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 +       Anime e Anime !

        Iglesia de Victoria F. C. C. A

        (prov. Buenos Aires)

        XIV marzo 1922


 Caro don Casa,


 Dopo la mia ultima in cui ti parlavo di prepararti per l’America del nord, ho ricevuto

da te due altre lettere. Una di esse deve essere stata scritta prima, ma siccome hai messo

l’indirizzo incompleto, cioè hai omesso F. C. C. A. così andò a fare un gran giro, e fu un

amico che casualmente la ebbe tra le mani e completò l’indirizzo.

Bisognerà che stia un po’ più attento.

 La lettera, ultima ricevuta, ma evidentemente scritta prima è quella dove mi parli del

pensiero o ispirazione che ti sarebbe venuto di renderti religioso, se ho ben capito,

di S. Alfonso. Siccome io ti avevo scritto di disporti per il Nord-America, non vorrei che tu

avessi pensato che ciò io abbia fatto per distoglierti da quel pensiero, poiché,

come ti ho detto, non avevo peranco ricevuta quella tua lettera.

Io Non ti dirò ciò che penso al riguardo, perché non vorrei, anche lontanamente,

influire in un senso più che nell’altro, - quello che io ben di cuore farò è di pregare per te,

che Iddio ti illumini, ti assista e ti conduca con la sua grazia, onde non abbia a sbagliare,

né a trovarti pentito più tardi.

 Lo spirito di carità del nostro povero Istituto molto ha tratto da quella grande miniera

che fu S. Vincenzo De Paoli, e già alcuni nostri alunni sono Padri di S. Vincenzo,

sono gesuiti, domenicani, serviti, francescani, agostiniani, salesiani.

 Non lascerò di dirti ciò che ne penso, quando tu me lo chiederai, ma, per ora, mi pare

che si debba pregare, e non lasciare d’invocare la SS. Vergine, Mater Boni Consilî,

e andare con umile prudenza.

 II/ Non vorrei che per questo tu lasciassi dal darti allo studio dell’inglese,

e anzi ti ripeto di intensificare questo impegno, e di attendere con carità grande e con zelo

ad ogni altro tuo dovere costì, e di curare molto in te lo spirito di pietà, onde il tuo cuore

sia sempre caldo di Dio.

 III/ Quanto al don Gabriele francamente non so quali condizioni migliori io potessi

o potrò in avvenire offrirgli, più di quelle che avevo fatto proporre da don De Paoli:

mantenerlo bene (come piace a lui), e come era mantenuto alla Casa de Preservacão dove

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tu stesso hai visto l’alimentazione più che sufficiente che c’è: lasciargli tutte le Messe a 10

mil reis al giorno, più lo stipendio intero di 200 mil reis al mese. Egli veniva in piedi di

L. 1.500 mensili e in 3 mesi o 4 mesi aveva quanto gli faceva bisogno per tornarsene in

Italia. Dove avrebbe trovato o dove troverà in America o in Italia più di 1.500 lire al mese?

In Italia non se le avanzano, così nette, neanche i primi parroci delle parrocchie più

importanti, e sono rari quei Vescovi che hanno dal governo 18 mila lire all’anno, nette,

come sarebbe venuto a percepire il don Gabriele, se si fosse fermato un anno solo alla

Casa del Preservacão. Ma si trattava di fare un po’ di lavoro, lavoro che era poi anche un

dovere di carità verso quei poveri ragazzi i quali, e tu l’hai visto, non hanno altri che Dio e

la nostra carità: si sarebbe fatto dei meriti presso Iddio, e avrebbe vissuto da buon

sacerdote, dando l’esempio del lavoro, come vuole il Signore. Ma no! Bisogna continuare

a fare «il frate mosca» come già diceva quell’anima serafica di S. Francesco d’Assisi e

continuare in una vita che non è affatto sacerdotale né cristiana, per quanto riguarda lo

spirito di zelo e di operosità per le anime, e dare ragione ai nemici del clero che ci

chiamano fannulloni, speculatori, sfruttatori della fede del popolo e vagabondi e altro.

 Niente, caro don Casa: pregherò per don Gabriele, lo inviterò sempre a vivere di

pietà e di lavoro e lo supplicherò, ma non posso approvare questa sua vita senza anima,

senza sacrificio, leggera, e solo propria di quei preti scagnozzi che ritengono d’aver fatto

tutto quando hanno detta la Messa e l’ufficio, e poi amano di passare la vita bighellonando

e facendo i giullari e i ridicoli nelle allegre compagnie degli uomini, facendoci perdere il

credito. Questi non sono gli uomini di Dio, né si devono proteggere né raccomandare.

 Preghiamo per lui, non ci resta altro a fare per ora.

 IV/ Vedi tu, caro mio figliuolo, di coltivare in te e di stimolarti davanti a questi

deleterî esempî di vana vita, di vacua vita sacerdotale, - di coltivare e di stimolare in te lo

spirito di pietà, colle opere prima che colle parole. A parole anche don Gabriele ama la

pietà, ma poi ritiene di potersi salvare e d’essere buon sacerdote, ma senza sgobbare, senza

sacrificio, senza quelle opere che richiedono rinnegazione di noi e vera pietà interiore e

vero sacrificio e vero lavoro.

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 Il vero sacerdote, sia o non sia religioso, studia ogni giorno sempre un poco, e arde

di carità per le anime e tutti infiamma col fuoco dell’amore di Dio; il vero sacerdote non

può non amare i fanciulli che erano sono le delizie di Gesù Cristo, e non dice: «con i

ragazzi non ci ho gusto di stare!» il nostro gusto deve essere il gusto di Gesù Cristo, del

resto cessiamo di fatto di essere i sacerdoti di Cristo.

 Ti raccomando il lavoro, caro don Casa, ti raccomando la preghiera e il lavoro.

Che il demonio non ci trovi mai oziosi! Oh quanto ci ho sofferto a Mar de Hespanha d al

vedere l’ozio le ore e le giornate intere di alcuno, piene di ozio di alcuni: in verità confesso

che, se quella casa fosse stata nostra, io più di una volta fui tentato di darle il fuoco, e credi pure che lo avrei fatto, se fosse stata di nostra proprietà.

 E sarebbe stato un bell’esempio, bruciare io, con queste mani sacerdotali, la prima

Casa! Ma meglio così, che l’ozio e la discordia! Oh come si sta bene qui, dove si lavora e

si prega, e si è tutti un cuor solo, da buoni fratelli!

 Il nostro programma, per fare veramente del bene, è il motto di S. Benedetto: laus et

labor: preghiera e lavoro. E ciascuno di noi deve essere apostolo di carità nella carità e

nel lavoro!

 Mi dà molta soddisfazione sentire che lavori, che lavori a fare del bene: fa del bene a

tutti, fa del bene sempre! Che tutti abbiano da piangere quando tu partirai.

 Alle suore che ti scrivono sub secreto, non credere, - e sta strettamente a quanto ti ho

raccomandato, anche venisse dal Cielo un Angelo a dirti diversamente.

 Ti ringrazio dell’ajuto che hai mandato a don Sterpi e ti prego in visceribus Christi

di continuare ad ajutarlo: egli si è disfatto quest’anno di personale e in viaggi. Noi di qui

non possiamo ajutarlo perché non abbiamo neanche elemosine di Messe sufficienti per

vivere noi, per ora. Ma confidiamo nel Signore. Le difficoltà che s’incontrano in tutti i

principii delle buone opere sono utili e necessarie nell’ordine della Provvidenza

del Signore.

 Quanto all’andare tu a stare con quel vecchio Signore, non saprei che dirti:

consigliati col Superiore stesso dei PP. vincenzini, e sta al suo parere.

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Vedi bene prima chi ci sta in casa o vicino, che non vi siano donne inferiori ai 50 anni; e

che casa è: da non dover poi venir via, - e sempre ti direi di parlarne prima sia al Vic.

gen.le e sentire bene anche da lui il suo consiglio e il parere di Padre Faustino.

 Tant’è, sapendoti in una casa Religiosa, dove puoi fare le tue pratiche di pietà bene,

provo pena e un grande timore a dirti di toglierti, e amerei sempre di più che tu potessi

convivere dove ti ho messo. Quindi il mio pensiero è che, se appena t’è possibile, non

ti muova di dove sei. Scrivimi sempre qui. -

 Da Mar de Hespanha, manco da più che due mesi, e non si sono hanno ancora

degnati avuto tempo di scrivermi una parola! Avranno molto lavoro, ma ne ho anch’io,

eppure ho scritto loro più volte e lettere fin di 60 pagine.

 Coraggio, caro don Casa, lavora per il Signore, e fa che i tuoi giorni siano tutti dies

pleni come quelli dei Santi e di cui parla la Scrittura.

 Beati quelli che hanno la grazia di essere vittime della carità!

Noi dobbiamo essere i facchini della carità. Se si può ancora fare del bene ai nostri tempi,

si può colla carità colla cristiana apostolica operosità.

 Tanti rispetti e ossequî al Padre Superiore e a tutti gli altri Padri, a P. Faustino,

a P. Marco e a tutti in Domino.

 Preghiera e lavoro! E poi avanti! Confidenza in Dio e nella Madonna.

 Ti benedico e ti saluto a nome di tutti.

 Tuo aff.mo in G. Cr.


          Sac. Orione  d. D. Provv.

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