ho pianto per la sua anima.

 E continuerò a pregare.

 Però sento che sono in dovere di richiedergli, - dopo codesto modo suo di diportarsi e

di scrivere, - che determini i torti che avrebbe ricevuto, le offese fattegli:

dica quando, da chi e dove per iscritto e ben chiaro.

 Lasci da parte la fantasia, che giustamente fu detta da un francese la pazza di casa: si metta davanti a Dio e alla coscienza e, con serenità di spirito, senza perdersi in espressioni

vaghe, che nulla provano, determini le offese, le ingiurie, i fatti e le azioni ingiuste

che avrebbe ricevuto: esponga pure tutto, ma con imparzialità, con serena obiettività.

 Intendo che si faccia una inchiesta a fondo - per la verità e giustizia, sia pure con il

più grande spirito di carità, sia verso di lui che verso gli altri, - cioè verso i supposti suoi offensori, che lo invito a nominare. E dico supposti, perché ora, prima di crederlo, si

esigono prove, e non chiacchiere: dopo la sua falsità, sia pure con mio profondo dispiacere,

non gli potrò più credere, se non porta fatti che saranno controllati, molto serenamente.

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 Non posso, in coscienza, - allo stato attuale delle cose, - permettere che tu lo appoggi

a qualche Vescovo; - e deve sapere che, pur con mio profondo dispiacere, qualora venissi

interrogato da qualche Vescovo, io informerò secondo coscienza e verità.

 Se sono stato ingannato io, non devo ingannare; se io ho pianto, non devo far

piangere nessun Vescovo. Ho motivo per credere che egli non è venuto in America

per le anime.

 Leggerai la presente a don Cricenti, dal quale aspetto, quanto prima, che determini

per iscritto le accuse che lancia. Questa mia lettera va conservata, e me ne mandi copia

esatta. Di questa lettera ti autorizzo a servirtene, per quanto con prudenza e carità.

 Se il don Cricenti lasciasse la casa, come voleva fare, o non si diportasse bene, me

ne avverti anche telegraficamente, perché si possano prendere le disposizioni occorrenti.

Ciò detto, aggiungo: dirai a don Cricenti che non lascio di sentirmi e di essergli padre

in Cristo.

 Ti conforto e benedico.


            Don Orione

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