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+ Anime! Anime !
Tortona, 20 dic.bre 1937
Caro don De Paoli, e cari miei sacerdoti che siete in Brasile,
La grazia del Signore e la sua pace siano sempre con te e con tutti i nostri che sono
in Brasile. La benedizione natalizia la invoco da Gesù amplissima su di tutti e su
ciascuno di voi, e sui giovanetti nostri alunni, sui chierici e probandi, e su le opere
del vostro ministero e zelo sacerdotale.
Questo, che scrivo a te don De Paoli, lo scrivo pure per i cari nostri di Niterói e di
S. Paolo: - siate tutti e siate sempre benedetti!. Mando ogni fervido e santo augurio di
buone feste natalizie, di buona fine e buon capo d’anno anche ai nostri buoni amici e
benefattori, come pure alle distinte benefattrici, - alle quali e ai quali sono molto grato
per le feste che ti preparano pel XXV di sacerdozio: Dio li benedica tutti e li ricompensi
largamente in terra e poi in Cielo.
Saluto particolarmente e mando ogni augurio e benedizione ad Eduino
e a sua moglie. Ed ora passo a rispondere alle tue lettere sempre gradite, -
e anche a quelle di don Arlotti.
Mettiamo, dunque, o miei cari, le cose ben in chiaro. Prima di partire ho dato delle
disposizioni, non è vero? Ho mandato don Pietro a Niterói ed ho detto che, partito
don Cricenti, anche il ch co Laganà fosse tolto da Niterói, - e venisse presso di te a Rio.
Io, invece, so che il Laganà non fu tolto affatto da Niterói, - e lui - vedendo che non era
chiamato
in Italia, ora mi ha scritto che esce dalla Congregazione, perché
vede ha visto che
costì i Superiori non ubbidiscono a Don Orione, ma lo lasciano a Niterói.
È, evidentemente, una scusa per andarsene, e per quanto mi addolori che se ne vada, dopo
quello che egli ha scritto a suo zio per farsi chiamare in Italia - di sotterfugio (lettera che
voi altri sacerdoti conoscete, perché me ne avete mandata qui copia) = lasciate pure che
vada dove vuole. Non vi prestate a pagargli il viaggio di ritorno, dopo tre domande
che egli fece qui a don Sterpi per venire in Brasile o in Argentina.
Se vuol tornare, gli paghi il viaggio suo zio: noi non abbiamo danaro da buttar via
per suoi capricci: don Sterpi gli ha scritto come poteva e doveva fare
per tentare di riscuotere
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la pensione dal fratello morto, egli è religioso, doveva ubbidire, non fare altro.
Però quando voi altri avete scoperto quella lettera, perché gli avete fatto rinnovare i
voti? Allora non li aveva ancora rinnovati; vi avrei telegrafato di impedirgli il rinnovo dei
voti, ma quando io ricevetti copia di quella lettera, inviatami da P. Pietro, i voti egli li
aveva già rinnovati, perché già era passato il giorno del rinnovo. Se eravate in dubbio,
potevate farli rinnovare per un mese intanto che si dava tempo a darvi disposizioni.
Ora mi farete sapere se è andato a Victoria o dove e se gli avete fatto attestato di
buona condotta. Certo che con lui non si aveva a un assistente per probandi, e
meno che meno per novizi; ma io avevo dato ordine che fosse tolto, e non lo avete fatto.
Passiamo a don Pietro. Per agevolarti ho detto che don Pietro, per quanto possibile,
venisse provvisoriamente a Rio. Ma se don Arlotti non ne può fare a meno, dispongo che
se ne stia a Niterói. Tu mi dirai: e alla Cappellania chi va? Nessuno: si lascî: questa è la
disposizione che dò nel Signore. Rincresce anche a me, e tanto, - ma quando io non posso
ancora mandarvi sacerdoti, è inutile pensare di poter continuare a tenerla.
E se i probandi e novizî non si potessero tenere per qualche anno ancora, in Brasile,
autorizzo a mandarli in Argentina, dove saranno ajutati bene spiritualmente e tenuti bene.
E questo potete farlo anche subito, pur di non perdere qualche vocazione.
Io non dubito, cari miei, del vostro affetto a me e alla Congregazione, mai,
mai ne ho dubitato: dubito e molto che vi diate conto esatto della mia situazione.
C’è il Camillo Colli molto grave e andrò stanotte a vederlo a Scaldasole,
dove lo hanno ritornato dall’ospedale di Pavia.
Pregate. Benedico ancora te e tutti in G. C, e Maria SS.
Don Orione
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